Operaia Stellantis: “Su di noi una cappa di silenzio e paura”
La lavoratrice di Melfi denuncia “assenteismo” di politica e sindacati. “Nessuno ha un’idea del nostro futuro”
“Noto un totale assenteismo, da parte di Stellantis, Governo, Regione e sindacati”. Mentre la situazione all’Indotto di S. Nicola di Melfi appare sempre più incerta con oltre 150 operai (Slg) che a fine anno rimarranno ‘a piedi’, ad alzare la voce, questa volta, è un’operaia Stellantis di Melfi. “Quello che denuncio è che è calata una cappa di silenzio su di noi, sul nostro futuro, sembra che non gliene frega più niente a nessuno”.
In primis parla della situazione relativa agli operai strettamente Stellantis. “Qui dicono che entro 2 anni rimarremo solo in 2mila, eppure non ho visto barricate sindacali, non ho sentito né la Meloni, né il presidente della Regione Bardi prendere una posizione netta, ma solo totale indifferenza: lasciano correre”. Poi lo sguardo della lavoratrice va oltre lo stabilimento e afferma: ” Vediamo cosa sta accadendo all’Indotto, dove è in corso una macelleria sociale, annunci di tagli di cui non si capisce ancora quale sarà l’entità, eppure c’è silenzio, o quasi.”. E poi tocca un altro livello, con le sue parole. “Ci sono alcune ditte esterne, pensiamo anche a quelle del Controllo qualità, che stanno saltando, sostituite da Stellantis senza che se ne sappia nulla”. Tante famiglie della zona che restano “a piedi” da un mese all’altro. “Ma si rende conto, chi comanda e ha potere decisionale, che nella nostra piccola regione non sono solo gli addetti Stellantis, ma tutta una serie di lavoratori e lavoratrici che gravitano attorno, stanno rischiando il posto?”.
E ancora: “Tra un paio di anni rischiamo di trovarci impoveriti sia sul piano economico, sia su quello sociale e demografico”. Chi è giovane, lascia intendere l’operaia, “può fare le valigie e partire altrove, ma chi è più in là con gli anni, e ha un mutuo, una famiglia, e ha preso degli impegni, come farà?”. Ecco, se lo scenario è così delineato, proprio non si spiega come mai ci sia tutto questo silenzio “istituzionale, politico e sindacale” su una vicenda che va degradando senza ritorno.
Ecco, pare sia proprio il punto di non ritorno ad essere stato varcato. Una soglia invisibile che è stata oltrepassata. E così, di conseguenza, anche gli operai appaiono demotivati, storditi, impauriti. “Anche tra noi operai sta lentamente prendendo piede uno strano silenzio. Nessuno si fida più neanche di parlare, di protestare”. Eppure sarebbe proprio questo il momento di alzare la testa, invece…”Invece gli operai non si vedono più. Non c’è partecipazione. Anche quando si fanno degli incontri, nei vari comuni, per affrontare le problematiche, operai non se ne vedono più “.
E’ come se a questo punto ognuno si sia estraniato dal corpo ‘sociale’ a cui dovrebbe appartenere. “Ormai siamo diventati operai a gettone, lavoriamo sempre meno, sempre peggio, eppure nessuno più parla”. E’ una brutta sensazione, quella con cui ci lascia la lavoratrice. “Ho come l’impressione che molti stiano pensando di mollare, di prendere ciò che oggi ci vuole dare l’azienda per andarcene a casa, piuttosto che rischiare di non trovare neanche quelli, tra qualche anno”. Una realtà distopica, il classico brutto sogno emerge dal racconto. E ci auguriamo, ovviamente, che la sua, sia solo una sensazione. E che il futuro seguirà una rotta più generosa e positiva, sia per gli operai che per la Lucania.