Fingo quindi esisto: ipocrisia e mediocrità dai social alla politica

10 novembre 2023 | 14:02
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Fingo quindi esisto: ipocrisia e mediocrità dai social alla politica

La Basilicata è piena di sartorie che confezionano abiti che fanno il monaco indossati da chi monaco non è. E molti politici esperti di consenso elettorale dietro la maschera ne hanno un’altra

Se consideriamo l’ipocrisia come un fenomeno legato alla società derealizzata, spoliticizzata, attraversata da un nichilismo seducente, ci accorgiamo che al centro dell’azione individuale e collettiva e delle relazioni c’è la finzione. “Fingo quindi esisto”. Fingere valori, competenze, sentimenti, pensieri, virtù o valori morali non è altro che ipocrisia. L’approccio ipocrita alla vita sociale si accosta strettamente al bisogno di esporsi. L’esposizione, non nel senso di prendere posizione o prendere parte a una causa mettendosi in gioco anche rischiando, ma nel senso “vetrinistico” del termine. Mettersi in vetrina, denudando se stessi, nelle stanze del web. Esibirsi con il corpo, con le parole, con la propria vita privata, con le immagini di sé. Apparire è una necessità che libera dall’angoscia dell’anonimato. I like, i follower, le visualizzazioni, eccetera sono lo strumento di misura dell’efficacia della mia esposizione. Qui torna l’ipocrisia, la finzione: in vetrina espongo quella parte di me che potrebbe piacere, anche se quella parte di me non esiste. E’ la paura di “non esserci”, causata da una nuova, inedita, “crisi della presenza”. Una crisi completamente legata alla società digitale, al vasto impero di internet, ai nuovi luoghi virtuali dell’esistenza. I social sotto molti aspetti sono diventati la palestra del vetrinismo, dell’ipocrisia, della finzione che consente di esibirsi dinanzi a un pubblico potenzialmente vasto. Le tecnologie digitali sono una faccenda molto seria: come lo sono state tutte le innovazioni e le scoperte scientifiche nel corso dei secoli. Oggi, però, nel quadro delle modalità e scopi d’uso, nella massa prevale un approccio ludico e superficiale. Ad ogni modo questa è un’altra storia. Torniamo al punto.

Se l’ipocrisia è oggi favorita dagli strumenti digitali e dalle forme virtuali di comunicazione, la mediocrità per affermarsi ha bisogno di finzione. Dunque, l’ipocrisia è la “sartoria” che confeziona l’abito che fa il monaco, indossato da chi monaco non è. In altre parole, il mediocre per fare carriera, per avanzare nella società e nei luoghi di comando, deve essere ipocrita. Se non sei ipocrita non puoi essere mediocre. Per nascondere le proprie scarse qualità in qualsiasi campo, bisogna apparire ricco di qualità. Ecco che ipocrisia e mediocrità sono due caratteristiche inseparabili. E queste due sorelle inseparabili le troviamo, e con loro ci confrontiamo, ogni giorno in tutte le sfere della vita pubblica e privata. Una delle cause, e nello stesso tempo conseguenza, del sincronico esercizio della mediocrità e dell’ipocrisia, è data dalla confusione tra informazione e conoscenza. La gente, informandosi sui social, crede di ottenere così la conoscenza. Tuttavia, la vera conoscenza è fornita attraverso la lettura dei libri, attraverso lo studio e l’approfondimento delle fonti di sapere. Non è l’informazione che ci rende liberi, ma la conoscenza. Certo, l’informazione è importante, purché sia ragionata, confrontata, verificata, proprio perché esposta a rischi di parzialità, di falsità, di depistaggio. La conoscenza, invece, richiede il confronto tra saperi, esperienze, culture e ci orienta con la ragione e con la coscienza nel nostro agire sociale.

Ora, la sensazione che molti politici siano solo informati, senza conoscere, è forte. Abbiamo molti esempi nel campo dei provvedimenti finalizzati a contrastare la povertà e lo spopolamento delle aree interne, a favorire l’inclusione lavorativa delle persone fragili e l’occupazione giovanile e femminile, e così via. Penso alla Basilicata, in trent’anni poco è cambiato e molto è peggiorato. La politica si è avvalsa dell’uso sincronico di ipocrisia e mediocrità. D’altronde le masse ingabbiate nei territori virtuali, palestre di ipocrisia e mediocrità, votano politici ipocriti e mediocri. La Lucania è piena di sartorie che confezionano abiti per il monaco a chi monaco non è. E molti politici esperti di consenso elettorale dietro la maschera ne hanno un’altra.