Basilicata elezioni. Ci promettono sogni e desideri, ma la pillola non va giù

7 aprile 2024 | 19:48
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Basilicata elezioni. Ci promettono sogni e desideri, ma la pillola non va giù
Marrese, Chiorazzo e Bardi

Il programma elettorale della coalizione che sostiene Piero Marrese è un elenco di vuoti

Credo che tutti voi, almeno una volta, abbiate fatto acquisti su una qualsiasi piattaforma on line. C’è sempre un link denominato Lista dei desideri dove ognuno può inserire un prodotto il cui acquisto viene rinviato a tempi di migliore disponibilità economica. Non so cosa ci sia nella vostra lista ma nella mia c’è un panfilo di venti metri, minimo, e una Ferrari nuova di pacca. Se devo desiderare o sognare qualcosa voglio farlo in grande.

Guardando il programma della Coalizione Marrese (non so come altro chiamarla: Campo Largo no, Centrosinistra no, Campo Giusto ni e quindi?) ho proprio la stessa sensazione. Leggo. Cinque impegni solenni, di cui l’ultimo, inserito più per dovere che per convinzione, è la battaglia contro l’Autonomia Differenziata. Forse, se fosse seriamente praticata, sarebbe l’unica vera discriminante rispetto al ventriloquo di Calderoli, Bardi. Tuttavia, non mi è parso che in passato Marrese e seguaci ci abbiano messa tanta passione sull’argomento.

Di più non si può

Dopo lo ‘spero promitto e iuro’ che, come mi spiegavano al ginnasio, reggono l‘infinito futuro, si continua con una lunga sequenza di Più. Si inizia con Più Sanità, ovvio, e si finisce, dopo altri quattordici Più e a pagina cinquantacinque, con Più Accoglienza. In mezzo si va dal Più Giovani, Più Ambiente passando per Più Infrastrutture. Probabilmente, a causa di una svista, è saltato dopo Più Sport, nella edizione finale data alle stampe, Chiù Pilu per tutti.

Ovviamente, come per il mio panfilo e la mia Ferrari i cui acquisti sono rinviati sine die, manca una minima indicazione sui tempi e sulle risorse necessarie per realizzare ciascun punto della lista dei desideri. E se devo dire la verità non si desidera neanche in grande.

Le infrastrutture: da 1861 si continua a non capire

Per esempio sulle infrastrutture. Qui occorre chiarirsi. Come già individuato dalla apposita Commissione del Parlamento della VIII legislatura del Regno Di Sardegna, presieduta nel 1861 dal banchiere milanese Antonio Allievi, il miglior tracciato ferroviario per collegare Salerno e Reggio Calabria è il tracciato interno che, superata Potenza scende fino a Metaponto e poi arriva a Reggio Calabria costeggiando lo Ionio per poi riprendere il tracciato Tirrenico traversando Cosenza.

In questo modo si sarebbe valorizzato il grande potenziale di ‘sviluppo della enorme piana che va da Taranto a Sibari’. A questa visione si aggiungeva quella dei Padri risorgimentali lucani, Albini, Racioppi e D’Errico, che inutilmente avevano chiesto ai Borbone la strada di collegamento tra lo Ionio e il Tirreno. L’insieme delle due cose avrebbe cambiato il destino di sotto sviluppo, almeno della parte non insulare, del Mezzogiorno.

Ancora oggi, dopo 163 anni, questa visione continua a non essere capita, come non si capisce la necessità di uno snodo infrastrutturale completo nel centro della Basilicata che del Mezzogiorno non insulare ne è il centro fisico. Quindi aeroporto a Pisticci, Lauria Candela (già presente nel programma di Vito De Filippo del 2005, che poi non si oppose alla cancellazione voluta da Prodi di quest’opera, e non realizzata dopo 13 anni di centrosinistra e 5 di centrodestra), ferrovia Alta Velocità e Alta Capacità che da Salerno – Potenza scenda verso Metaponto collegandosi a una AV e AC Taranto Reggio – Calabria, lasciando al tracciato attuale Salerno – Reggio Calabria la caratteristica di linea a media velocità. Il differenziale di costo rispetto all’adeguamento previsto della attuale linea è più che giustificabile e marginale. E poi qualche spesa utile dei fondi del PNRR?

Eppure all’onorevole Mario Turco, eletto nelle file del M5S in Basilicata e di cui si sono perse le tracce, dovrebbe essere chiara l’importanza delle connessioni tra le città e i porti del Sud (Taranto e Gioia Tauro in particolare) e non si capisce perché per andare da Taranto o Bari a Reggio Calabria con l’AV si dovrebbe passare da Salerno.

L’aeroporto degli enigmi

Così come non si capisce come l’aeroporto di Pisticci continui ad essere considerato un impegno marginale. Forse perché per decenni i cacicchi locali del PD, forse per ingraziarsi i più forti cacicchi della Campania e della Puglia, si sono intestarditi sulla dualità Bari – Pontecagnano ignorando che entrambi sono eccentrici ed esotici rispetto alla Basilicata.

Inoltre, definendo come bacino potenziale di utenza tutto ciò che si trova a un’ora e mezza di tempo di percorrenza dall’aeroporto stesso, metà del bacino potenziale dei due aeroporti, è in mare e della metà a terra di Pontecagnano la gran parte viene cannibalizzata da Capodichino e quindi Pontecagnano è un aeroporto senza prospettive. Però si continua a lasciare una regione grande come la metà del Veneto, che ne ha 4, senza un aeroporto baricentrico e un intero Sud nel deserto infrastrutturale attuale e, viste le striminzite righe su Più Infrastrutture, futuro. O qualcuno ha la bacchetta magica o tutti questi più turismo, agricoltura, lavoro, sviluppo, caramelle, cioccolatini e cotillon, in assenza di infrastrutture adeguate saranno dei meno, come oggi e come al solito.

Tra Lomuti, Bardi, Chiorazzo e i cacicchi del Pd non ci resta che una severa protesta

A quanto pare, finalmente, Giuseppe Conte ha scoperto i cacicchi locali del PD. Dopo che per dieci mesi ha lasciato la Basilicata in balia di questi e dopo che, inutilmente, su queste e altre pagine abbiamo implorato l’intero campo largo a unirsi emancipandosi proprio dei vecchi cacicchi del vecchio centro sinistra per convincere gli elettori disillusi e schifati che la musica fosse cambiata. Occorreva mettere da parte tutti: da Pittella a Margiotta passando per gli altri ‘mammasantissima’ locali che hanno sostenuto usque mortem Chiorazzo.

Forse se Mario Turco si fosse appalesato o forse se Arnaldo Lomuti non si fosse buttato con tanto entusiasmo, ardore e sprezzo del pericolo nel vortice pro – contro Chiorazzo qualcuno avrebbe potuto avvisare Giuseppe Conte che tra i cacicchi e i mammasantissima locali, con modesto o nullo residuo credito, c’è anche il suo amico Roberto Speranza. Ma con i se e con i ma la storia non si fa, e ognuno dovrà farsi carico del proprio fardello di responsabilità.

Del programma di Bardi ancora non c’è traccia. E forse mai ci sarà. Bardi, Rosa e Latronico, ossia i ventriloqui di Calderoli, dovrebbero come minimo spiegare le magnificenze dell’ Autonomia Differenziata e su quali materie e con quali risorse la Regione accederà a questa fantasiosa opportunità. Questione su cui all’interno del centrodestra non dovrebbero esserci defezioni. Lo chiedo agli amici Enzo Acito e Gino Giorgetti oltre che a Pittella, Braia e tutti gli altri candidati che mi sembravano contrari a questo scellerato progetto. Avete avuto garanzie in proposito? Se eletti voterete contro in Consiglio Regionale anche mettendo in minoranza Bardi e gli altri ventriloqui della Lega Nord? Attendo comunicazioni in merito. Su un aspetto così determinante per il Sud e la Basilicata o si è di qua o si è di là, o con Calderoli o con il Sud e la Basilicata.

In sintesi vedo poco o nulla di votabile nei principali contendenti. E non posso non confermare l’astensionismo generativo come posizione di protesta civica di un civismo mai così stanco e disilluso. Bisogna ripartire, ma da basi completamente rovesciate. Usiamo i prossimi due, tre o cinque anni per organizzare la controffensiva alla mediocrità e all’inganno di un sistema di Potere sempre uguale a se stesso.