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Regione Basilicata, parla un funzionario: “lavoriamo con dinamiche tipiche della giungla”

1 marzo 2024 | 11:33
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Regione Basilicata, parla un funzionario: “lavoriamo con dinamiche tipiche della giungla”
Sede Regione Basilicata

Ecco cosa accadrebbe nei Dipartimenti regionali lucani. “Pochi dirigenti, nessuna trasmissione di competenza dai funzionari andati in pensione alle nuove generazioni. Bandi che si impantanano. Precari spaesati”

“Qualcuno pensa che siamo dei fannulloni, o che siamo fortunati perché abbiamo un lavoro alla Regione, ma non è tutto oro ciò che luccica e vi dico perché”. A parlare è un funzionario, che dopo dopo una lunga trafila, è stato stabilizzato con la legge Madia nei Palazzi della Regione Basilicata. “Molti di noi – premette la nostra fonte – sono entrati dopo una selezione da parte del Formez o della Consedin, società in appalto dalla Regione. Ci sono voluti 10 anni prima di essere stabilizzati”. Non ha paura a dire ciò che non va, dentro quei ‘grigi’ Palazzi: “Molti uffici sono senza un dirigente, ci sono dirigenti di altri uffici o direttori generali che ne hanno preso l’interim e che non possono seguire anche il nostro lavoro”.

Ma in cosa consiste di preciso il lavoro? “Noi lavoriamo all’assistenza tecnica, quindi su bandi specifici, li cerchiamo, li portiamo avanti”. Ma molto spesso, pare di capire, “i bandi si impantanano, rimaniamo fermi anche per mesi a causa di problemi che non dipendono strettamente da noi”. Al centro delle critiche la mancanza di una “guida”, di un “dirigente” che segua e coordini gli Uffici e che renda efficace il lavoro di centinaia di giovani laureati e competenti. “I vecchi dirigenti sono andati in pensione, non c’è stato un ricambio e non si vedono concorsi all’orizzonte”. E’ come se il passaggio dalla ‘vecchia’ alla nuova generazione, non sia avvenuto. “E non è solo una questione di dirigenti che mancano. C’è anche tutta quella sfilza di funzionari che sono andati via per limiti di età e che non hanno trasmesso ‘cultura amministrativa’, il ‘saper fare’ a chi è rimasto”. É mancata quindi una “trasmissione orizzontale” di competenze. “E così – ribadisce – spesso siamo come barche in mezzo al mare, rimaniamo bloccati sugli stessi bandi e progetti anche per mesi”.

In questa sorta di “autogestione degli uffici” si alimentano dinamiche tipiche della giungla. “I più furbi tra noi, per recuperare crediti utili alla carriera, si buttano per primi sul poco lavoro che c’è, mentre quando ce n’è troppo lasciano a te la patata bollente, in modo da far sempre loro bella figura”. Tutto per “accreditarsi” ai piani più alti. Per “salire di grado” e di stipendio. E in questa “lotta ad accreditarsi”, la parte della Cenerentola la recitano i nuovi entrati, i precari, che si aggirano tra i Piani dei Dipartimenti. “Ragazzi e ragazze che attualmente operano da precari sono davvero i più sfortunati – conferma il neo funzionario – Vengono riconfermati di anno in anno. Molti non hanno avuto neanche un affiancamento. E’ chiaro che non sanno neanche loro dove mettere mano. Sono spaesati. Lo capisci dal loro sguardo”.

E nel passaggio delle ‘redini’ dal centrosinistra al centrodestra, in Regione, pare che nulla sia cambiato, anzi. “Io noto che negli ultimi anni la situazione è peggiorata. Si investe sugli Enti di Formazione esterni, ma si punta poco su formazione e affiancamento dei nuovi entrati nei Dipartimenti. E poi perché non si fanno concorsi per dirigenti. A chi conviene quest’anarchia?”. In questo marasma ci dovrebbe essere almeno una sponda, qualcuno che denunci ciò che non va. “Dovrebbe toccare ai sindacati di categoria, della Funzione Pubblica, ma voi li avete mai sentiti parlare di queste cose?”. Lo dice con estrema franchezza il lavoratore, da poco stabilizzato, che allarga le braccia: “Quando lavori male e sei costretto a rallentare la tua azione per un’organizzazione che non c’è, ti passa la voglia, ti cade ogni entusiasmo, ti muovi a vuoto”. Amara confessione.