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Cpr Palazzo San Gervasio: “7 gocce di Serenase (un antipsicotico) nel latte a colazione”

11 gennaio 2024 | 10:54
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Cpr Palazzo San Gervasio: “7 gocce di Serenase (un antipsicotico) nel latte a colazione”
Il Cpr di Palazzo San Gervasio

Inquietanti retroscena sulla presunta somministrazione di sostanze pericolose “senza prescrizione e consenso” agli ospiti del Centro “per tenerli calmi”

Non avevano neanche “una televisione o uno svago”, gli ospiti del Cpr Di Palazzo San Gervasio. Una condizione di totale alienazione che vivevano sviluppando diverse forme di disagio. Ed è in questo contesto che si inseriva la somministrazione di tranquillanti “spesso senza prescrizione e specifico controllo”. Aspetti inquietanti, quelli che emergono dall’ordinanza del Gip di Potenza che ha chiuso le indaginisul caso del Centro di permanenza per il rimpatrio. In particolare, la sostanza più utilizzata era il Ritrovil, che in genere si usa per curare l’epilessia. E invece sarebbe stato utilizzato in modo massiccio e spesso “non tracciato” su ospiti che poi sviluppavano “forme di dipendenza”. Senza “specifiche prescrizioni” in alcuni casi. Acquisti massicci con “codice rosso” per poterne addebitare la spesa al sistema sanitario nazionale. E poi, altro dettaglio che emerge, il farmaco sarebbe stato “allungato con l’acqua” per fare economia, su indicazione dei responsabili della società che gestiva il centro, (Engel Italia).

Questo stando al dispositivo del Gip. In alcuni casi, invece, ne sarebbe stata “aumentata la dose” quando gli ospiti mostravano troppa irrequietezza, specie la notte, “per farli dormire”. Farmaci che generano dipendenza dispensati come fossero cioccolatini. Si può solo immagine quale inferno sia diventato per molti quella permanenza, da alleviare con somministrazioni arbitrarie di ‘sostanze’. Sono alcuni infermieri, sentiti dagli inquirenti, ad aver fornito dettagli in merito. Alcuni di loro parlano in alcuni casi anche di “scontri” verbali con i medici che chiedevano loro di somministrare i farmaci in modo spesso “improprio” o senza un piano terapeutico adeguato, mentre alcuni infermieri chiedevano che almeno venissero dati i farmaci, diminuendo la dose, con terapia a ‘scalare’.

Ma c’è qualcosa di ancora più raccapricciante di cui dar conto. I ragazzi del centro sapevano quali sostanze venivano date loro? In alcuni casi sicuramente sì, come sarebbe stato accertato, ma ci sono numerose situazioni documentate, in cui sarebbe avvenuto qualcosa di molto peggio. Ad esempio la somministrazione di “7 goccce di Serenase” nel latte a colazione a 3 ospiti. Il Serenase è un antipsicotico usato, come indica l’Aifa, nel trattamento di gravi disturbi quali la schizofrenia, stati maniacali, disordini della personalità di tipo compulsivo. Come prescrive l’Agenzia italiana del farmaco, è possibile miscelare Serenase ‘gocce’ in un po’ d’acqua prima di prenderlo, ma non mescolarlo con altri liquidi. E soprattutto prima di prescriverlo è necessario fare visite specifiche ed un elettrocardiogramma. Cosa che non sarebbe avvenuta. E nel caso di almeno 3 ragazzi presenti nel Centro, inoltre, la sostanza sarebbe stata somministrata nella colazione. “Può darsi che il paziente sia molto agitato, irrequieto o violento, e si decida di somministrarglielo nel latte per far sì che lo assuma”, avrebbe rivelato un infermiere agli inquirenti. Ma l’input delle somministrazioni, la cosiddetta “consegna”, sarebbe partita da un medico, che peraltro risulta indagato. Gli effetti collaterali del Serenase, per la cronaca, sono tanti. Aritmie cardiache, ma non solo. Tremori, rallentamento psicomotorio, rigidità, che sono i sintomi tipici del morbo di Parkinson. E farlo assumere senza consenso, e poi “nel latte” a chi appariva più agitato, se fosse provato, sarebbe l’altro elemento che più stride con i canoni di un Paese come l’Italia che ama definirsi civile e democratico.