Basilicata. Ingiustizie e abusi: non avere paura del potere fa paura al potere

31 gennaio 2024 | 19:15
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Basilicata. Ingiustizie e abusi: non avere paura del potere fa paura al potere

Le miserie dei potenti e le debolezze dei sottomessi: dall’omertà alla prepotenza

La paura è un fenomeno analizzato in diverse discipline e da molti autori. Un tema delicato e allo stesso tempo complesso. Qui proviamo ad affrontarlo nella realtà della Basilicata: in che modo incide nelle relazioni umane e sociali, politiche ed economiche nella vita dei lucani? Circoscriviamo la breve trattazione limitandoci ad alcuni aspetti: la paura di denunciare gli abusi di potere, di ribellarsi alle angherie dei potenti, di combattere tutte le forme di prepotenza che costringono le persone alla sottomissione involontaria. L’omertà, lo abbiamo scritto più volte, spesso è una forma di legittima difesa dalle possibili conseguenze ritorsive della denuncia. Qui siamo di fronte a una paura causata dalla sfiducia negli strumenti di tutela e garanzia in capo alle Istituzioni.

La paura invade tutti, anche il potere. Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, dice: “Non è il potere che corrompe, ma la paura. Il timore di perdere il potere corrompe chi lo detiene e la paura del castigo da parte del potere corrompe chi ne è soggetto”. Ed è, questa, un’affermazione illuminante. “La paura, infatti, è la radice di tante vergogne che si commettono. La paura di perdere una carica ti vota all’adulazione, all’inganno, all’umiliazione. La paura di perdere un affetto ti spinge alla gelosia e ad atti meschini. La paura di perdere il predominio sugli altri ti rende implacabile e fin crudele. La paura di perdere la fama ti fa vanitoso e fatuo. Potremmo andare avanti a lungo in questa litania di debolezze e miserie.” (Olga Anastasi, 2017).

E qui parliamo delle miserie dei potenti e delle debolezze dei sottomessi. Il titolare di un’azienda pretende dall’operaio la restituzione, in contanti, di parte del salario. In pratica al lavoratore viene amputato un diritto, ma anche la dignità ne è ferita. Un politico si prende cura della tua carriera immeritata e in cambio chiede fedeltà e obbedienza: obbedire nelle trame dell’inganno e dell’illegalità quando occorre. Un giudice interpreta la legge a modo suo, manipola le procedure, condanna un innocente e salva un colpevole. Capita quando il potere è senza controllo e senza timore della giustizia, quando la corruzione dilaga anche nelle aule di giustizia. Quando gli avvocati si vendono o si genuflettono alla mercé del magistrato.

I sottomessi spesso non hanno gli strumenti, la forza e le risorse per reagire. Altre volte preferiscono subire, una scelta dettata dalla consapevolezza (falsata) che reagire potrebbe causare mali peggiori. La paura va distinta dal timore, il timore è una virtù che dovrebbe esercitare chiunque abbia un potere avendo rispetto per gli altri e riconoscendo limiti alla propria azione. Il timore è principio di sapienza, è scritto nella Bibbia.

Detto questo, emerge chiaramente che la paura e l’abuso di potere, sono fenomeni implicati nelle dinamiche di ingiustizia. Ciò che il titolare fa all’operaio non è giusto. Ciò che il politico fa al sottoposto non è giusto. Ciò che il giudice fa al cittadino innocente o indifeso non è giusto. Tuttavia neanche è giusto che l’operaio assecondi le richieste del titolare, che il sottoposto obbedisca al politico, che il cittadino si lasci intimorire e vessare dal giudice. Tutti hanno paura, perché in questi casi la paura non è soltanto nelle vergogne che si commettono, ma nella debolezza del potere e delle vittime del potere. In tutti i casi questi soggetti (emblematici) fuggono dalla giustizia (nel senso di ciò che è giusto) e si nascondono per evitare il richiamo morale. Tuttavia, nel caso di chi detiene un potere la paura è perderlo, mentre nel caso di chi subisce gli abusi di quel potere la paura è subire il peggio.

Dal nostro osservatorio giornalistico emerge una Basilicata in cui tante persone non sono libere di rifiutare proposte percepite come ingiuste o lesive della loro dignità e non ritengono utile denunciare abusi. Raccontano però, al nostro giornale, le loro storie, ma fuggono dalla giustizia e si nascondono al richiamo morale. Mostrano coraggio, ma evitano di esporsi direttamente. Lo fanno per legittima difesa, ma anche perché non hanno compreso fino in fondo che bisogna reagire. Mostrare tenacia e determinazione contro gli abusi e le ingiustizie è un’arma efficace. Perché non avere paura del potere fa paura al potere. E quando i potenti hanno paura, sbandano, perdono l’equilibrio, cadono. Perché la loro debolezza emerge quando le vittime dei loro abusi reagiscono con forza. Ricordiamolo: dove c’è paura non circola fiducia e quindi non c’è sviluppo. E nemmeno libertà.

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