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L’emergenza carceri lucane è una questione europea

19 maggio 2024 | 09:52
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L’emergenza carceri lucane è una questione europea

Ado Di Giacomo , sindacato polizia penitenziaria: “Al 30 aprile scorso i detenuti nei tre istituti sono 491 (57 stranieri, 68 con condanne non definitive) per una capienza di 368 persone”

L’emergenza che registrano le carceri in Basilicata per il sovraffollamento di detenuti e le condizioni stressanti di lavoro del personale penitenziario non è questione che riguarda in generale solo tutti gli istituti italiani. Al 30 aprile scorso i detenuti nei tre istituti sono 491 (57 stranieri, 68 con condanne non definitive) per una capienza di 368 persone. La carenza di agenti-assistenti si fa risentire sempre più pesantemente. Purtroppo, né i Parlamenti nazionali, né le organizzazioni intergovernative – Unione europea, Consiglio d’Europa, Onu – sono in grado di affrontare efficacemente il problema.

C’è dunque bisogno che il nuovo Parlamento Europeo e i nuovi organismi dell’Ue se ne occupino con l’attenzione che sinora è mancata. Di questo hanno discusso una delegazione del S.PP. guidata dal segretario generale Ado Di Giacomo e l’europarlamentare Aldo Patriciello (Lega) che si è dimostrato sensibile e disponibile ad affrontare questa emergenza specie a tutela del personale penitenziario. Nell’incontro è stato evidenziato che sono circa 500mila le persone rinchiuse negli istituti penitenziari europei, pari a 108 detenuti ogni 100.000 abitanti, con incremento annuo del 15%. La proporzione più alta tra detenuti e popolazione si ha in Ungheria con 200, Polonia sono 190, in Repubblica cieca e Slovacchia 181. I Paesi dove invece ci sono meno detenuti in base alla popolazione sono Finlandia, Paesi Bassi e Slovenia. In Italia in alcuni istituti il sovraffollamento supera il 130% facendone un “caso europeo”. Inoltre i detenuti italiani all’estero sono più di duemila, la metà dei quali ancora in attesa di condanna.

Le nostre carceri sono indecenti, il numero dei suicidi è altissimo, gli stranieri nelle nostre carceri sono quasi diciottomila (un numero nove volte superiore a quello dei nostri connazionali detenuti all’estero), la Corte Europea di Strasburgo ha più volte condannato l’Italia per le condizioni delle nostre carceri. Sono questi elementi – hanno condiviso Di Giacomo e l’on. Patriciello – a richiedere un’iniziativa forte a livello europeo. Il “caso Salis” è servito a riaccendere i riflettori sulle condizioni dei detenuti in alcuni istituti penitenziari esteri ma – è stato sottolineato – non è risultato sufficiente a  definire l’adozione di una Carta penitenziaria europea che stabilisca parametri comuni sui luoghi di detenzione, sul trattamento penitenziario ed un efficace sistema di controllo e di sanzioni. All’interno di questa Carta – hanno convenuto Di Giacomo e l’on. Patriciello – devono trovare spazio le problematiche del personale penitenziario con tutta la specificità italiana che registra il più alto numero di aggressioni rispetto agli altri Paesi Europei e il più alto livello di sottodimensionamento di organici rispetto alla popolazione carceraria, insieme a regole penitenziarie europee.