Esposito (Cgil Potenza), Rapporto annuale Anac sulla corruzione: “mantenere la guardia alta anche in Basilicata”
“È possibile liberare il paese dal giogo criminale attraverso la mobilitazione democratica a partire dai territori firmando il referendum sul lavoro della Cgil”
“Le mafie sono sempre più forti e attive nell’economia e nella società. Le loro attività criminali, che investono vastissimi settori dell’economia ed intere filiere produttive, colpiscono tutto il paese, da nord a sud. Tuttavia l’ultima relazione dell’Anac mostra ancora una volta come il Mezzogiorno sia a maggior rischio, ponendo la Basilicata al decimo posto per il numero di affidamenti di servizi pubblici locali di rilevanza economica (18, pari al 2,84%). In Basilicata e in Sicilia si registrano inoltre gli importi più alti per la spesa per servizi, sulla base della localizzazione dell’esecuzione dei contratti pubblici (anno 2023). Un dato significativo, se si pensa che i meccanismi di sfruttamento di lavoratrici e lavoratori sono sempre più forti in tutti i settori economici e si annidano principalmente in appalti e subappalti in cui le mafie si insinuano. per questo motivo riteniamo che anche nella nostra regione l’attenzione deve rimanere alta. Soprattutto riteniamo che le istituzioni debbano contrastare in tutti i modi tali meccanismi, assicurando trasparenza e garantendo quel benessere sociale necessario nel contrasto alla criminalità organizzata. Benessere che passa per un lavoro stabile e sicuro e diritti uguali per tutti”. Lo afferma il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito.
“In particolare, il nuovo codice degli appalti pubblici, pur contenendo aspetti positivi – prosegue Esposito – favorendo gli affidamenti diretti e permettendo il subappalto a cascata, facilita l’infiltrazione di soggetti criminali. L’attuale Governo sta colpevolmente indebolendo e in qualche caso eliminando tutti gli strumenti per il contrasto a criminalità, mafie e corruzione. In questo contesto l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e le modifiche a quello del traffico illecito di influenze, le limitazioni alle intercettazioni telefoniche, l’impedimento della pubblicazione degli atti giudiziari che colpisce la libertà di stampa, rappresentano un grave indebolimento delle strumentazioni giuridiche utili a combattere criminalità e corruzione. Inoltre, il taglio delle risorse per il riutilizzo a fini sociali dei beni sequestrati/confiscati rischia di essere un clamoroso regalo ai criminali, e un segnale di disinvestimento rispetto all’importanza di colpire economicamente le mafie, come introdotto fin dal 1982 con la legge Rognoni/La Torre. Questo insieme di provvedimenti, gli attacchi da parte di esponenti del Governo alle istituzioni di garanzia, alla magistratura, alla stampa, i progetti di riforma della giustizia, l’autonomia differenziata, la modifica costituzionale della forma di governo come il premierato, con l’indebolimento del ruolo e delle funzioni del Presidente della Repubblica, rappresentano un rischio per l’assetto democratico e costituzionale.
Per queste ragioni – conclude Esposito – è necessario che le realtà sociali che riconoscono la lotta alle mafie come una priorità, rendano più vigorosa la propria forza e azione, per essere protagoniste di una nuova stagione di mobilitazione, collettiva e di rete. Anche per questi motivi invitiamo tutti e tutte a firmare il referendum sul lavoro della Cgil. Quattro i quesiti referendari: per l’abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento (Jobs Act); l’abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; l’abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine; l’abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortuni sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Le nostre Camere del Lavoro sono aperte in tutto il territorio provinciale per fornire maggiori informazioni e firmare i moduli necessari per richiedere il referendum. Siamo inoltre presenti con i nostri banchetti nei maggiori luoghi di aggregazione dei comuni della provincia, nei quartieri, nelle piazze e nei mercati. È possibile un’Italia senza mafie, è possibile liberare il paese dal giogo criminale attraverso la mobilitazione democratica a partire dai territori”.