Candidati e politica. Ecco perché i giovani fuggono dalla Basilicata, per causa vostra

30 marzo 2024 | 11:36
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Candidati e politica. Ecco perché i giovani fuggono dalla Basilicata, per causa vostra

Ma come possono un ragazzo o una ragazza costruirsi un futuro in un territorio ostile, popolato da mediocri e da affaristi travestiti da politici?

Leggiamo, in questi giorni di campagna elettorale, decine di comunicati stampa dal contenuto tragicomico. Si elencano le solite tragedie, attribuite a chi ha governato in questi ultimi anni, che loro chiamano problemi. E poi si elencano le soluzioni, si fa per dire, che è il lato comico della faccenda. E quali sarebbero le soluzioni? Alcuni non avendo idee né programmi si aggrappano agli appelli, più o meno sensati, di sindacati e categorie professionali. In questo caso, come accade per Basilicata Casa Comune, basta dire: “facciano nostro l’appello, facciamo nostre le proposte.” Una comoda scorciatoia per coprire il vuoto di contenuti nel discorso elettorale di candidati e partiti.

Il lato comico è dato anche da taluni candidati e candidate che fino a ieri, della Basilicata, dei giovani, dello spopolamento non hanno mai dato segnali di preoccupazione perché impegnati in tutt’altre faccende, diciamo private. Oggi, tutti si svegliano, tutti ritengono di essere capaci, tutti hanno una soluzione a portata di mano: “bisogna invertire la tendenza allo spopolamento”, “bisogna rimettere in sesto la sanità”, dobbiamo investire sui giovani”, e via cantando. Ma davvero fate? Ma davvero pensate che questi slogan siano una novità? Siamo di fronte, ancora una volta, al nulla elevato alla potenza del vuoto costruito su un buco.

Ma come possono un ragazzo o una ragazza costruirsi un futuro in un territorio ostile, popolato da mediocri e da affaristi travestiti da politici. Come può un giovane decidere di restare in questa terra che offre inganni, furberie veicolati proprio da molti di coloro che si candidano a guidarla. Como possono i giovani fidarsi di una regione in cui la sanità è allo sbando, l’università è alla frutta, il lavoro non c’è o è precario, i servizi essenziali inesistenti, dove il sistema dei trasporti marca un ritardo di almeno 30 anni, la viabilità è buona per le gare di carrette e le infrastrutture fisiche, sociali e culturali sono gravemente carenti. Perché un giovane deve sopravvivere in una regione dove il futuro viene continuamente emarginato?

I giovani emigrano per causa vostra

Dobbiamo ripeterci. Si emigra in cerca di futuro, di condizioni complessivamente migliori al cui centro c’è senza dubbio la necessità di un lavoro decentemente retribuito e, possibilmente, gratificante. Tuttavia, quel lavoro se collocato in un contesto di disagio, non appare desiderabile.

C’è bisogno di un clima pubblico accogliente, di infrastrutture culturali e civili agevoli, di un welfare che sappia dare supporto nei momenti di difficoltà, di partenza, di ambientamento. C’è bisogno di una giustizia che funzioni, di una burocrazia credibile, di una sanità affidabile. Insomma, di un ambiente politico, istituzionale, sociale ed economico che dia un senso alla scelta, un’affidabilità alle prospettive di permanenza in un luogo.

Le politiche degli incentivi, quasi tutte concentrate sul lavoro, non producono grandi effetti: i giovani emigrano lo stesso. Proprio perché il problema del lavoro è centrale ma non esclusivo. Il contesto è fondamentale quanto il lavoro. E non solo il contesto fisico – infrastrutture, funzionamento dei servizi, eccetera – ma il funzionamento e la qualità dell’intero sistema che ruota intorno all’abitare nel territorio – città, quartiere, regione – in cui lavoro.

La politica consuma fiducia senza produrla

I giovani, in sostanza, hanno bisogno di fidarsi del territorio. L’affidabilità di un territorio è data da diverse variabili sociali, politiche, culturali. Al centro delle variabili immateriali troviamo la fiducia. Il capitale di fiducia sviluppa convivenza civile di qualità, senso di sicurezza, senso di comunità e di reciprocità.

In un territorio dove si truccano i concorsi, dove si inquina impunemente, dove il welfare non funziona, dove l’Università ha un rating basso, dove circolano corruzione, privilegi, raccomandazioni, dove il problema del free-rider è accentuato, dove l’ambiente naturale è sottoposto a forti stress, la fiducia scarseggia insieme a tutto il resto. Si verifica un fenomeno che possiamo definire “deprivazione della speranza”.

Le politiche degli incentivi all’occupazione – destinazione giovani, resto al sud, garanzia giovani, eccetera – da sole non bastano, anzi appaiono inutili, senza massicci interventi di rigenerazione sociale e politica. Soprattutto politica. Perché gli spazi di crescita delle speranze nel futuro sono tutti occupati da poche migliaia di privilegiati attempati i quali, con le ricchezze accumulate grazie ad anni di onorato inchino al servizio del potere, pensano soltanto ai loro figli e a se stessi. Possono permettersi le migliori università, le migliori cliniche, le vacanze costose. E che volete che interessi a costoro della Basilicata? Eppure sono candidati e parlano con disinvoltura di “giovendù” e “spopolamendo”.