Si può morire di ingiustizia: “l’esecuzione sommaria degli esecutati”

6 gennaio 2024 | 13:01
Share0
Si può morire di ingiustizia: “l’esecuzione sommaria degli esecutati”

Aste fallimentari, due decessi a poca distanza l’uno dall’altro: suicidati dall’umiliazione

E’ accaduto a Laterza, in provincia di Taranto, tra il 4 e il 5 gennaio. Un imprenditore agricolo di  53 anni contrae un finanziamento per la propria azienda agricola, ma quando non riesce più a pagare le rate la sua azienda va all’asta. Preso dalla disperazione, decide di togliersi la vita, impiccandosi. L’azienda, del valore di 300mila euro è andata all’asta per 24 mila euro di debito residuo. In tutto il debito ammontava a 60mila euro, l’uomo stava pagando, con mille difficoltà, ma stava pagando. Se aiutato poteva farcela. Tuttavia, la legge non consente di vendere a prezzo vile, ma tant’è: la legge lasciala stare

Meno di un mese fa un altro, l’ennesimo, episodio a Cassino.  Donato, 63 anni, la sua casa va all’asta e l’ultimo giorno prima di lasciare l’abitazione decide di togliersi la vita.  E’ stato trovato morto all’interno dell’auto nel suo garage accanto al fucile utilizzato per l’estremo gesto. E’ il caso di diffondere la lettera della figlia, il giorno della consegna delle chiavi all’acquirente, pubblicata su FrosinoneNews in un articolo di Angela Nicoletti. Parole toccanti, una lettera struggente che vi consigliamo di leggere cliccando qui.

Due storie emblematiche di un mondo, quello delle esecuzioni fallimentari, spesso avvolto nella nebbia dei tribunali, nell’ombra di gruppi di affari senza scrupoli. I casi da noi trattati su questo giornale sono decine. La legge non protegge i cittadini che, per cause spesso create ad arte, finiscono nel tritacarne delle procedure fallimentari e nelle maglie delle reciproche coperture tra avvocati, magistrati, curatori, affaristi senza scrupoli. Ricordiamo il caso di Mauro e Teresa, due anziani coniugi che vivono in strada sotto una tenda: per un debito di 4mila euro del marito, al quale non è stato consentito di pagarlo, finisce all’asta l’intero immobile dal valore di 2 milioni di euro, compreso il 50% di proprietà della moglie che non ha alcun debito con nessuno. Mauro è malato di cancro e ha già più volte minacciato di togliersi la vita o di toglierla ai responsabili delle sue sofferenze. (Clicca qui). Sì, perché dalle testimonianze che raccogliamo ormai da anni, l’amministrazione irresponsabile della giustizia in queste vicende appare sempre più come un’istigazione al suicidio e, in alcuni casi, come istigazione a delinquere. Vale la pena citare Nelson Mandela: “Quando a un uomo viene negato il diritto di vivere la vita in cui crede, non ha altra scelta che diventare un fuorilegge”. Infatti, la dignità ha un valore non un prezzo. E quando quel valore viene mercificato e ucciso da chi dovrebbe tutelarlo, i cittadini cadono nella disperazione.

Abbiamo sentito a telefono l’avvocata Anna Maria Caramia che da anni si occupa di esecuzioni fallimentari a difesa degli esecutati, per un commento su questi due casi di suicidio e sulla situazione delle aste in generale. Caramia attende da tempo che una qualunque autorità in Italia la chiami per riferire tutti ciò che ha potuto conoscere e verificare circa il mondo delle aste. Sta conducendo una dura battaglia da oltre 15 anni. Il 23 agosto 2023 l’avvocata Caramia ha depositato alla Procura di Catanzaro una corposa denuncia che svelerebbe il sistema aste mettendo in evidenza quelle che sono le forzature praticate nelle sezioni esecuzioni e fallimenti dei tribunali d’Italia.

Caramia raggiunta al telefono da noi questa mattina