Elezioni in Basilicata. Il programma elettorale di Basilicata Casa Comune vende fumo
Di buone intenzioni sono lastricate le vie del sottosviluppo. Alla Basilicata serve un piano shock
Mi chiedevo quale fosse il contributo di idee offerto da Basilicata Casa Comune (BCC) al programma elettorale del centrosinistra, ispirato da Angelo Chiorazzo già fortemente voluto, incomprensibilmente, come candidato presidente della Regione. Poi da questo mondo del laicato cattolico con alle spalle la Chiesa, i vescovi, i banchieri come Maruggi o intellettuali come Lindo Monaco e la vecchia guardia PD, che le cose le conosce, mi aspettavo chissà cosa, e invece…
La realtà lucana
E invece partiamo dalle basi. Una regione che ha 53 abitanti per kmq, con il 40% della popolazione residente in comuni sotto i 2.000 abitanti, che negli ultimi 5 anni ha perso 21.928 abitanti, pari al 3,9% della popolazione e con la maggiore diminuzione nei paesi del P.O. della Val D’Agri, ossia dei paesi interessati dalle estrazioni petrolifere, con ben il 5,5% in meno di abitanti è una regione agonizzante, che sta sparendo. Una situazione di questo tipo non si risolve con i pannicelli caldi e l’aria fritta proposta da BCC e neanche con il buon governo, supposto che le principali forze politiche in gioco siano in grado di esprimerlo.
A una situazione drammatica serve un piano shock
Per cambiare la rotta ci vorrebbe una visione straordinaria e un piano altrettanto straordinario, che venga declinato in obiettivi, con tanto di azioni e risorse e con una strategia di governo della complessità e delle trasformazioni da attuare. Un piano shock accompagnato da una mobilitazione da ‘stati generali’ lucani.
La sanità
E invece BCC parla di ‘Salute’ con un elenco di buone intenzioni ignorando il dato di fatto appena esplicitato e ignorando l’assenza di qualsiasi infrastruttura pubblica di trasporto. Come se la sanità lucana iniziasse all’ingresso delle strutture sanitarie e non nel momento in cui nasce il bisogno. Per esempio un infarto in uno dei tanti paesi dell’Appennino Lucano. A leggere il programma tutto si trasforma in un mondo di frutta candita ma, che sia chiaro a tutti, fino a quando i criteri di attribuzione delle risorse per i LEA saranno ugnali a quelli adottati per Milano o per la Lombardia, in Basilicata, per un semplice principio economico di base, ossia delle economie di scala e di scopo, sarà impossibile migliorare alcunché. Come pure, visti i volumi lucani, non sarà possibile maturare le curve di esperienza necessarie per avere centri specializzati di eccellenza e non sarà neanche possibile avere una sanità privata di supporto, sia perché mancano i volumi, sia perché mancano le grandi centrali di acquisto costituiti dai Fondi di Assistenza privati delle grandi aziende del Nord. Per cui occorre fare piani condivisi con le regioni limitrofe e chiedere più risorse per far fronte alle specificità lucane enunciate per rispettare il diritto alla salute che non può differenziarsi in base alla regione di residenza.
Le infrastrutture
E invece si parla di turismo e agricoltura. Come se il turismo non fosse fatto di accessibilità e come se ad influenzare l’agricoltura non ci fosse la vicinanza di mercati rilevanti dove vendere i prodotti. E come se turismo e agricoltura fossero scollegati dalle infrastrutture, di cui si parla solo per annunciare 100 strade provinciali per 100 comuni demandando il resto allo Stato e all’Europa. Ma queste 100 provinciali non sono una variabile strategica, ma un dovere minimo: quello che negli obblighi del settore pubblico si chiama ‘servizio universale’. Un obbligo che riguarda tutte le reti. E non è affatto vero che la regione non possa non solo chiedere ma avere risorse proprie per lo sviluppo di infrastrutture di qualità a livello regionale. Affermare questo significa essere degli impiegati del catasto e non leader che cambiano le cose.
La regola del compasso
Forse vale la pena di ricordare un tool concettuale come la regola del compasso. In cosa consiste? Se prendessimo un qualsiasi attrattore turistico e tracciassimo un cerchio ideale dove il raggio, al posto della distanza, si misura in tempo di percorrenza, con mezzi pubblici o privati, per raggiungere l’attrattore avremmo una prima valutazione del bacino potenziale di utenza. Questo bacino va pesato con le persone che ci vivono, il loro reddito, il loro stile di vita eccetera per capirne l’effettivo potenziale. Ovviamente più ci sono treni veloci, più ci sono autostrade, più l’attrattore è raggiungibile e più si allarga questo cerchio ideale e, più si allarga, maggiori sono le persone che ci vivono. Occorre poi considerare le alternative, o gli attrattori concorrenti, per stimare i flussi turistici. Più è unico l’attrattore e più lungo il raggio. Città come Aleppo o Matera o Roma, oppure siti come Pompei sono attrattori unici per cui il raggio corrisponde all’intero pianeta. Ci sono poi attrattori potenzialmente unici, come Ercolano, che hanno però la sfortuna di essere vicino a un concorrente come Pompei per cui a Pompei c’è sempre folla a Ercolano mai. Occorre dire, per onestà intellettuale, che il turismo è l’opportunità da sempre meglio gestita dai governi regionali precedenti e che con questo livello di infrastrutture i miglioramenti possono solo essere marginali.
Gli aeroporti
Uno dei mezzi preferiti dai turisti sono i vettori aerei low cost. Ma la stessa regola del compasso si applica agli aeroporti. Il bacino di utenza di un aeroporto è tutto ciò che si trova a un’ora e mezza di distanza. La collocazione degli aeroporti, specialmente al sud, è irrazionale. Questa deriva da una visione millenaria di sviluppo lungo le coste. Ma gli aeroporti lungo le coste hanno un bacino di utenza potenziale che per metà è in mare. Nel fiosso dello Stivale, la Basilicata, non c’è alcun aeroporto. C’è invece il deserto infrastrutturale. L’assenza di un polo logistico nel centro fisico del Mezzogiorno limita di molto le possibilità di sviluppo dell’intero Sud e questi limiti condizionano anche le possibilità di sviluppo dell’agricoltura che per raggiungere i mercati rilevanti deve affrontare tempi e costi significativi.
Lavoro e cultura
I punti del programma BCC che si riferiscono al lavoro e alla cultura si sostanziano nella forestazione, lavoro povero che però dà voti, e 4 milioni alla cultura con uno specifico assessorato. Un poco di fiere letterarie e paesane e un elenco di cose da fare come se i 4 milioni di euro fossero il cappotto di Napoleone indossato da Totò. Nessuna quantificazione per ciascuno dei desiderata!
La governance pubblica
Un altro tema importantissimo è la governance pubblica che è fatta dal sistema politico e dalla pubblica amministrazione. Date le dimensioni regionali la Pubblica Amministrazione Locale è negativamente influenzata dalle diseconomie di scala e di scopo che, come per la sanità, rende impossibile la gestione economica e l’accumulo di curve di esperienza significative. Non sono questioni che si risolvono con un aumento di dipendenti pubblici, altra strizzatina d’occhio all’elettorato come i forestali previsto in programma, o con qualche ora di formazione. Occorre che la funzione pubblica venga riorganizzata dividendola tra la gestione ordinaria e quella straordinaria focalizzata alla realizzazione del piano. I giovani più ambiziosi e fiduciosi nei propri mezzi e nelle proprie capacità difficilmente rimarranno in Basilicata finché rimarrà l’attuale sistema culturale di stampo patriarcale, dove vige in politica la relazione corta e dove in economia domina il modello del familismo amorale. Serve anche un contesto dove siano certi i diritti civili, di accoglienza e di gender. Ossia un contesto di libertà fisica e di pensiero e la visione di una società aperta e moderna. Di là dai programmi il mondo BCC, giusto o sbagliato che sia, non dà alcuna garanzia su questo. È il mondo della conservazione, del moralismo, dell’ossequio e della supponenza. Dei polli che si credono aquile. Poi occorrono centri di innesti temporanei di cultura manageriale che seguano i progetti anche con una task force dedicata e agenzie governative e centri di ricerca per fare da hot spot di cambiamento culturale . Insomma di fronte alla entità della crisi occorre un programma shock, gli stati generali e cambiare tutto.
La cultura di governo
Piccola curiosità: ma quello di BBC è il programma della coalizione o lo hanno anticipato per fare i primi della classe e far vedere quanto sono bravi? Ma se vuoi fare il primo della classe devi esserlo sul serio, e in questo caso sarebbe stato meglio non farlo. In ogni caso anteporre i programmi e le visioni ai nomi significa avere cultura di governo. E questa cultura non c’è in nessuno dei due fronti principali dove i programmi sono stati un optional e ancora mancano i programmi di coalizione.
Energia
Dulcis in fundo la visione della energia che coincide con quella del Governo e di Draghi: il Sud come Hub energetico nazionale. Gli investimenti in energia sono ad alta intensità di capitale e bassa intensità di occupazione. I benefici vanno agli azionisti e allo Stato e non alla Regione e ai suoi abitanti. Cosa diversa se le aziende energetiche fossero pubbliche e finanziassero le infrastrutture e la crescita.
Conclusioni
In sintesi, a mio modo di vedere come dico da 15 anni, non esistono ricette semplici e facili. O si valorizza la posizione geografica della Basilicata che è il fiosso dello Stivale per farlo diventare il polo logistico del Mezzogiorno e della rete portuale o non c’è nulla da fare, non solo per la Regione ma per l’intero Sud. I finanziamenti ci sono convertendo i fondi attuali e con il coinvolgimento dei Fondi di Previdenza e dei FIA, come avviene in Germania per esempio.
Questo solo per dare una piccola scorsa al nulla del programma di BCC: tante buone intenzioni, confuse e contraddittorie, ma di buone intenzioni sono lastricate le vie del sottosviluppo. Quello che serve è di più, molto di più e molto più complesso da realizzare ma fattibile e non da questi venditori di fumo.