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Pattumiera nucleare a Genzano di Lucania? “Bisogna serrare i ranghi e respingere al mittente ogni tentativo di invasione”

31 gennaio 2024 | 11:12
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Pattumiera nucleare a Genzano di Lucania? “Bisogna serrare i ranghi e respingere al mittente ogni tentativo di invasione”

“Pronti a sabotare in via giurisdizionale, ogni azione che cerchi di invadere il nostro territorio”

Di seguito la nota di Donato Cancellara, ingegnere  e membro dell’Associazione V.A.S. (Verdi Ambiente e Società) sezione Vulture Alto Bradano Gruppo di lavoro Energia della Federazione Nazionale Pro Natura sul deposito unico di scorie nucleari.

Dal 13 dicembre scorso ad oggi, data di pubblicazione della proposta della Carta Nazionale Aree Idonee (CNAI), si è accesa l’attenzione sulla Basilicata e sul Comune di Genzano di Lucania, in modo particolare, per la possibile collocazione della “pattumiera” nucleare con annesso “parco giochi” tecnologico. Già in passato, in tempi non sospetti, la questione venne affrontata e dibattuta pubblicamente ed in sedi istituzionali. Risale al 2015 quando ci si interrogava se la questione Deposito delle scorie radioattive potesse rappresentare una minaccia per la Basilicata.

Nel 2021, il Comune di Genzano di Lucania, affiancato dall’Unione dei Comuni dell’Alto Bradano, espresse la sua contrarietà in un atto deliberativo collegiale al fine di manifestare il dissenso unanime dell’intera area settentrionale della Basilicata così come avvenuto per il Piano di Transizione Energetica Sostenibile delle Aree Idonee (PiTESAI) con il quale venne manifestata la non disponibilità a svendere il proprio territorio ad attività di prospezione e ricerca idrocarburi.

Come spesso accade per le proposte realizzative di mega impianti industriali, anche per il deposito unico nazionale delle scorie nucleari, c’è chi si interroga se possa rappresentare una possibile occasione di sviluppo ed invita a valutare gli ipotetici aspetti positivi rispetto ai potenziali aspetti negativi. Ciò si tradurrebbe nell’effettuare un’attenta analisi benefici-costi. Tuttavia, ritengo che non avrebbe senso porsi alcun tipo di domanda dubitativa, ma semplicemente sostenere un netto “NO” a prescindere. C’è chi si potrebbe scandalizzare facendo notare che non si può negare una interlocuzione sui pro e i contro, non si può negare il confronto con chi vorrebbe dimostrare la fondatezza degli aspetti positivi, non si può tollerare una radicale chiusura a priori. Sia pur legittima la posizione di chi vorrebbe un confronto, penso che non ci sia da tollerare alcuna discussione con chi non mostra rispetto. Proprio così, il rispetto spesso viene continuamente calpestato dalle società proponenti progetti di grande impatto ambientale, paesaggistico e sociale, millantando ricadute positive per il territorio ospitante.

Il rispetto dovrebbe indicare serietà e voglia di non raggirare l’interlocutore. Il rispetto implica il dover basare le propri posizioni su dati certi ed inequivocabili e non su “mezze verità” o addirittura su fuorvianti descrizioni dei territori basate su mappe non aggiornate. Di fronte ad un interlocutore che si ritiene essere poco credibile, anche se potente nelle sue campagne informative ad alto impatto suggestivo, l’unico atteggiamento ritengo sia quello di serrare i ranghi e respingere al mittente ogni tentativo di invasione, in modo netto e deciso, pronti a sabotare, soprattutto in via giurisdizionale, ogni azione che cerchi di invadere il nostro territorio.

Cosa c’è di serio in chi adotta una procedura, per la realizzazione del deposito nazionale, che prevede il rispetto di criteri di esclusione (Guida Tecnica n. 29 dell’Ispra) calibrando gli stessi per una collocazione nel deposito definitivo di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, pur considerando lo stoccaggio di rifiuti ad alta attività? Cosa c’è di rispettoso nel non prevedere criteri più cautelativi e più stringenti per i rifiuti ad alta attività, ancor più se considerata la loro permanenza a tempo non definito e drammaticamente indefinibile? Cosa c’è di serio nell’adottare una modalità che sembrerebbe a dir poco “surrettizia” con la quale dare una sistemazione anche ai rifiuti ad alta attività facendo credere che la sicurezza assicurata per questi ultimi sia la stessa richiesta per i rifiuti a bassa e media attività? Rifiuti ad alta attività per i quali si prevede la permanenza per una durata temporanea quantificata aleatoriamente in 50 anni e senza alcuna concreta definizione sull’ipotetico deposito geologico che dovrebbe assicurarne la definitiva sistemazione. Veramente si pensa che la Guida Tecnica n. 30 dell’ISIN, pubblicata con forte ritardo, possa rimediare al pasticcio creato in merito al deposito unico nazionale? Cosa c’è di serio nel non essersi cimentati con un’attenta analisi dei rischi incidentali che dovrebbe considerare, con assoluta certezza, il fattore tempo negli ipotetici scenari? Sembra serio il non prevedere, in merito al deposito geologico, un dettagliato quadro pianificatore in cui si consideri la tempistica, le norme cui far riferimento, gli strumenti concreti ed attuabili al fine di non lasciare al caso ciò che, invece, deve necessariamente essere pianificato ancor più se si considera che la realizzazione di un deposito geologico interesserebbe non meno di 30 anni escludendo le lunghe e laboriose fasi di localizzazione e progettazione?

Cosa c’è di rispettoso in chi descrive i territori prescelti in agro di Genzano di Lucania, evidenziando, così si legge nei documenti depositati, che “l’ecosistema, dunque, appare snaturato e quasi privo di interesse ambientale”? Descrivere il territorio in modo così superficiale, rappresenta l’atteggiamento di chi vuole interloquire con serietà e trasparenza oppure sembra una ingannevole strategia di chi vuole screditare il territorio altrui facendo credere che la proposta progettuale possa rappresentare un’occasione di sviluppo? Forse la società proponente si riferisce ad uno sviluppo distorto che determinerebbe una desertificazione culturale e sociale, con gravi ed inaccettabili ripercussioni per un territorio che sta puntando su un sviluppo sostenibile e su un’agricoltura di qualità che subirebbe gravi ed inaccettabili ripercussioni negative.

Può aumentare il livello di fiducia, una società già interessata da perquisizioni da parte della Guardia di finanza nel periodo natalizio del 2021? (clicca qui). Dopo una dettagliata inchiesta della giornalista Milena Gabanelli, cosa resta della società Sogin in termini di un fruttuoso confronto? (clicca qui)

Di fronte ad un interlocutore come la Sogin e suoi simpatizzanti, l’unico motto che invito a sostenere da parte del costituendo comitato locale nato a Genzano di Lucania, ufficializzato nel pomeriggio di sabato scorso 27 gennaio, dovrebbe essere “resistere, resistere, resistere”. Donato Cancellara, ingegnere  Associazione V.A.S. (Verdi Ambiente e Società) sezione Vulture Alto Bradano Gruppo di lavoro Energia della Federazione Nazionale Pro Natura