Spaccaitalia: che fine faranno il Sud e la Basilicata?

25 gennaio 2024 | 11:38
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Spaccaitalia: che fine faranno il Sud e la Basilicata?
Gli assessori e il presidente Bardi

Se Bardi, Rosa, Latronico e quanti altri sono convinti della bontà del loro appoggio alla Autonomia Differenziata che spieghino le loro ragioni in sedute pubbliche e con contraddittorio

Proprio qui, in Basilicata in mezzo a noi, abbiamo autorevoli membri del Centro Destra che sono favorevoli alla autonomia differenziata. Il governatore della Regione, Vito Bardi, che ha dato l’adesione per conto di tutti i lucani al progetto cd ‘spaccaitalia’ del leghista Calderoli, poi il senatore di Fratelli D’Italia Gianni Rosa, che insieme ad altri 44 senatori del Sud Italia ha votato in senato a favore della legge Calderoli, e, infine, Cosimo Latronico che è stato membro della Commissione Bicamerale per il Federalismo Fiscale dal 2013 al 2018 senza intervenire neanche quando il suo presidente Giancarlo Giorgetti chiedeva la secretazione degli atti riguardanti i coefficienti di perequazione.

A tutti questi, e ai cittadini lucani che li votano, pongo le seguenti questioni.

Che funzioni rimarranno allo Stato Italiano cedendo da un lato sovranità all’Europa e dall’altro alle regioni?

La UE ha competenze esclusive nelle seguenti materie: unione doganale; regole di concorrenza per il mercato unico; politica monetaria; commercio e accordi internazionali; flora e fauna marine. Inoltre interviene sulle politiche di bilancio dei singoli paesi in base a specifici trattati e si parla di difesa e politica estera comune. Sono invece materie di legislazione concorrente: mercato unico; occupazione e affari sociali; coesione economica sociale e territoriale; agricoltura; pesca; ambiente; protezione dei consumatori; trasporti reti transeuropee; energia; giustizia e diritti fondamentali; migrazione e affari interni; sanità pubblica; ricerca e spazio; cooperazione allo sviluppo e aiuti umanitari.

In base all’art. 117, Titolo V della Costituzione sono materie di legislazione concorrente tra lo Stato e le Regioni: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione; professioni; ricerca scientifica e tecnologica; sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della  comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e promozione e organizzazione di attività culturali; valorizzazione dei beni ambientali; casse di risparmio e casse rurali; aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Su ciascuna di queste materie ogni regione potrà chiedere l’autonomia a prescindere da quello che fanno le altre.

Stato federale o stato Arlecchino?

Abbiamo visto con il caso del ‘Fine Vita’ della regione Veneto che ogni regione potrà darsi o meno delle norme attuative differenti. Come verrà garantita la parità di accesso e di approccio al Fine Vita in tutta Italia secondo quanto previsto dalla sentenza di cassazione 242/2019? Analoghe considerazioni valgono su tutte le materie elencate prima. La conseguenza è che ogni cittadino avrà servizi e diritti variabili in funzione del territorio su cui risiede. La Germania, citata spesso come esempio, è uno stato federale, dove ogni ‘regione’ ha gli stessi diritti e gli stessi doveri e lo stesso rapporto con lo Stato.

La Germania ha 16 Länder diversi tra di loro per superficie, abitanti, risorse economiche e geografiche. Ci sono regioni economicamente più forti e ricche e altre meno. Ma la costituzione prevede che il Governo nazionale deve garantire l’omogeneità delle condizioni di vita su tutto il territorio nazionale. Ogni anno le regioni più ricche devono aiutare economicamente quelle più deboli. “A causa di queste compensazioni finanziarie ci sono delle regioni che “danno” e altre che “ricevono”. Il federalismo non può vivere senza questo tipo di solidarietà e questo è uno dei motivi per cui il federalismo in Germania, nonostante molti inevitabili problemi, funziona abbastanza bene ed è accettato da tutti”. Ossia l’esatto contrario di quello che si vuol fare in Italia, dove questa legge spaccaitalia nasce dal presupposto che le regioni più ricche trattengano più risorse sul proprio territorio.

LEP e par conditio e la qualità della classe dirigente

La questione dei LEP (Livelli Essenziale delle Prestazioni) rischia di essere uno specchietto per le allodole. Nel senso che la loro definizione comporterà o meno maggiori oneri per lo stato. Non solo ma occorre che la definizione e il calcolo sia molto attento. Un esempio di cattivo funzionamento dei LEP è nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) dove c’è stato nei fatti un depauperamento delle prestazioni sanitarie in tutto il territorio nazionale e non si è tenuto conto del fatto che la prestazione sanitaria inizia appena si esce dall’uscio di casa e non quando uno entra in una struttura medica pubblica.  Nel senso che siamo in una condizione ben diversa se ci viene un infarto al centro di Milano o in un paesino di montagna, se ci sono infrastrutture pubbliche o meno eccetera. Per cui ogni definizione dei LEP che non tenga conto delle condizioni generali e al contorno e delle economie di scala e di scopo rende falsa la sua definizione.

D’altro canto frammentando le competenze Nazionali si assisterà, proprio per le mancate economie di scala e di scopo, a un aumento della spesa della governance pubblica e dei servizi.

Altro tema ancora è la par conditio delle varie regioni per affrontare il processo di Autonomia Differenziata. Regioni con una popolazione numerosa, con infrastrutture, vicini ai centri decisionali e di commercio hanno un enorme vantaggio competitivo che dovrà essere colmato prima di procedere con l’autonomia. Siamo poi sicuri che la qualità della classe dirigente e politica regionale sia migliore di quella nazionale?

Cosa è il residuo fiscale

Occorre fare chiarezza sul significato di Residuo Fiscale. Questo venne concettualizzato dal premio Nobel del 1986 James Buchanan, nel suo saggio Federalism and fiscal equity. Con questo termine si intende la differenza tra quanto i singoli individui forniscono al finanziamento pubblico e quanto ricevono in termini di spesa pubblica.

Poiché il presupposto di ogni comunità politica o sociale, piccola a piacere, è quello dell’omogeneo del trattamento in tutta la comunità delle persone a parità di reddito, ne consegue, secondo Buchanan, che in qualsiasi parte di essa l’individuo decida di risiedere riceverà lo stesso trattamento. Il residuo fiscale maggiore di un territorio deriva semplicemente dal fatto che in quel territorio per vari motivi sono concentrati individui con redditi più elevati.

Questo, secondo Buchanan, giustificava il differente residuo fiscale tra i vari Stati degli USA e dal punto di vista etico il trasferimento di risorse tra gli Stati più ricchi e quelli più poveri. Il residuo fiscale è un diritto degli individui, e in una unica comunità politica la mutualità e solidarietà è tra individui e non tra i territori. Così come la tassazione riguarda gli individui e non i territori. Ancora una volta il contrario di quello che si aspettano al Nord.

La vera differenza tra i politici del Nord e quelli del Sud è che al Nord nessuno si vergogna di difendere gli interessi del proprio territorio, al Sud sì

Nella seduta in cui si è discussa al senato l’autonomia differenziata ben 45 senatori del Sud hanno votato a favore di una riforma che danneggia il SUD. Non sarebbe mai accaduto il contrario, neanche per disciplina di partito, anzi ci sarebbe stata una rivolta contro il proprio partito. Purtroppo le condizioni in cui versa il Mezzogiorno d’Italia deriva in gran parte dalla storica acquiescenza alle ragioni del Nord dei rappresentanti al governo e al parlamento degli eletti al sud.

Per chi volesse approfondire il tema segnalo il documento consegnato alla prima Commissione regionale dal Comitato Referendum Basilicata contro l’Autonomia Differenziata

Dibattito

Se Bardi, Rosa, Latronico e quanti altri sono invece convinti della bontà del loro appoggio alla Autonomia Differenziata che spieghino le loro ragioni in sedute pubbliche e con contraddittorio. Che spieghino i vantaggi per la regione Basilicata derivanti dalla Autonomia Differenziata e su quali delle 23 materie intendono chiedere l’autonomia e come intendono gestire e finanziare le autonomie richieste. Io sono disponibile al confronto quando vogliono.