Vito Bardi ci lascia una Basilicata ancora una volta da rifare

26 gennaio 2024 | 14:41
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Vito Bardi ci lascia una Basilicata ancora una volta da rifare

Una regione piena di incantatori a destra e a manca, ma anche piena di cittadini a cui piace assistere agli spettacoli degli illusionisti. Invece di pensare e cercare di capire il trucco, i lucani applaudono

Questa era la situazione alla fine della legislatura regionale della Giunta Pittella descritta in un editoriale qui pubblicato nel 2018. Oggi, alla scadenza del mandato di Vito Bardi, possiamo tranquillamente pantografare quell’editoriale. Con qualche variazione, naturalmente.

Il 29 maggio 2019, Vito Bardi, in ritardo, presenta in Consiglio regionale, la sua relazione programmatica. Proviamo a ricordare qualche punto saliente e a confrontarli con le condizioni in cui lascia la Basilicata a cinque anni di distanza. “Intendo favorire un piano straordinario per il lavoro”. Su questo punto dovremmo rivolgerci a “Chi l’ha visto?”. E se qualcuno lo ha visto, dia una controllata ai dati sull’occupazione, sul precariato, sugli ammortizzatori sociali. Guardi alla situazione dell’area industriale di Melfi, solo per fare un esempio. “Costruire nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani laureandi: non dobbiamo infatti solo invertire il flusso migratorio, ma rendere attrattiva la Basilicata”. Il risultato è che il trend migratorio dei giovani laureati e non solo, è in continua crescita. Lo spopolamento appare irrefrenabile. L’evacuazione delle ricchezze lucane, a vantaggio dei grandi poteri economici e finanziari, ha subito un’accelerazione.

Parlando di Sanità, il presidente promette “una rete ospedaliera da ripensare, evitare gli sprechi, utilizzando le strutture diffuse del territorio, potenziando alcuni ospedali, ampliare i programmi di ospedalizzazione domiciliare, gestire in maniera più efficiente le liste di attesa agendo su vari fattori: ampliare l’offerta, razionalizzare le risorse, governare le richieste con i medici secondo le reali priorità, attivare precisi protocolli diagnostici.”  Su questo punto non c’è che dire, è sufficiente far ricorso all’esperienza dei cittadini che hanno dovuto affrontare problemi di salute con il rosario in mano. “Nel nuovo Statuto regionale sarà prevista l’istituzione di un nuovo sottosegretariato: una scelta di modernità”. Il colpo alla lombarda non gli è riuscito. Tuttavia, il generale è riuscito a cambiare tre Giunte, a barcamenarsi in maggioranze sempre più risicate, a sostituire dirigenti nei posti chiave dell’amministrazione con una frequenza mai vista e in modalità “cosmopolita”: campani, lombardi, veneti e via per tutta la penisola, ad eccezione della Basilicata. Quest’ultima regione, però, l’ha svenduta agli interessi del Nord, non opponendosi allo sciagurato disegno di legge sull’autonomia differenziata. E poi la cultura, il servizi sociali, il contrasto alla povertà non pervenuti: visione zero.

“Ma ha fatto anche cose buone”, i bonus gas e acqua: giochi di prestigio con cui i colossi dell’energia ci guadagnano e i cittadini vengo illusi. Si è concentrato, in sintesi, sul modello del paternalismo borbonico. Un Bardi che appare bonario e benefico in cambio di consenso. Intanto, la realtà è che il generale ci lascia una Basilicata ancora una volta da rifare: in alcuni settori nulla è cambiato, in altri molto è peggiorato. Morale della favola: la Basilicata è piena di incantatori a destra e a manca, ma è anche piena di cittadini a cui piace assistere agli spettacoli degli illusionisti. Invece di pensare e cercare di capire il trucco, applaudono.