Potenza, la sfida del clero e la protesta in nome di Elisa Claps: è l’ora della riflessione
E’ il momento di fermarsi un attimo. L’onda emotiva c’è stata, adesso ritorni la ragione a guidare i cittadini più avveduti
Ora bisognerebbe fermarsi un attimo. L’onda emotiva c’è stata, adesso ritorni la ragione a guidare i cittadini più avveduti. Tra le tante persone per bene che hanno partecipato al presidio per contestare la celebrazione della messa nella chiesa della Trinità, qualche facinoroso ha esagerato con le parole a con gesti simbolicamente violenti contro chi ha liberamente scelto di assistere alla funzione religiosa. Gli estremisti da cortile sono sempre in agguato e vanno isolati. Anche certi post sui social, da parte di qualche “sprovveduto”, hanno favorito comportamenti disprezzabili da parte di alcuni scalmanati stamattina davanti al portone del luogo in cui è stata uccisa Elisa. Esagerare, anche con scopi non proprio nobili, è sempre sbagliato. Mai come in questa circostanza ci sarebbe stato bisogno davvero di silenzio nel manifestare la propria contrarietà alla “sfida” inaccettabile del clerodi celebrare messa in un luogo dell’orrore. Tuttavia, la grande partecipazione di popolo all’iniziativa fa ben sperare per il futuro e aggiunge un tassello importante al desiderio di redenzione di un’intera città.
Detto questo, alcuni esponenti della solita “borghesia” potentina che si sono recati in quella chiesa questa mattina per assistere alla messa del vescovo Ligorio, hanno lanciato messaggi variamente interpretabili. La conferma che esiste ancora chi nega la responsabilità dei “ben pensanti” potentini nella vicenda di Elisa? Il desiderio di rappresentare simbolicamente una borghesia che si rifiuta di essere associata alle complicità, ai silenzi, alle coperture disseminate in tutta la storia di Danilo Restivo? Magari niente di tutto questo? Chissà. Fatto sta che, seppure certi personaggi si sono recati in chiesa, legittimamente e liberamente, con un fare vistoso, questa mattina potevano evitarlo. Altre messe saranno celebrate in quella chiesa, nei giorni in cui nessuno sarà lì a manifestare. E’ stato necessario farsi vedere proprio questa mattina? Altri fedeli sono entrati dalla porta secondaria, alcuni signori no, sono entrati dalla porta principale: certo, per affermare la loro libertà di culto, il loro diritto ad assistere a una funzione religiosa senza alcun condizionamento da parte di chi ritiene che quella chiesa non debba essere più considerata luogo di culto. Tuttavia, ripeto, potevano evitarlo, almeno stamattina. Magari per non creare ulteriore distacco tra i cittadini per bene e una vecchia e nuova borghesia che continua a navigare nell’ambiguità e nell’ipocrisia.
E veniamo al dunque. Celebrare messa nel luogo in cui è stata uccisa Elisa, il cui corpo è stato nascosto nello stesso luogo per 17 anni, è una sfida inaccettabile.Questa decisione non ha calmato gli animi né ha messo la parola fine a una tragica vicenda, come qualcuno sperava. Una speranza che sopravvive dal momento dell’arresto e della condanna di Danilo Restivo. A quel tempo qualcuno decise che era arrivato il momento di chiudere la storia: vi diamo finalmente il colpevole, processato, incarcerato, tutto finito. La tempistica degli avvenimenti legati alla condanna dell’assassino, suscita dei dubbi. Prima il decesso di alcuni protagonisti della narrazione sul caso di Elisa, poi il ritrovamento del corpo della povera ragazza, poi l’arresto e la condanna di Restivo. Se il corpo di Elisa non fosse stato trovato, se alcuni protagonisti non fossero deceduti, Danilo sarebbe finito in carcere, e quando, con l’accusa di avere assassinato Elisa? Non lo sapremo mai. E forse queste domande, per qualcuno, non sono più necessarie. Fatto sta che per anni l’assassino è stato coperto, per anni il corpo martoriato di Elisa è stato nascosto, per anni la verità è stata occultata grazie a un sistema di complicità, coperture, connivenze in ambienti politici, clericali, massonici e criminali. Ora bisogna fermarsi un attimo, c’è bisogno di lucidità da parte di tutti. Tuttavia, la sosta dovrà servire a ripartire per fare luce su quel sistema criminale, massonico e immorale. Anche perché, a prescindere dalla vicenda di Elisa, quel sistema si rigenera continuamente, muta di aspetto, si fa più insidioso e semina senza fermarsi ingiustizie e corruzione. E’ ancora qui, sotto altre spoglie, e agisce liberamente.