Donne e diritti, a Potenza l’iniziativa promossa dalla Camera del Lavoro della Cgil
L’8 marzo nel Palazzo della Cultura
“Al lavoro e alla vita. Donne e diritti, oltre la maternità” è il titolo dell’iniziativa promossa dalla Camera del Lavoro della Cgil di Potenza in occasione della Giornata internazionale della donna domani 8 marzo. L’appuntamento è alle 10 nel Palazzo della Cultura di Potenza, in via Cesare Battisti. Aprirà i lavori Anna Russelli, segretaria della Cgil Basilicata. Interverranno Maria Cecilia Guerra, deputata e responsabile Lavoro del Pd nazionale; Annarita Rosa, Rsu Fiom Cgil alla Smart Paper; Silvia Bubbico, segretaria Cgil Potenza; Vincenza Fortunato, lavoratrice della polizia penitenziaria e Rossella Marinucci, coordinatrice Mercato del lavoro della Cgil nazionale.
“Già lo scorso luglio – affermano Anna Russelli e Silvia Bubbico – l’Ires Cgil Basilicata aveva evidenziato nel proprio rapporto sulla condizione femminile sul mercato del lavoro in Basilicata una situazione caratterizzata da divari retributivi, occupazionali, stereotipi di genere, scarsa rappresentanza politica e istituzionale, basse pensioni, segregazione nei part time involontari e forte penalizzazione legata alla condizione di maternità. Tratti storicamente caratterizzanti la condizione femminile in Basilicata e che continuano ad essere fortemente presenti. In particolare, il rapporto Ires evidenziava il tratto caratteristico delle donne lucane che, a fronte di una maggiore preparazione, formazione e istruzione venivano poi penalizzate dalle condizioni reali del mercato del lavoro. Lo conferma Istat che parla di un 63,4 % di donne inattive in Basilicata. Un dato impressionante, soprattutto se affiancato al tasso di disoccupazione (14% femminile a fronte di un 10% maschile). A ciò si aggiunge il dato del rapporto della Consigliera regionale di parità che evidenzia come nel 2023, a fronte di 240 dimissioni volontarie, ben 198 siano di donne, che motivano la scelta con le consuete difficoltà a conciliare gli impegni di cura dei figli e della famiglia con gli impegni di lavoro”.
Per Russelli e Bubbico “tanto basta per constatare che, nonostante i proclami e le promesse del Governo Meloni, quanto realizzato si sostanzia, nei fatti, alla solita politica dei bonus, che poco o nulla producono sul fronte della riduzione dei gap di genere. Non dimentichiamo che questo governo ha annullato la condizionale che assegnava alle donne il 30% dei posti di lavoro creati da bandi legati al Pnrr. Averla tolta è stato un grave errore visti i dati impietosi sulla qualità e quantità dell’occupazione delle donne, in particolare in una regione come la Basilicata, in cui – come riportato anche dall’Istat- determinante è ancora un fattore culturale ampiamente presente, che ‘vuole’ la donna relegata ai ruoli di cura. Senza contare che precarietà e violenza sono strettamente legate: le donne vittime di violenza vanno sostenute con leggi che ne favoriscano l’indipendenza economica e la stabilità lavorativa. le donne pagano l’assenza dei servizi di sostegno, in primis gli asili nido, che in regione sono pochi e ancora poco accessibili. È sbagliato – concludono – ritenere che lo smartworking sia una misura di conciliazione, come purtroppo sostenuto anche da rappresentanti istituzionali. Se non governato e contrattato, infatti, può diventare una trappola per le madri, che si ritrovano relegate in situazioni di fortissimo stress. Riteniamo infine molto preoccupante l’idea di questa destra al governo che immagina di portare avanti una proposta di legge che costringa le donne ad ascoltare il battito cardiaco del feto. Una inaccettabile violenza istituzionale, che ci parla di un’idea ancora oscurantista e retrograda, mentre in Francia il diritto all’Ivg diventa un diritto costituzionale”.