Stellantis Melfi. L’operaio: “Rifiuto l’offerta e vado avanti”
L’incentivo all’esodo proposto dalla multinazionale raccoglie malumori tra le maestranze di S. Nicola. “Pochissimi spiccioli in più rispetto al passato. Non si può accettare”. Poi la battuta: “Il posto fisso è sacro”
“Se con lo scorso incentivo prima ci davano 75mila euro, ora ce ne vorrebbero dare 80mila: che cosa cambia, non si può accettare”. Non usa mezzi termini un lavoratore con poco più di 50 anni che opera alla Stellantis di Melfi e che abbiamo contattato a due giorni dalla proposta, a livello nazionale, della multinazionale. La quale vorrebbe sfoltire ulteriormente le maestranze sulle linee automotive del Belpaese.
Vista dallo stabilimento di S. Nicola di Melfi, che entro il 2026 dovrebbe realizzare 5 modelli elettrici, l’incentivo all’esodo appare però irricevibile. “Per come l’hanno impostato, neanche a chi ha più di 55 anni conviene, perché si prenderebbero poco più di 80mila euro”, chiarisce il lavoratore. La proposta è modulata in base all’età e gioca su numeri e artifizi che hanno spinto gli operai a prendere la calcolatrice e a fare due conti. “Ma non c’era neanche bisogno della calcolatrice – assicura il lavoratore di Melfi. L’ultimo incentivo era di poche migliaia di euro inferiore a quello attuale e per chi ha bisogno di almeno 10 anni di lavoro e contributi per andare in pensione non conviene affatto”. Dieci anni di lavoro, aggiunge “superano i 200mila euro di stipendi per ogni lavoratore, se non me ne vuoi dare 200 dammene almeno la metà netti, cioè 100mila”. Ragionamenti che portano a bocciare la nuova offerta senza se e senza ma. “Capisco che d’ora in poi ridurranno ancora di più le persone sulle postazioni e tenteranno di renderci il lavoro sempre più difficile. Capisco che ce la metteranno tutta per spingerci ad accettare, specie per chi ha limitazioni o anche solo piccoli acciacchi fisici. Ma a queste condizioni conviene stringere i denti e proseguire”.
E poi racconta una battuta che va molto in voga nelle ultime ore tra gli operai di Melfi. Al centro della scena il film di Zalone ‘Quo vadis’ e il famoso senatore, amico di famiglia, interpretato da Lino Banfi. Davanti alle continue richieste della dirigente a licenziarsi, il senatore non demordeva e consigliava a Checco: “Non firmare, il posto fisso è sacro”. Anche a costo di finire in località sperdute. Ecco, partendo da quel monito, la battuta che corre tra gli operai di Melfi è: “Il posto fisso non si abbandona mai”. Non alle condizioni proposte attualmente, almeno. “Rifiuto e vado avanti”, taglia corto l’operaio, che però aggiunge: “Vi assicuro che per chi dal ’94 lavora qui, come me, in molti non ce la facciamo più e stiamo aspettando l’offerta giusta, che però non può essere questa”.
Se Stellantis non alza la posta, è il sottinteso, non ci saranno tutte queste fuoriuscite tanto attese dall’azienda in vista del passaggio all’elettrico, ove serviranno meno operai perché a venir meno sarà la parte meccanica delle lavorazioni. Quindi, tra una battuta di Zalone e i ‘pacchi’ di Amadeus, la sostanza resta la stessa: “Rifiuto e vado avanti”, sembra il cavallo di battaglia portato avanti questa volta in modo piuttosto omogeneo dalle maestranze di S. Nicola di Melfi. “Anche parlando con i colleghi – conferma il lavoratore con cui abbiamo parlato – non ho sentito nessuno che intenda accettare”. Se poi ci saranno dei “rilanci “da parte della multinazionale, questo è tutto da vedere. Nel frattempo gli occhi e le orecchie delle migliaia di operai di Melfi (e di Italia) sembrano protesi proprio in quella direzione. “Il posto fisso è sacro”, in sintesi, almeno fino a quando l’offerta non appaia “congrua”.