Premierato: “molti i vizi di incostituzionalità”

17 maggio 2024 | 11:15
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Premierato: “molti i vizi di incostituzionalità”

Dalle liste bloccate al premio di maggioranza

Di seguito la riflessione di Francesco Castelgrande sul premierato.

“Gli ultimi eventi riguardo al ddl Casellati sul Premierato devono far riflettere seriamente tutta la Politica riguardo ai passi fatti fino ad oggi da tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi 25 anni. Molte sono le contestazioni e le critiche ma poche sono la proposte e gli atti che si vogliono mettere in atto. In particolare mi voglio riferire alla Legge Elettorale che è stata definita che il suo stesso promotore l’allora Ministro per le riforme Roberto Calderoli, non esitò a definirla una “porcata” quel pasticcio normativo. Il caso strano è che si è intervenuti più volte a riformare la Legge Elettorale pensando sempre a risolvere i problemi in casa propria e per impedire la rappresentanza degli elettori. Ha ragione Liliana Segre quando afferma che “l’inedito inserimento in Costituzione della prescrizione di una legge elettorale che deve tassativamente garantire, sempre, mediante un premio, una maggioranza dei seggi a sostegno del capo del governo, fa si che nessuna legge ordinaria potrà mai prevedere una soglia minima al di sotto della quale il premio non venga assegnato”. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità dell’attuale legge elettorale la numero 270 del 21 dicembre 2005. Lo stesso Alfiero Grandi ha parlato di Legge Elettorale incostituzionale. Ma come mai non si modifica la “porcata” e nessuno muove un dito in tal senso?
I vizi di incostituzionalità: liste bloccate nelle quali l’ordine dei candidati “viene deciso dai partiti”. Vi sono poi la candidature multiple (ci si può candidare in più collegi e di optare per altre circoscrizioni sulla base delle indicazioni del partito), e pertanto anche l’aspettativa dell’elettore può essere delusa. Ergo l’elettore è fatto fuori dalla scelta che è “totalmente rimessa ai partiti”. Secondo la Corte questo sistema “ferisce la logica delle rappresentanze”. In questo modo si viola l’art. 48 della Costituzione che recita: “ sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Inoltre l’art. 56 della Costituzione, dispone: “ la Camera dei Deputati è eletta a suffragio universale e diretto, in ragione di un deputato per ottantamila abitanti o per frazione superiore a quarantamila”.
Assegnazione del premio di maggioranza: non necessita di un numero minimo di voti. Manca l’indicazione di una soglia oltre la quale scatta il premio di maggioranza. La Legge infatti assegna il premio alla coalizione o al partito con più voti, con l’unico risultato di trasformare una maggioranza relativa di voti, anche esigua, in una maggioranza assoluta di seggi. E questo comporta che a governare sono le minoranze. Un esempio eclatante lo si verifica nei Comuni. Si compromette la compatibilità con il principio dell’uguaglianza del voto.

Senato: l’attribuzione del premio di maggioranza è irragionevole per mancanza di un soglia minima di voti per conquistarlo “incidendo anche sull’ eguaglianza del voto, in violazione degli articoli 1, secondo comma, 3, 48, secondo comma e 67 della Costituzione. L’art. 67 della Costituzione recita: “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”. Alcuni Parlamentari cambiano anche più volte partito nel corso della Legislatura. Come dice Gherardo Colombo “ si potrebbe ironizzare: lo hanno fatto per riuscire a rappresentare meglio la Nazione. Non escludo che in qualche caso sia vero, ma il più delle volte succede perché gli interessi personali sono entrati in conflitto con quelli del gruppo di appartenenza”. Inoltre l’attribuzione su base regionale realizza “l’effetto che la maggioranza in seno all’assemblea del Senato sia il risultato casuale di una somma di premi regionali, che può finire per rovesciare il risultato ottenuto dalle liste o coalizioni di liste su base nazionale, favorendo la formazione di maggioranze parlamentari non coincidenti nei due rami del Parlamento, pur in presenza di una distribuzione del voto nell’insieme sostanzialmente omogenea”.

Dalla politica solo grandi proclami: “riformeremo la legge elettorale” ma sono ormai tanti anni che ascoltiamo i proclami e ci è voluta la magistratura.
A mio modesto parere come cittadini dobbiamo riprendere la battaglia e la via legale per far riconfermare alla Corte Costituzionale quanto stabilito nella sentenza del 2014. Francesco Castelgrande