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Stellantis: “Noi di Melfi trattati come pacchi postali”

8 marzo 2024 | 16:35
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Stellantis: “Noi di Melfi trattati come pacchi postali”
Trasfertisti (foto archivio)

La condizione che accomuna molti trasfertisti lucani. “Entro l’11 marzo dovevano farci sapere se rientrare a Melfi”. Ma intanto su Tonale niente lavoro fino al 13. Tutto congelato e già si parla dell’arrivo di altre maestranze da Cassino. “Ci dicano cosa fare”

Né dentro né fuori. Oppure, per dirla con le parole di un trasfertista di Melfi che opera già da diversi mesi a Pomigliano, “non sappiamo neanche noi di che morte dobbiamo morire”. Ma veniamo ai fatti. Una parte dei lavoratori lucani mandati lo scorso autunno sulle linee campane di Tonale e Panda, è già rientrata a Melfi. Ma la gran parte, invece, vive in modalità provvisoria. “Tra color che son sospesi”, visto che entro l’11 marzo la stragrande maggioranza, cioè coloro i quali operano al Montaggio, attendevano notizie dai capi di Pomigliano. “Si passerà ad un turno su Tonale – spiega l’operaio di Melfi – quindi soprattutto chi opera al Montaggio aspettava cenni precisi, molto probabilmente si attendeva di non essere riconfermato, e quindi immaginava di ritornare a Melfi”.

A complicare il quadro, però, la sospensione delle attività, proprio su Tonale, dalla giornata di ieri fino a mercoledì prossimo per “mancanza di particolari”. Così ogni decisione tra chi resta e chi torna a casa appare come congelata. Altro rumor di cui si parla sulle linee partenopee sarebbe il passaggio ad un solo turno, sempre su Tonale, a breve. E proprio per questo, “almeno quelli del Montaggio ritornerebbero a Melfi e verrebbero sostituiti dai colleghi che giungeranno, da Cassino, qualora ce ne fosse bisogno. Anche loro in trasferta”. La situazione, proprio a Cassino, è molto a rischio, al punto che si sta operando su un solo turno. E ci sono venti di burrasca all’orizzonte. In questa enorme girandola di avvicendamenti, a stare meglio, si far per dire, sarebbero i trasfertisti di Melfi che lavorano in Verniciatura e Lastratura. “Noi di questi reparti dovremmo reggere a Pomigliano almeno fino a fine mese perché abbiamo dei recuperi da fare, quindi  il rientro a casa dovrebbe essere più lento”. Ma si sa, nel cerchio di ‘color che son sospesi’, tutto può accadere. Basta una telefonata, e partono in centinaia. Destinazione Melfi. Solo ritorno. E a maggior ragione se la nuova infornata di trasfertisti dovesse giungere dal basso Lazio (Cassino).

“Però così neanche si può vivere – conclude, disperato, il lavoratore di Melfi – Non abbiamo chiesto noi di essere spediti qui manco fossimo pacchi postali. E ora tenerci pure sulle spine, così, non è giusto. Non sappiamo neanche noi di che morte dobbiamo morire”. L’allusione, ovviamente metaforica, rende però bene il senso della “provvisorietà” in cui versano ancora diverse centinaia di trasfertisti di Melfi. Un piede ancora a Pomigliano, e la testa già proiettata ai confini tra Basilicata e Puglia, nella enorme piana di San Nicola.