Una proposta di legge regionale in difesa dell’area agricola in Basilicata

13 febbraio 2024 | 12:25
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Una proposta di legge regionale in difesa dell’area agricola in Basilicata

Un territorio che vuole puntare sul turismo rurale e sull’eco-sostenibilità non può permettersi di arrecare continui sfregi ad un paesaggio di valore inestimabile

Spesso, i nostri governanti hanno bisogno di stimoli per poter operare così come ogni Cittadino dovrebbe sentirsi parte attiva nell’amministrazione della “cosa Pubblica” pensando al modo in cui offrire, fattivamente, il proprio contributo affinché si arrivi ad un risultato comune: il buon governo del territorio, proprio quel territorio in cui ciascuno di noi vive e che la Politica è chiamata a governare. Alla politica non si chiede propaganda, non si chiedono passerelle elettorali, si chiede di agire nell’interesse della collettività. Bene ha interpretato questo sentimento il Comune di Genzano di Lucania nell’impugnare, dinanzi al Tar Lazio, la proposta di CNAI così come previsto dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in data 13 dicembre 2023, al fine di ottenere lo stralcio della parte riguardante l’individuazione dei siti idonei che afferiscono al Comune di Genzano.

A questa iniziativa se ne vorrebbe aggiungere un’altra, questa volta indirizzata alla Politica regionale. Infatti, si ritiene utile, così come accaduto per altre vicende, rendere pubblica una proposta di legge regionale intitolata “Disposizioni concernenti norme per la riduzione del consumo di suolo agricolo e sua valorizzazione” che si allega_Proposta di legge regionalee si indirizza a tutti i Consiglieri regionali di buona volontà che vogliano farla propria consentendole di approdare nella competente Commissione Consiliare per una sua discussione ed una sua auspicabile rapida approvazione. Oltretutto, sappiamo benissimo che volere è potere: se c’è la reale volontà politica, a livello regionale, di mettere al riparo la nostra Regione dalla scongiurata ipotesi localizzativa del Deposito unico scorie radioattive, è il momento di agire sfruttando la possibilità offerta che tradurrebbe le parole in un atto concreto e tangibile qual è un atto normativo.

Trattasi di una proposta che comprende, così come le norme prevedono, una relazione illustrativa ed un articolato normativo. Nella relazione illustrativa si evidenzia che il Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023”, pubblicato dall’ISPRA, conferma il processo del consumo del suolo che ha raggiunto  la velocità di 2,2 metri quadrati al secondo, con un incremento di consumo di suolo netto, pari a 7.080 ettari nel 2022 (19.4 ettari al giorno) che rappresenta il 10% in più rispetto al 2021. Migliaia di ettari vengono consumati ogni anno in opere inutili, ridondanti, clientelari, a esclusivo vantaggio di pochi e non della Comunità.

L’Italia è oggi il terzo Paese nell’Unione Europea per deficit di suolo agricolo e il quinto su scala mondiale. Dagli anni ’70 ad oggi una superficie agricola grande come la Liguria, Lombardia e l’Emilia Romagna messe insieme è andata persa. L’Italia oggi avrebbe bisogno di altri 49 milioni di ettari (ne ha circa 12,8 milioni) per soddisfare i nostri bisogni senza dipendere dall’estero ovvero per coprire i consumi totali della propria popolazione in termini di cibo, fibre tessili e biocarburanti. La produzione nazionale, infatti, risulterebbe coprire oggi poco più dei consumi di tre italiani su quattro, portando l’Italia a essere un Paese deficitario ovvero dipendente dalla produttività del suolo agricolo di altri Paesi. Ciò significa che l’Italia attinge dalle produzioni agricole di altri paesi, ponendosi in una condizione di significativa dipendenza tale da comportare, nel breve periodo, una non marginale influenza sui prezzi dei prodotti agricoli e nel lungo periodo determina un maggiore rischio di scarsità. Tanti sono gli italiani coinvolti in questo conflitto sociale. Un conflitto tra chi vuole continuare a cementificare le nostre Regioni e chi vuole mantenere e migliorare le funzioni sociali, agricole, paesaggistiche, ma anche economiche del proprio territorio.

La salvaguardia della destinazione agricola dei suoli rappresenta un obiettivo non più rinviabile, non solo sotto il profilo agricolo ed alimentare, ma anche sotto il profilo paesaggistico e ambientale. Oggi più che mai si assiste a tentativi di devastazione del paesaggio, quindi del territorio, tramite la localizzazione di impianti industriali, alcuni dei quali anche alimentati da fonti rinnovabili, che snaturano il territorio facendo venire meno quell’importante valore identitario nel quale le Comunità locali si rivedono. Un territorio che vuole puntare sul turismo rurale e sull’eco-sostenibilità non può permettersi di arrecare continui sfregi ad un paesaggio di valore inestimabile e la salvaguardia del suo valore identitario andrebbe considero un dovere etico oltre che civile verso le future generazioni, le quali hanno il sacrosanto diritto di godere del nostro patrimonio ambientale e culturale. Troppi danni sono stati già causati dalla collocazione di impianti in modo poco attento e poco razionale, costituendo di fatto un nocumento grave per la salvaguardia dei suoli, delle comunità rurali, del paesaggio agricolo e del patrimonio culturale correlato, della biodiversità e della geo-pedodiversità.
Con la presente proposta si vorrebbe limitare il consumo di suolo agricolo salvaguardando lo stesso e ponendo in debita considerazione le disposizioni in materia di sostegno al settore agricolo.

Ovviamente, tra le disposizione di sostegno al settore agricolo, vi sono gli aiuti che non andrebbero “calpestati” al fine de non vanificarli. Gli aiuti comunitari sono erogati in base alla Politica Agricola Comune, c.d. P.A.C., oggi ancor più attuale con la nuova P.A.C. 2023-2027. La politica agricola comune è una politica dell’Unione europea i cui obiettivi fondamentali sono assicurare agli agricoltori un tenore di vita adeguato e garantire ai consumatori la costante disponibilità di prodotti alimentari sicuri e a prezzi accessibili. Tra le sue priorità, oltre alla qualità e sicurezza alimentare ed alla competitività dell’agricoltura europea, vi è anche la tutela dell’ambiente e la salvaguardia delle comunità rurali.

Il preservare i terreni agricoli, soggetti ad aiuti comunitari, ha come obiettivo impedire che gli stessi, avendo beneficiato della P.A.C., possano aver una destinazione diversa da quella agricola per un periodo temporale congruo, tale da non vanificare gli aiuti ricevuti.
Nel dettaglio, le disposizioni contenute nella proposta di legge, sono indirizzate ad evitare che, dopo aver usufruito di misure a sostegno dell’attività agricola, i terreni vengano, mediante un mutamento della loro destinazione d’uso, sottratti all’attività agricola e investiti da un processo di industrializzazione o urbanizzazione in contrasto con la vocazione originaria ed in antitesi con lo stesso indirizzo comunitario di sostegno al settore agricolo. Ing. Donato Cancellara Associazione V.A.S. (Verdi Ambiente e Società) sezione Vulture Alto Bradano Gruppo di lavoro Energia della Federazione Nazionale Pro Natura