Elezioni Basilicata. I lucani fuori dalla porta

29 febbraio 2024 | 11:03
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Elezioni Basilicata. I lucani fuori dalla porta
Speranza e Folino

A 20 giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste il campo largo è sempre più un campo minato

Roberto Speranza insiste con Angelo Chiorazzo e deve ancora spiegare i motivi di tanta insistenza e deve anche spiegare il motivo per cui non sia lui a metterci la faccia da candidato presidente come avrebbero voluto, pare, sia Schlein sia Conte. Qui tirerebbe aria di interessi antichi e ignoti a noi comuni mortali a parte i segnali di doppiezza emersi nelle chat riservate.

Tonio Boccia deve meglio spiegare che cosa intende quando dice che Chiorazzo “non ha padrini politici”, magari vorrà dire che avrà altri padrini fuori dalla politica? Tra le righe fa capire che l’imprenditore clericale potrebbe recitare la parte del Soru lucano. Nel suo ultimo comunicato stampa, l’ex DC, già presidente della Regione e parlamentare, sembra posseduto dallo spirito di un samurai, fino a sancire che “Basilicata Casa Comune” è un partito politico, non più un movimento civico. Buono a sapersi.

Ma queste sono faccende per addetti ai lavori delle tattiche elettorali che poco interessano i cittadini. La domanda rimane sempre la stessa: perché vi accanite così tanto sui nomi senza aver elaborato uno straccio di programma? Mancano 20 giorni alla presentazione delle liste e gli esponenti di partito continuano a disseminare, nel cosiddetto campo largo o giusto, mine anti avversario in un territorio di “amici e parenti serpenti.” Ora, questo spettacolo all’apparenza innocuo, ha già in gran parte determinato la sconfitta di qualunque coalizione si proponga di battere Vito Bardi che, in verità non sembra essere il vero obiettivo.

I cittadini vorrebbero conoscere le intenzioni programmatiche e progettuali dei partiti del “campo minato”, invece sono bombardati da nomi e cognomi lanciati nella mischia come bolle di sapone, l’uno contro l’altro. A proposito di nomi e cognomi e di programmi inesistenti un’altra domanda: perché, per esempio, Alberto Iannuzzi non è un nome spendibile? Quali “ragionamenti” politici fanno a proposito gli strateghi di “sinistra” della sconfitta del centrosinistra? Come intendono recuperare il consenso nell’area dell’astensionismo? Facendo volare gli stracci su presunti candidati padri, figli e nipoti del sistema di potere sempre uguale a se stesso? Il dubbio che in gioco ci siano solo interessi di confraternite e non gli interessi dei lucani continua a crescere.

Questi strateghi del risiko sembrano politicamente dilettanti, ma sono maestri nella costruzione di trame di interessi e nella tutela degli affari propri. I veri qualunquisti, politicamente parlando, sono proprio loro, perché così facendo tengono i lucani fuori dalla porta, alla faccia della democrazia e della partecipazione, salvo poi bussare alle finestre delle case per chiedere il voto. Ma per favore!