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Torno al Sud per essere accanto alle bellezze, alle difficoltà e alle fatiche degli uomini e delle donne di questo territorio

17 febbraio 2024 | 15:57
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Torno al Sud per essere accanto alle bellezze, alle difficoltà e alle fatiche degli uomini e delle donne di questo territorio
Padre Davide Carbonaro

Il messaggio di padre Davide Carbonaro, nuovo vescovo di Potenza, che nei giorni scorsi è stato in visita nel capoluogo

“Torno al Sud con gioia perché mi sento un uomo del sud. Torno per essere accanto alle bellezze, alle difficoltà e alle fatiche degli uomini e delle donne che abitano questo territorio. E amerò questa terra come se fosse la mia”. Così Padre Davide Carbonaro, Arcivescovo eletto, siciliano di nascita e romano di adozione, in una lunga intervista al sito diocesano concessa in occasione della sua visita privata a Potenza nei giorni scorsi (giovedì e venerdì) per prendere un primo contatto con la realtà ecclesiale che si prepara a guidare.

“E’ una visita di fidanzamento – ha detto tra l’altro il padre Davide- visto che la Chiesa di Potenza sarà la mia sposa”. Monsignor Carbonaro ha parlato anche del suo motto –“in lumine tuo”- ad indicare che la sua missione episcopale sarà ispirata solo alla Parola di Dio. L’Arcivescovo, nell’intervista, parla anche del suo servizio pastorale svolto a Roma, con riferimento ai giovani del centro storico e come assistente ecclesiastico degli scout di “Roma 12” , dove ha conosciuto David Sassoli responsabile del gruppo, oltre che come assistente delle ACLI, manifestando, nel corso dell’intervista, particolare sensibilità per il mondo del lavoro, “di cui – ha detto esplicitamente- voglio essere amico”.

Infine padre Davide ha rimarcato la necessità di “custodire la memoria”, facendo riferimento alla storia della chiesa di cui è stato parroco fino alla nomina episcopale, Santa Maria in Portico, in Campitelli, a ridosso del quartiere ebraico. I suoi predecessori, durante l’occupazione tedesca, si adoperarono fattivamente per salvare uomini, donne e bambini dai rastrellamenti nazisti nascondendoli all’interno del convento.” Custodire la memoria non per restare prigionieri del passato – ha concluso – ma per aprirsi al futuro”.