Stellantis e crisi del lavoro: a quando un’autocritica dei sindacati?
Si cominci a pensare seriamente al fatto che la nuova missione del sindacato è non esistere così com’è oggi. Continuare ad illudere gli operai, i lavoratori, le famiglie circa la possibilità di mantenere un posto di lavoro per esempio nella logistica sta diventando pura cattiveria. La logistica è in vetta ai settori dell’automazione
Fernando Mega, segretario regionale della Cgil, richiama la politica al senso di responsabilità. Prende la parola sulle imminenti elezioni, sbagliando, come un qualunque esponente di partito. E’ da anni ormai che i sindacati prendono la parola su tutto, fanno politica legittimamente ma, spesso, comportandosi da partito la fanno male. Le dichiarazioni di Mega contenute in un comunicato stampa di questa mattina, 13 gennaio, se non sono inutili sono sospette. Parla ai cosiddetti riformisti di sinistra e ai valori cui dovrebbero uniformarsi. “I partiti escano dai personalismi nell’interesse del bene comune. Cinque anni del governo Bardi impone, per senso civico e amore della propria terra, l’urgente definizione di unità valoriale e di intenti, che porti celermente a offrire alla dimensione del dibattito pubblico regionale programmi tesi a salvare l’esistenza stessa della Basilicata”. Ora, Mega forse è convinto che qualcuno lo ascolti e anche in questo caso si sbaglia.
“Sfugge, nella spasmodica ricerca di personalismi, la consapevolezza dell’estrema difficoltà in cui si trova la Basilicata e che rischia di scomparire a fronte degli assetti macroeconomici e sociali attuali: Stellantis, spopolamento, diminuzione delle risorse petrolifere, mancato rispetto del diritto alla salute, dimensionamento scolastico con un’offerta formativa che si va sempre più a ridurre non rispondendo alle esigenze dei giovani…non c’è più spazio per il nulla”. Mega non sa che molta della responsabilità di quanto è accaduto e accade risiede in quel riformismo che egli stesso richiama all’unità di intenti.
Credo sia giunto il momento di un’autocritica pubblica dei sindacati i quali in questi lunghi anni non hanno saputo leggere i fenomeni che hanno interessato il mondo del lavoro. Quello che sta accadendo alla Stellantis, al suo indotto, all’Ilva, ovunque, è evidente: l’automazione, quando conviene alle aziende, produce disoccupazione; l’automazione, quando non conviene alle aziende, produce sfruttamento sul lavoro. Contingenze: se la macchina mi costa meno del lavoratore scelgo la macchina, se il lavoratore costa meno della macchina scelgo il lavoratore, ma a certe condizioni, perché il ricatto dell’automazione e del surplus di popolazione in età lavorativa è sempre dietro l’angolo.
Al sindacato attuale non passa nemmeno per l’anticamera del cervello che il problema è tutto qui: il lavoro salariato. Non capiscono che la loro missione è liberare gli operai dal lavoro anziché tenerli in gabbia nelle fabbriche che prima o poi chiuderanno o faranno a meno della manodopera umana. E’ singolare che siano proprio i sindacati a spingere affinché le aziende adottino strategie di innovazione tecnologica per stare sul mercato e “salvaguardare così l’occupazione”. Immaginate i ratti che lottano affinché si producano trappole per topi sempre più sofisticate. La confusione è tanta.
Da anni si chiacchiera con argomenti vecchi e fallimentari, i risultati a Stellantis e nell’indotto sono evidenti. E loro continuano a parlare di piani industriali, di tavoli urgenti. Un giorno esultano per aver conquistato il diritto dei lavoratori a 10 minuti per andare al bagno e il giorno dopo urlano alla crisi grave e richiamano soluzioni immediate. Un giorno dicono che il tavolo ha prodotto ottimi risultati e il giorno dopo ritornano con i presidi perché qualcosa è andata storta.
Si faccia autocritica, si discuta seriamente sulle ragioni della crisi che è soprattutto crisi del lavoro. Le aziende che continueranno a competere sul mercato lo faranno automatizzando le produzioni, punto. Si cominci a pensare seriamente al fatto che la nuova missione del sindacato è non esistere così com’è oggi. Creare le condizioni per cui non ci sarà più bisogno di difendere e tutelare i lavoratori salariati perché non ci saranno più lavoratori salariati. Questa storia del riformismo e del richiamo ai valori progressisti è aria fritta. Occorrono una politica e un sindacalismo prefigurativi, capaci di incarnare fin da subito il mondo che verrà, di sperimentare già nel presente un avvenire postcapitalista in cui le persone saranno libere di modellare le proprie vite. Quel riformismo di cui parlano Mega e gli altri ha funzionato, subito dopo il superamento delle socialdemocrazie e dell’economia keynesiana, da stampella al neoliberismo.
Ora, il sindacato faccia il sindacato sottraendosi ai meccanismi di autoreferenzialità e introduca nel dibattito pubblico la questione del superamento del lavoro salariato, vale a dire della liberazione di milioni di donne e uomini dalla gabbia del “falso diritto al lavoro”. Si discuta seriamente di “reddito universale”, senza tabù. Si spieghi la natura della violenza simbolica del lavorismo.
Continuare ad illudere gli operai, i lavoratori, le famiglie circa la possibilità di mantenere un posto di lavoro per esempio nella logistica sta diventando pura panacea. Giusto immaginare soluzioni immediate per salvaguardare il reddito dei lavoratori, ma questa modalità non può continuare a lungo. La logistica è in vetta ai settori dell’automazione. Si continuerà con soluzioni tipo la “solidarietà negativa”: se un lavoratore è costretto a sopportare condizioni sempre peggiori (salari bloccati o più bassi, sussidi, tagli alle pensioni, riduzione delle giornate lavorative, cassa integrazione, eccetera) anche tutti gli altri devono solidalmente sopportarli, chi? Altri lavoratori, naturalmente. Fino a quando potrà durare questa storia?
Il problema è che i sindacati stessi sono in competizione tra loro, in nome di principi e di valori differenti. Roba vecchia anche questa. Si riorganizzi un’Internazionale sindacale che introduca nel dibattito pubblico europeo e mondiale il superamento dell’egemonia del neoliberismo a partire dalle battaglie per la fine del lavoro salariato e subordinato ai profitti. E’ vero, Fernando Mega, “non c’è più spazio per il nulla”, soprattutto nel sindacato. Caro sindacato, tutte le sigle, se vai ai tavoli con Stellantis o con altre aziende senza capire quello che sta succedendo nel mondo Tavares e tutti gli altri ti inganneranno, sempre.