Elezioni. In Basilicata il centro sinistra avrebbe vinto se…
Finita la campagna elettorale il popolo si è espresso, può piacere o meno ma occorre prendere atto di alcune cose
Finita la campagna elettorale il popolo si è espresso, può piacere o meno ma occorre prendere atto di alcune cose.
Primo. Chi si era speso per un astensionismo rigenerativo come me, non è stato ascoltato. È stato sconfitto e come conseguenza le ragioni della sconfitta della armata Marrese vanno cercate da altre parti e non nell’astensionismo. Non inganni la percentuale del 49 e rotti percento dei votanti perché considerando l’AIRE e facendo qualche conto a spanne il 63% circa dei residenti ha votato. Una percentuale più alta delle scorse politiche e, visti i tempi, tra le più alte viste ultimamente in Italia. Il sistema ha retto. Conseguentemente l’area del non voto recuperabile non è enorme.
Secondo. Chi diceva che sommando i voti di tutti i partiti del campo largo, pur con un M5S più che dimezzato, avrebbe vinto aveva ragione. Sommando il risultato di Azione con quello stimato di Italia Viva, che non si è presentato con il proprio simbolo ma con singoli candidati, abbiamo tra il 10 e il 15% che avrebbe ribaltato il risultato se fosse rimasto nel Centro Sinistra.
Terzo: Proprio questo fatto dimostra che alcuni ‘potentati’ o quelli che Calenda ha definito ‘feudatari’, dimenticandosi che Pittella è uno di questi, sono ‘proprietari’ di pacchetti di voti che si portano dietro ovunque vanno.
Quarto. Certamente il M5S si è opposto alla candidatura di Chiorazzo come presidente, ma prima di loro lo avevano fatto Pittella e Margiotta. Sono questi i primi che hanno sfasciato il campo largo insieme a Chiorazzo, che ha insistito sulla sua candidatura oltre ogni limite, e che è tutto meno che il nuovo ma è frutto del camuffamento dei vecchi mammasantissima del PD.
Quinto. Quando la politica si riduce a capitani di ventura con il loro seguito che devono mettersi insieme sotto un’unica bandiera e una unica guida, inizia la ricerca del candidato comune più incolore e con meno personalità possibile in modo che tutti possano controllarlo e influenzarlo e il suo operato sarà solo in esecuzione degli accordi tra i capibanda. Lacerenza docet.
Sesto. Con buona pace di chi come me da anni si danna l’anima per fare proposte, spiegare che è possibile il rilancio economico e sociale della nostra terra con tanto di analisi e programmi si metta l’anima in pace. Dei programmi non frega niente a nessuno, e meno che mai agli elettori, e i candidati hanno mostrato tra assunzioni di forestali, elicotteri, chimica verde e hub energetico di vivere in un completo stato confusionale. Rectius che dei programmi non sanno cosa farne perché non hanno nessuna idea seria. La loro è solo una lotta sterile per il potere fine a se stesso e non per fare qualcosa. Questo è.
Settimo. Entrando più nel politichese l’OPA lanciata da Chiorazzo sul PD è riuscita a metà. Credo che l’analisi dei flussi, se sarà fatta, dimostrerà che metà dei voti di BCC provengono dal PD. Comunque a Sant’Arcangelo e dintorni o altre zone lo sanno benissimo anche senza l’analisi dei flussi. Sarebbe auspicabile, per chiarezza e trasparenza verso gli elettori, che chi ha utilizzato le elezioni lucane come laboratorio esca allo scoperto ed esca dal partito. Vero Speranza?
Ottavo. il M5S tutte le volte che va in coalizione perde voti. Ha fatto il 7% circa in Molise, Abruzzo e Sardegna, e ora anche in Basilicata. La ragione a me pare ovvia. Il M5S nasce principalmente in contestazione del PD di Renzi, Letta, Gentiloni, Prodi, eccetera. In chiave locale nasce per la reazione al modo di governare del partito regione rappresentato tempo per tempo da De Filippo, Pittella, Margiotta, Speranza eccetera. Essendo la contestazione al partito regione nel DNA del suo elettorato appare chiaro che se ci si allea con questi non va a votare. Questo elettorato oggi vale del 10 al 15%, in aggiunta allo zoccolo duro del 7%, e rappresenta forse l’unica area di non voto recuperabile. Questo fatto rappresenta un serio problema per costruire una alternativa alla destra, sia su base locale sia nazionale.
Nono. In questo contesto è chiaro che qualsiasi azione di rinnovamento a sinistra non può non passare che attraverso un rinnovamento dei quadri dirigenti del PD, che ancora una volta dimostra di avere uno zoccolo duro che tiene anche dopo il saccheggio di BCC. Tutto rimarrà congelato fino alle europee e alle amministrative. Dopo vedremo cosa si scatenerà all’interno di quel partito. Se, come sarebbe giusto, i sostenitori occulti di BCC usciranno dal partito sarà possibile, forse, sperare in cambiamenti positivi. Temo invece che la Ditta sarà il campo di battaglia perché lo zoccolo duro fa la differenza e fa gola a tutti.
Decimo. I partiti minori alleati del PD, i civici e il M5S in queste elezioni sono parsi come barchette in mezzo al mare. Incapaci di proporre una propria agenda e in balia delle lotte di spartizione del potere personale e non a beneficio dei cittadini. Non se ne abbiamo a male ma forse sarebbe stato meglio fare una coalizione tra questi, Volt e il M5S intorno a un programma serio e condiviso e provare ad arrivare almeno secondi invece di condannarsi alla ininfluenza e a fare da portatori d’acqua. Sarebbe stato un interessante tentativo.
Conclusione: è ancora presto per capire le conseguenze di questo voto. Ancora una volta ha perso la Basilicata e i propri cittadini, ma finché questi accetteranno questo sistema e voteranno non per una idea o una visione ma per i capitani di ventura di cui sono i clientes per raccogliere qualche briciola poco cambierà. Occorre capire cosa accadrà nel M5S e nel PD e tentare di aprire degli spazi di discussione sul futuro della regione. Ci sono 5 anni a disposizione, Pittella permettendo, ma è più dura di quanto si potesse immaginare.