Giustizia, anche gli avvocati penalisti lucani si astengono dalle udienze per tre giorni

7 febbraio 2024 | 10:39
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Giustizia, anche gli avvocati penalisti lucani si astengono dalle udienze per tre giorni

La Camera Penale di Basilicata spiega le ragioni della protesta

La Camera Penale di Basilicata aderisce all’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale proclamata per i giorni 7, 8 e 9 febbraio 2024 dall’Unione Camere Penali Italiane con delibera del 25 gennaio 2024, per denunciare come ormai sia diffuso il convincimento che
qualsivoglia conflitto sociale possa trovare composizione all’interno del sistema penale e che, unica soluzione sia l’inasprimento delle pene e la successiva inevitabile carcerazione.

In una nota la presidente della Camera Penale di Basilicata, Sarah Zolla, spiega le ragioni della protesta.
“Le carenze strutturali delle carceri italiane determinano, però, situazioni di profondo disagio all’interno dell’animo umano, con diniego della funzione rieducativa della pena, tant’è che i numeri dei suicidi in carcere aumentano esponenzialmente. La funzione ed il ruolo difensivo oggi è messo in discussione non solo in quegli Stati e realtà culturali a noi lontane, ma, sempre più, anche nei nostri codici, nei nostri processi.

La nuova formulazione dell’articolo 581 del Codice di Procedura penale, che limita il potere di impugnazione del difensore, svilisce quel diritto costituzionalmente garantito, il diritto di difesa, la sua effettività e soprattutto la centralità dell’accertamento della responsabilità penale attraverso un doppio grado di giudizio. Oltre a ledere la dignità del difensore e a restringerne le facoltà proprie, nuoce gravemente ai soggetti più deboli che usufruiscono dell’istituto della difesa d’ufficio. Ed a pagarne le conseguenze sono proprio quei cittadini, imputati, più disagiati, che non vedranno garantito il loro diritto ad un giusto processo, se non di fronte ad uno specifico mandato difensivo per impugnare la sentenza di condanna.
Mandato ad impugnare molto spesso difficile da “raccogliere” per quelle persone “ultime”, difficilmente raggiungibili, per le più disparate difficoltà: pensiamo ai senza tetto o senza fissa dimora!
Quale difesa è questa? Quale esigenza di giustizia, così irrinunciabile, ha determinato una compressione e sacrificio totale del diritto di difendersi?

Le intercettazioni di colloqui o conversazioni tra il difensore ed il proprio assistito lasciano attoniti e sgomenti: non è accettabile l’intromissione di chicchessia nella fase più delicata del processo penale, allorquando si è chiamati a predisporre una adeguata scelta difensiva. Non si tratta di una rivendicazione di immunità per gli Avvocati ma di tutela di un diritto, del diritto di difesa del cittadino che deve confrontarsi liberamente con il proprio difensore, senza temere che un “orecchio abusivo” possa captare ciò che da tempo la legge vieta. Agire diversamente, non solo
svilisce il diritto, ma mette in crisi l’intero sistema di garanzie processuali.

L’Unione delle Camere Penali ha appreso con grande soddisfazione la notizia dell’approvazione da parte della Commissione Giustizia del Senato della norma con la quale, finalmente, si impone in modo espresso l’obbligo di interrompere immediatamente le intercettazioni di conversazioni o
comunicazioni che intercorrono tra difensori, investigatori privati autorizzati e incaricati in relazione al procedimento, consulenti tecnici e loro ausiliari, e quelle tra i medesimi e le persone da loro assistite.

Al contempo, però, non può non rilevarsi che se da un lato si afferma di voler contenere l’abuso dello strumento intercettativo, dall’altro si è provveduto ad un abnorme ed irragionevole allargamento del suo utilizzo a tutti i reati laddove siano aggravati dall’art. 416-bis.1. c.p. e dunque al di fuori del ricorrere di fenomeni di “criminalità organizzata”, emergendo dunque anche in questa materia l’urgente necessità di un intervento più organico di riforma.
Si tratta di una garanzia fondamentale per la tutela dell’effettività del diritto di difesa! Ed impellente è l’esigenza che tale divieto di ascolto non possa essere in alcun modo aggirato. I penalisti italiani ribadiscono senza riserve il proprio apprezzamento, la propria condivisione ed il proprio sostegno verso le idee riformiste del Ministro Carlo Nordio, ed alla figura di giurista ed intellettuale liberale quale egli certamente è, ma non possono più oltre ignorare come quelle idee e quei propositi riformisti appaiano osteggiati ed interdetti dalla stessa maggioranza che dovrebbe sostenerli: l’Unione delle Camere Penali Italiane aveva fornito il proprio contributo per la redazione delle disposizioni integrative e correttive della Riforma Cartabia e, nonostante la premessa alla relazione illustrativa contenga la formula (di stile) secondo la quale “nell’elaborazione dei correttivi si è tenuto conto dei contributi provenienti dall’accademia, dall’avvocatura e dalla magistratura”, in concreto nessuna delle puntuali proposte di modificazione suggerite è stata recepita. Si auspica che le istanze e ragioni rappresentate dall’Avvocatura siano prontamente accolte nello spirito di collaborazione di tutte le parti che quotidianamente si approcciano al tema giustizia. Sarah Zolla, avvocato e presidente della Camera Penale di Basilicata