Autonomia differenziata e nuova classe dirigente regionale: “che la speranza sia l’ultima a morire”

4 febbraio 2024 | 13:28
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Autonomia differenziata e nuova classe dirigente regionale: “che la speranza sia l’ultima a morire”
Gianni Rosa e Vito Bardi

Mentre Vito Bardi e Gianni Rosa si trasformano nei ventriloqui di Calderoli

Forse non avverrà mai, non in queste elezioni comunque. Quello che servirebbe alla Basilicata e al Sud è una classe politica e dirigente consapevole delle necessità del proprio territorio e capace di difenderne gli interessi e di progettarne il futuro. Cosa che il Sud non ha mai avuto. Quello che ha sempre avuto è invece un ceto supino agli interessi del Nord e del proprio partito. Se Zaia progetta l’Autonomia Differenziata, alias secessione morbida, è perché vuole più soldi e vantaggi rispetto a quello che già hanno, al Sud invece Vito Bardi e Gianni Rosa si trasformano nei ventriloqui di Calderoli.

Dimenticando che il progetto della Autonomia nasce dall’humus culturale dei pratoni di Pontida, con Calderoli tra i protagonisti, con un veleno antimeridionale diffuso a suon di ‘Forza Etna’ ‘Ammazza un terrone risparmi un milione’ e via dicendo. Vogliono sul serio farci credere che si sono trasformati tutti in accesi meridionalisti?

Bene, se però questi ventriloqui sono così favorevoli all’Autonomia, oltre a ripetere a pappagallo il mantra leghista della pelosa e squallida lusinga della responsabilizzazione del ceto dirigente meridionale, dovrebbero anche dire con chiarezza su quali delle 23 materie previste intendono chiederla, come finanziarla e attraverso quali precise azioni intendono rilanciare il Sud. Sono in febbrile attesa e aperto al confronto pubblico.

E visto che ‘Io sono Giorgia’ non vuole un Sud che viva di sussidi, che anche lei spieghi i suoi progetti per il Sud. Quale bacchetta magica ci nasconde e quali sono gli investimenti infrastrutturale che pensa di fare al Sud per colmare il gap con il Nord e metterlo in condizioni di competere. Oppure ci vuole parlare della distribuzione dei fondi PNRR al sud e al nord? Comunque poche chiacchiere! Che prenda carta penna e calamaio e ci illustri, anche con una botta di conti che ne certifichino la fattibilità, le sue idee e che la smettano tutti di prenderci per il sedere. Oppure qualcuno ci vuol far credere che con i fantasmagorici LEP la spesa pubblica in Basilicata che è di 18.264,12 euro pro capite e in Campania di 13.875,27 all’improvviso sarà di 28.710,91 come per la provincia di Bolzano o, addirittura, di 36.208,01 come in Val D’Aosta? (dati CPT 2021) Ma questi venditori di fumo hanno gioco facile perché, come dicevo, abbiamo avuto e abbiamo una classe dirigente di sudditi e opportunisti che per le proprie carriere svendono il proprio territorio.

A questo disegno di ulteriore svilimento delle ragioni del Sud portato avanti dalla destra si contrappone il nulla. Per vincere le elezioni contro questa destra occorrerebbe che la metà dei lucani decidesse di andare a votare contro questo scellerato disegno e chi lo porta avanti, e per farlo occorre una classe dirigente credibile che proponga un serio cambiamento e che giuri sul proprio onore di difendere gli interessi del proprio territorio.

Una classe dirigente che comprenda fino in fondo la priorità assoluta di combattere questa riforma. Purtroppo si assiste a una frammentazione di quadro generatasi proprio a causa di quel ceto di sinistra che ha mal governato la regione come, peggio e prima di Bardi. Un ceto che oltre a questo faceva da ventriloquo a Bonaccina, alla Gelmini, a Draghi e Letta, a Gentiloni e prima ad Amato e agli altri padri, non certo nobili, di questa autonomia differenziata.

Parlo di De Filippo, Pittella, Santarsiero, Follino, Speranza, Margiotta. Più che Chiorazzo sono questi il vero problema, il vero intoppo a fare un fronte unico contro la destra. Quando erano forti e teorizzavano il Partito Regione hanno fatto di tutto e di più per mazzolare e mettere la mordacchia a quella società civile e a quelle componenti che si opponevano allo strapotere dei petrolieri e che cercavano, proponendo, nuove vie di sviluppo. Me compreso.

E, purtroppo, ho potuto constatare personalmente l’avversione, a causa di questi, di pezzi importanti di movimenti lucani che vorrebbero una alternativa a fare sintesi con i residuati del Partito Regione, del meno siamo meglio stiamo e della relazione corta. Dico purtroppo perché un fronte largo sarebbe utile per combattere questa destra ma ad impossibilia nemo tenetur!

E ora? Che ci si dia una mossa mettendo insieme una alternativa al sistema al vecchio PD (a trazione bonacciniani Speranza) – Destra, che sono due facce della stessa visione del mondo, con una proposta trasversale della società civile e dei partiti meno compromessi con l’Autonomia Differenziata. Meno compromessi perché chi più chi meno hanno tutti flirtato con questa spaccatura del Paese inseguendo il più becero elettorato del Nord.

Una alternativa trasversale, anche con pezzi dissidenti del PD e della Destra, che si raccolga sotto la priorità delle priorità, la lotta alla autonomia differenziata e che giuri di servire in modo prioritario gli interessi della Basilicata e del Sud in forma solenne e pubblica e che non lasci soli chi, come me e il Comitato Referendum Basilicata, vuole lottare contro questo scempio di ragione e civiltà. Non so se questa proposta possa essere vincente, ma di sicuro potrebbe essere la palestra di una nuova classe politica attenta al proprio territorio. Che la speranza sia l’ultima a morire!