Stellantis, tra i trasfertisti di Melfi ‘scoppia’ l’amore: “Restiamo a Pomigliano”
Sarebbero 280 su 1200 i lavoratori che hanno appena rinnovato la trasferta per altri 3 mesi nello stabilimento campano dove si producono Panda e Tonale. “Qui si lavora meglio, capi Ute meno arroganti e quanto è bella Napoli…”
All’inizio non ci volevo neanche andare – esordisce un trasfertista di Melfi che opera a Pomigliano – ma poi dopo i primi giorni un po’ complicati, tutto è proseguito in discesa, tant’è vero che ho firmato per rimanere qui, e vi dico pure perché”. Non è un caso isolato. Tra i lavoratori partiti a fine agosto si parla in modo ufficioso di 280 rinnovi su poco più di 1000 partenze, da Melfi, a fine agosto. Cioè un lavoratore su 4, dopo 3 mesi, ha rinnovato per altri 3 mesi.
La maggior parte è tra coloro che hanno optato per l’albergo (la navetta quotidiana dalla Basilicata e la casa in affitto erano le altre opzioni previste dalla trasferta). “Stando in hotel, anche in paesini come Cercola, Volla, ci siamo trovati molto bene”, prosegue il lavoratore, che poi si sofferma sui vantaggi di questa ‘seconda vita’ in Stellantis. “Diciamocela con molta franchezza: a Melfi sei schiavo del Capo Ute di turno, spesso personaggi che si credono padri eterni, ti trattano anche male, così a fine turno ti senti in gabbia, non vedi l’ora di scappare a casa, nervoso e senza guardare in faccia a nessuno”.
Sempre stando al suo racconto, “qui invece si lavora meglio, hanno modi più educati, tranne rare eccezioni, si lavora più sulla squadra, c’è educazione, disponibilità, se hai dei problemi i capi ti ascoltano e ti vengono incontro…”. E aggiunge. “E poi diciamoci un’altra cosa: si lavora tutti i giorni, non come a Melfi, che spesso lavori 2 giorni a settimana e poi si va in Cassa, con effetti decisamente negativi sulla busta paga. Se ci metti anche le maggiorazioni da trasferta ti accorgi subito della differenza”. L’operaio si dice del tutto soddisfatto per questa sua ‘seconda vita’ in Stellantis. “Anche in mensa, c’è più scelta nei cibi, c’è più convivialità tra le maestranze, ma chi me lo doveva dire. A fine turno, se finisco alle 13: 40, mi viene voglia di rimanere ancora, non mi sento in gabbia, ed è una sensazione che a Melfi non provavo da troppo tempo”. E poi, spiega, “è come se fosse scoccata una scintilla, un amore verso Napoli, la napoletanità, il modo di fare delle persone per strada, ti fanno sentire uno di loro”.
Anche al di fuori del lavoro, “la sera si esce, puoi fare nuove amicizie, ci sono sempre nuovi locali, nuovi luoghi da scoprire. E quanto è bella Napoli…”. Dalle colline lucane ai piedi di Partenope il passaggio è stato brusco, eppure l’amore è scoccato in pieno. Se un lavoratore su 4 ha deciso di proseguire la trasferta, un motivo pur ci sarà. “Non lo abbiamo deciso noi, ci hanno mandati loro. Dopo lo smantellamento della linea a Melfi, lì tirava una brutta aria. Personalmente mi sono abituato e rinnoverei ancora. Resto tranquillamente a Pomigliano”.