Automotive e indotto: il far west degli appalti e gli operai sul lastrico
Lo sfruttamento dei lavoratori in alcune aziende dell’indotto legate allo stabilimento automobilistico. Che cosa sarebbe successo in questi anni alla FDM che manda a casa 110 addetti e alle altre Società i cui lavoratori sono sopravvissuti nei subappalti?
I fatti narrati si riferiscono al periodo precedente al 2020, oggi non sappiamo che cosa stia succedendo. Pare che sulle vicende qui narrate la Procura di Potenza ci abbia messo l’occhio. “Si dice che sia stato aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di sfruttamento e altri reati”. Sembra molto informato uno dei tre nostri interlocutori che hanno accettato di parlare della vicenda.
I presunti reati amministrativi, poi probabilmente finiti all’attenzione della magistratura perché ci sarebbero contorni penali “emergerebbero da una serie di ispezioni dell’Inps di Potenza”, ci dice uno dei lavoratori. “Gli accertamenti si sarebbero fermati intorno al 202, e non sarebbero stati conclusi all’epoca, per ragioni ignote, ricordo solo che verso la metà del 2020 uno degli ispettori dell’INPS con agenti della Guardia di Finanza si presentarono in azienda per acquisire l’orologio marcatempo che era in uso a noi dipendenti in subappalto, poi più niente”.
Secondo i lavoratori, anche ex, che hanno accettato di parlare con noi si sarebbero verificate gravi irregolarità retributive e contributive. Emergerebbero anche lunghi episodi di irregolarità negli inquadramenti degli addetti e nei rapporti di appalto tra le diverse aziende e la stessa ex FCA, già Fiat Sata, oggi Stellantis. Insomma, roba da somministrazione fraudolenta di manodopera, sfruttamento del lavoro e reati di natura tributaria. Tutto da verificare nel quadro di indagini che spettano alla magistratura.
In pratica, i presunti comportamenti illegali assunti comporterebbero, secondo le nostre fonti interne ad alcune delle aziende coinvolte, danni economici spesso ingenti per le casse dello Stato e per gli stessi lavoratori: appalti illeciti, retribuzioni non conformi ai CCNL, sfruttamento della manodopera. Tali fatti, ripetiamo, sarebbero all’attenzione della Procura di Potenza.
Nel corso delle nostre conversazioni sono emersi episodi che farebbero pensare all’esistenza di due catene di imprese che, attraverso contratti di appalto e di subappalto, sarebbero coinvolte in situazioni di appalti illeciti nella esecuzione di servizi di logistica in favore, all’epoca, del committente principale ex FCA Italy S.p.a. e per esso lo stabilimento ex FCA S.r.l. di Melfi.
Le aziende al centro di queste presunte irregolarità sarebbero la SIT LOGISTIC S.p.a., SIT LOGISTIC S.p.a. e la controllata SIT RAIL S.r.l, la DEA SERVICE Soc. Coop., la BUSINESS LOGISTIC S.r.l., la F.D.M. S.r.l., la LOGI SERVICE Soc. Coop. a r.l., la LOGI SERVICE LOGISTICS Soc. Coop. e altre.
Dalle visure storiche scopriamo, per esempio, e solo per esempio, che la cooperativa DEA SERVICE, viene costituita il 6 ottobre 2014 e il contratto di subappalto con la SIT RAIL S.r.l., è datato il 13 ottobre 2014, una coincidenza strana. Ed è anche una coincidenza il fatto che la DEA sia composta da soci già assunti come operai a tempo determinato e/o somministrati da SIT RAIL S.r.l.? Quasi tutti assunti al 1° livello.
Questo meccanismo, “una continua transumanza di operai da un’azienda all’altra” appare molto strano se inquadrato nelle norme che regolavano le assunzioni, le agevolazioni contributive, e i rapporti stabiliti negli stessi contratti di appalto e subappalto.
“I lavoratori fatti diventare soci di cooperative costituite ad hoc neanche sapevano si essere soci e non sono mai stati convocati in una qualche assemblea, tutto appariva fittizio”. E aggiunge: “persino gli amministratori, spesso, erano persone che sostanzialmente nulla c’entravano con il ruolo manageriale”. Ci faccia un esempio.
“Io non ho mai conosciuto gli amministratori né ho mai partecipato ad assemblee per la loro elezione, ero socio della cooperativa ma né io né i miei colleghi abbiamo mai partecipato a riunioni “. Questo ci è stato riferito da altri ex dipendenti. Ma conosce altre situazioni? “Ricordo un amministratore unico – non mi faccia dire l’azienda – che era un manovale edile saltuario. Alcuni consiglieri di amministrazione si diceva che fossero stranieri dell’est. Ricordo il caso di un dipendente di una ditta in altra regione, ma che risultava amministratore unico di un’azienda qui a San Nicola. C’erano altri nella stessa situazione, ma non ricordo”. Non vuole dirci in quali aziende si sono verificate queste situazioni? “Non ricordo e non voglio accusare nessuno”.
Secondo il racconto delle nostre fonti, sottoposto a verifica, per anni tutto il sistema avrebbe funzionato a danno degli operai e spesso con la loro complicità per paura di perdere il salario. Irregolarità nella somministrazione di manodopera, strane costituzioni di cooperative subappaltatrici ad opera di società subappaltanti, amministratori unici improbabili, magari solo dei prestanome. Un giro strano di scambio di lavoratori tra le aziende, guadagni eccessivi delle società di somministrazione. E’ tutto vero? Certo è che non spetta a noi stabilire eventuali responsabilità o eventuali reati. La Procura starebbe indagando dal 2018. La domanda è: a che punto sono le indagini?
Intanto, è noto ciò che sta accadendo nell’indotto Stellantis. Minacce di licenziamenti, licenziamenti effettivi, cassa integrazione, chiusure aziendali. Il sindacato, in questi anni, non si è accorto dell’andazzo che ha caratterizzato il sistema degli appalti, dei subappalti, degli intrecci tra aziende, dello sfruttamento dei lavoratori, dell’evasione contributiva e così via? E chissà che cosa accade nelle aree degli insediamenti petroliferi di Viggiano e di Tempa Rossa.
La vicenda dell’indotto in superficie appare come una questione legata alle decisioni di Stellantis di internalizzare o automatizzare i processi produttivi, la qual cosa è vera e richiama ad altre responsabilità. Tuttavia, le condizioni di lavoro retributive e contributive dei lavoratori assunti in quelle aziende che oggi minacciano licenziamenti, o licenziano, almeno fino al 2020 si sarebbero sviluppate in un quadro ricattatorio e fraudolento. Nel frattempo, dal 2020 ad oggi, qualcuno verifica che cosa sta accadendo nelle aziende dell’indotto? Senza fare di tutta l’erba un fascio, restiamo in attesa di novità dagli inquirenti nella speranza che gli inquirenti stiano indagando.