Elezioni in Basilicata. Non resta che la disobbedienza civile

15 marzo 2024 | 11:12
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Elezioni in Basilicata. Non resta che la disobbedienza civile

Costituire il Comitato per l’astensionismo generativo e provare a cambiare davvero la politica e la Basilicata

“Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini.” (Matteo 5,13)

Come sono andate le questioni delle candidature è sotto gli occhi di tutti e a nulla sono valsi appelli, critiche e soprattutto l’elenco delle emergenze lucane che richiedono risposte immediate e progetti di lungo periodo. Quali li ho già scritti innumerevoli volte qui e qui ,per esempio, ma vox clamantis in deserto.

Il riepilogo di come si sia arrivati a questo punto è facile. Si è assistito alla solita faida tra i potentati locali del PD e di ex PD il cui elenco è tristemente noto ai lucani: Vito De Filippo, Vincenzo Folino, Vito Santarsiero, Salvatore Margiotta, Roberto Speranza, Marcello Pittella eccetera. È girato l’audio della ultima riunione in casa PD, ma situazioni analoghe, se non peggio, si sono ripetute almeno nelle ultime tre tornate per le regionali. Stessi protagonisti, stessa brama di potere, stessa indifferenza per le sorti della Basilicata.

Su questo quadro già incandescente di suo si è aggiunta la candidatura di Angelo Chiorazzo, che era già divisiva all’interno di Basilicata Casa Comune ed è apparsa immediatamente ancora più divisiva nell’ipotetico campo largo. Benzina sul fuoco! Ma al posto di spegnere l’incendio si è insistito contro ogni ragionevolezza su questa candidatura e ancora gruppi di potentati PD, responsabili in prima persona di questo scempio, la mandano in cagnara e firmano appelli a favore di un presupposto orgoglio lucano che mai hanno avuto.

Sull’epilogo di questa vicenda, la candidatura di Lacerenza, stendiamo un velo pietoso. Mi rimane la curiosità di capire in base a quale bias cognitivo uno stimato oculista getta una reputazione alle ortiche. In qualche modo è lo stesso bias che ha spinto anche il mondo civico a candidature scomposte, estemporanee e frutto della stessa assenza di metodo, visione e programmi che ci ha portato a questo punto.

Nel 2009 fondai l’associazione Pinguini Lucani, poi venne il M5S. Ho sempre considerato il M5S vicino al mio modo di vedere le cose e un vero punto di innovazione della politica italiana. A tal punto che non ho avuto esitazione cinque anni fa a dare il mio contributo per la stesura del programma economico del Movimento alle elezioni regionali. In quella campagna elettorale ho conosciuto la base del movimento: persone che non meritano tutto questo che sta avvenendo.

Occorre prendere atto che quella carica innovativa del M5S si è definitivamente esaurita, almeno qui in Basilicata.

Invece di porre come precondizione al c.d. campo largo, o giusto che sia, l’innovazione di uomini e metodi nel PD, aiutandolo a liberarsi di cacicchi e ras locali e far largo alle tante giovani e meno giovani energie fresche e pulite che fremono per dare il loro contributo a sinistra, si sono lasciati trascinare nelle guerre per bande dei mammasantissima del PD e che ora addirittura addossano al M5S la responsabilità di tutto questo indecoroso stallo. Pensavo che il M5S fosse il sale per la politica, ma cosa fare quando il sale diventa insipido e non sala più?

E quindi? Per questa tornata non resta che accogliere il metodo di  disobbedienza civile proposto da Michele Finizio  come superamento tattico del momento.

Ma il mondo civico laico della Basilicata non può più trovarsi in queste condizioni. Bisogna che fin da ora ci si prepari alle prossime regionali mettendo in campo un percorso per la definizione di un programma di visione per la Regione, di crescita di un nuovo ceto politico dirigente che non si vergogni di difendere gli interessi della propria Terra, di selezione dei candidati sulla base della definizione e dei contributi di idee ai programmi, alla pianificazione dei fattori abilitanti per lo sviluppo in tutti i settori economici.

Per non fare come i partiti che si svegliano il giorno prima delle elezioni e inizino la guerra di posizionamento per soddisfare le ambizioni di potere dei ras locali occorre fin da subito costituire un Comitato per l’astensionismo generativo e una scuola di formazione connessa con docenti e testimonianze di livello in tutti i campi. Fin da subito perché non è affatto detto che Bardi duri cinque anni.

Bisogna che i compagni di strada si riconoscano e si ritrovino. Ci sentiamo presto per il documento costitutivo.

Pietro de Sarlo – contatti@pietrodesarlo.it