Basilicata. Chi sono i campanari della politica e come agiscono?
Questo tipo di sacrestano tutto fare nel tempo ha mutato il profilo, ma rimane una figura importante per il funzionamento del Sistema
Un tempo li vedevi nelle sezioni di partito, erano quelli che avevano le chiavi, che organizzavano il volantinaggio, il servizio d’ordine, che riparavano la sedia rotta, il megafono malfunzionante, il ciclostile bloccato. Militanti fedelissimi, obbedienti, mai una critica. Se il partito cambiava pelle lui cambiava pelle, inamovibile. Una persona modesta, onesta e tuttavia priva di pensiero critico: il partito ha sempre ragione. Anche perché, non raramente, qualcosa la politica a lui l’ha concessa: Il posto da netturbino al Comune, o magari da bidello alla scuola, oppure la terra da coltivare e così via. Altri tempi e, diciamolo, bella gente.
Nel frattempo le strutture “antropologiche” della politica hanno subito smottamenti importanti. I partiti sono stati travolti da cambiamenti – in peggio – epocali. E lui il sacrestano ha dovuto rincorrere i tempi, adeguarsi alle nuove condizioni, cambiare anima, pelle e faccia.
Ha dovuto indossare i panni del camaleonte, allenarsi a saltare da un leader all’altro, dalla fazione amica a quella nemica. E così il sacrestano campanaro è diventato un mezzo uomo di potere, al servizio del capo di turno. Non ha le chiavi della sezione, ma quelle della macchina del suo padrone, della stanza segreta dove il “superiore” ogni tanto si rilassa tra le braccia di qualche fanciulla. Del suo capo conosce molti piccoli segreti, è di corvée nei momenti più strani della giornata. Non raramente millanta credito verso gli altri, fa da mediatore tra il popolino e il suo padrone, raccoglie richieste di intercessione e così costruisce il suo piccolo fazzoletto di potere da coltivare come l’orto in altri tempi.
Ha smesso di fare il campanaro, di allertare le masse per i comizi e per le manifestazioni, adesso suona il campanello d’allarme nell’orecchio del potente. Un ruffiano di classe, spia le mosse degli avversari e avverte il padrone dei pericoli. Si infiltra nelle riunioni e prende appunti per il suo capo.
I sacrestani più esperti, non solo quelli di lungo corso, ma anche quelli più giovani e scaltri, cresciuti alla scuola della politicanza, spesso assumono il ruolo di segretari particolari. Ed è in quel momento che sia il capo sia il popolino devono temerlo. Il sacrestano di una volta aveva la fedina penale pulita, al massimo qualche macchia per un blocco stradale o per una protesta politica sopra le righe. Il che non costituiva una vergogna, anzi un merito. Al contrario oggi qualche condanna, per truffa o peculato, fa bene al curriculum dei sacrestani di ultima generazione.
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Già pubblicato su questa testata nell’ottobre 2020