Elezioni in Basilicata. La sceneggiata lucana non è finita: l’apparenza litiga con la sostanza
Un altro atto della commedia è in corso. Il pianto greco e le verità nascoste
Il Pd lucano ancora fa fatica a pronunciare il nome di Piero Marrese che, se non erro, è (?) il candidato del centro sinistra. Un centro sinistra di cui non si capisce chi sia la sinistra e chi sia il centro. Ebbene, il Pd di Giovanni Lettieri fino a pochi minuti fa si è speso nella supplica al cospetto di Angelo Chiorazzo per convincerlo ad abbandonare l’idea della corsa solitaria: “chiediamo ad Angelo Chiorazzo e Basilicata Casa Comune di continuare a lavorare con noi, come abbiamo fatto in questi mesi, nel percorso di costruzione di una alternativa credibile al pessimo governo della destra lucana.” Roba da smemorati. Come se nulla fosse accaduto in queste settimane. L’imprenditore clericale oggi fa sapere che non se ne parla di correre insieme al centrosinistra a sostegno di Marrese e che Basilicata Casa Comune va avanti con il suo percorso. Chiorazzo sa che un pezzo dell’elettorato Dem lo seguirebbe e magari lo seguirebbe anche qualche sponsor della prima ora del M5S. Vedremo. Intanto, ricordiamo che tra un’ora tutto potrebbe cambiare. Ormai, siamo abituati. Non è escluso che facciano un qualche accordo. Fatto sta che il segretario regionale del Pd ancora per poco, sta recitando, sul palcoscenico della commedia, una parte davvero difficile: quella del disperato. In frantumi la coesione interna alla compagine di centro sinistra. Anche perché Marrese non convince molti, anzi da 48 ore girano in rete commenti non proprio entusiasmanti sul profilo politico del sindaco di Montalbano Jonico: emerge un conflitto tra apparenza e sostanza.
Nel frattempo Roberto Speranza deve ancora spiegare il vero motivo per cui oltre a spendersi per imporre la candidatura di Chiorazzo ha declinato l’ipotesi di una sua candidatura. La storia dei no vax data in pasto all’opinione pubblica con grave ritardo, non regge. Lo sanno anche le pietre. Ma le pietre sanno anche che l’insistenza dell’ex ministro per la candidatura dell’imprenditore clericale non aveva e non ha logica politica né elettorale. E allora? Proveremo noi, appena possibile, a dare qualche spiegazione cercandola oltre i confini dell’apparenza.
Tra le faccende che devono ancora chiarire all’opinione pubblica il Pd, Chiorazzo e il M5S, c’è la candidatura lampo di Domenico Lacerenza: anche in questo caso la logica sia politica sia elettorale fa acqua da tutte le parti.
Sul fronte degli ex centro della sinistra – Azione e Italia Viva – gli stracci volano in abbondanza sia tra i loro elettori che tra gli amici e parenti. Anche se per quanto riguarda Mario Polese e Luca Braia non si capisce chi siano gli elettori renziani perché, ricordiamo, sono stati eletti nel Pd per poi cambiare casacca. Tuttavia, anche loro hanno amici e parenti. Qui la logica l’hanno capita tutti: i due giovanotti provano, disperatamente, a salvarsi il seggio in Consiglio e se va male, come pare probabile, un incarico succulento potranno pretenderlo.
A proposito di questi due partiti, nel centrodestra emergono malumori per la scelta di tenerli dentro la coalizione che sostiene Vito Bardi. Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, mugugnano e qualcuno manda messaggi sulle chat per dire: “non vi vogliamo”, “questi adesso vengono a rompere le uova nel paniere”. Il che vuol dire che, per alcuni candidati, acchiappare un pezzo di torta del consenso nell’area centrodestra diventa più faticoso. Per meglio dire: strappare un seggio in Consiglio regionale diventa più difficile poiché la coalizione si allarga, ma lo spazio di manovra dei candidati si restringe. É evidente che la coesione interna alla compagine si è indebolita ulteriormente dopo i mal di pancia di Fratelli d’Italia sulla candidatura di Bardi.
Per il momento è tutto, aspettiamo di capire chi sono i candidati nelle diverse liste in competizione. Ci sarà da dire, molto. Al momento la sensazione è che gli elettori siano nelle mani di una massa di dilettanti e di guerriglieri della furbizia. Intanto, ci rimane una certezza: la mancanza di trasparenza della politica nei confronti dei cittadini provoca indignazione e nutre l’astensionismo.