“Facciamo rumore! Per Giulia. Per tutte” Adesso basta femminicidi

23 novembre 2023 | 12:14
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“Facciamo rumore! Per Giulia. Per tutte” Adesso basta femminicidi

Venerdì 24 novembre, ore 16, sede Cgil di via del Gallitello a Potenza

Adesso basta femminicidi! È questo il grido di allarme che la Cgil di Potenza e la Cgil Basilicata vogliono lanciare con l’iniziativa “Facciamo rumore! Per Giulia. Per tutte” in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’appuntamento è domani venerdì 24 novembre, alle 16, nella sede Cgil di via del Gallitello a Potenza. Un momento di confronto a più voci, coordinato dal segretario generale della Cgil di Potenza Vincenzo Esposito, al quale parteciperanno Anna Russelli, segretaria Cgil Basilicata; Oria Gragano, presidente di Beefree e scrittrice; Antonio Masini, rappresentante della Rete degli studenti medi; Rossella Larocca, magistrata e consigliera sezione Lavoro della Corte di Appello di Potenza; Lucia Girolamo, preside del liceo Scientifico Galileo Galilei di Potenza e Rocchina Rosa, ispettrice del lavoro.

La Cgil vuole ribadire con convinzione che le politiche di questo Paese devono cambiare anche per mettere fine alla continua strage di donne, vittime di femminicidio, e per contrastare tutte le forme di molestie e violenze di genere. Nel nostro Paese, infatti, è ancora drammaticamente viva la cultura che ha dato origine allo ius corrigendi, al delitto d’onore e al matrimonio riparatore: una cultura che considera le donne una proprietà di cui disporre a proprio piacimento. Cambiarla è possibile e assolutamente necessario se non vogliamo continuare a piangere le tante Giulia, uccise per mano di chi diceva di amarle. Una ogni tre giorni: sono questi i numeri agghiaccianti delle vittime di femminicidio in Italia, 107 solo nel 2023.

La stabilità e la qualità del lavoro sono essenziali per permettere alle donne di emanciparsi da una relazione violenta. Invece l’Italia continua a collocarsi agli ultimi posti di tutte le classifiche internazionali che misurano la partecipazione delle donne alla vita economica dei Paesi, relegandole peraltro a lavori precari, a bassa qualificazione e al part-time “involontario”.  Servono, per questa ragione, investimenti strutturali per contrastare il divario occupazionale e salariale tra donne e uomini. Senza lavoro e salari adeguati le donne non saranno mai libere. Nonostante l’elevata istruzione, il tasso di disoccupazione giovanile femminile in Basilicata è del 36,3%. Le assunzioni con contratti precari sono di gran lunga più frequenti per le donne che per gli uomini. Solo l’11,8% delle assunzioni femminili in Basilicata avviene con contratto a tempo indeterminato, a fronte del 15,9% maschile.

La discriminazione nei luoghi di lavoro non è relegata solo alla differenza di salario. Secondo i dati Istat 2018, un milione e mezzo di donne italiane sono state vittima di abusi sessuali, l’8,9 per cento delle lavoratrici. Solo lo 0,7 degli uomini dice di essere venuto a conoscenza di abusi. L’ultima indagine su base regionale condotta dall’Istat sul tema, risalente all’ormai lontano 2014, colloca la Basilicata nella migliore posizione fra tutte le regioni italiane, con una percentuale di donne di età compresa fra 16 ed i 70 anni che ammette di aver subito una violenza nella propria vita pari al 23,7%, ben al di sotto della media nazionale (31,5%).Ma il dato è sottostimato se teniamo conto dei contesti più tradizionali dove la violenza domestica da alcune fasce della popolazione può essere considerata come un fatto normale, o vi può essere minore fiducia nella giustizia.

Le percentuali di reati-spia della violenza sulle donne, denunciati dalle Forze dell’Ordine e aventi donne come vittime, vedono prevalere lo stalking, con una incidenza, rispetto al medesimo reato denunciato nel Sud e nell’Italia nel suo insieme, analoga a quella della popolazione lucana. Anche la violenza sessuale è un reato con una incidenza analoga a quella della popolazione. Viceversa, reati come le percosse o i femminicidi (che nel 2021 non sono mai stati denunciati in Basilicata) hanno una incidenza inferiore, anche se non di molto, a quella della popolazione. Complessivamente, i reati-spia di violenza sulle donne denunciati nel 2021 costituiscono il 3,2% del totale di tali reati al Sud (a fronte di una incidenza della popolazione lucana del 4%) e lo 0,8% del totale nazionale (a fronte di una incidenza di popolazione dell’1%) quindi, come anche rilevava l’indagine del 2014, non sembrano esservi livelli di allarme sociale significativamente maggiori rispetto alle altre regioni, anche limitrofe. Tenendo anche conto del fatto che i dati potrebbero essere sottovalutati per via di una minore propensione a denunciare o far emergere le violenze contro le donne.

Da tempo unitariamente si sindacati chiedono al Governo un approccio integrato e sistemico, in particolare:  di inserire l’educazione all’affettività, al rispetto e alle differenze a partire dalla scuola dell’infanzia e per tutto il percorso scolastico, introducendo il tema della parità, del contrasto alle violenze di genere e all’odio omotransfobico: è infatti fondamentale contrastare la cultura del possesso con appositi momenti di formazione/discussione nei percorsi curriculari degli studenti. Ancora,  di prevedere percorsi formativi rivolti a tutti gli operatori che, a vario titolo, si occupano di prevenzione e contrasto alla violenza di genere;  di prevedere formazione specifica per i magistrati per tutto ciò che riguarda la violenza sulle donne;  di inserire il contrasto alle violenze e alle molestie sulle donne tra gli argomenti della formazione obbligatoria su salute e sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori;  di introdurre incentivi specifici per la stabilizzazione lavorativa delle donne vittime di violenza;  di rendere strutturale il reddito di libertà;  di finanziare adeguatamente i centri antiviolenza e aumentare la disponibilità di posti in casa rifugio  di completare il Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile contro le donne 21/23 con il piano operativo che deve dettagliare ruoli, responsabilità, tempistiche e risorse finanziarie.

I sindacati chiedono inoltre di mettere fine all’attacco, anche istituzionale, alla libera scelta e all’autodeterminazione delle donne. Va tutelato il diritto delle donne a scegliere di interrompere una maternità non desiderata e di scegliere sul proprio corpo; di mettere fine alla cultura della colpevolizzazione che giudica le donne, trasformandole da vittime a colpevoli della stessa violenza subita. Ricordiamo sempre che le parole hanno un senso. Per ottenere questi risultati continueremo a mobilitarci, a partire dalle numerose iniziative territoriali previste in occasione del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, camminando fianco a fianco con tutte le donne e gli uomini delle nostre organizzazioni sindacali. Per costruire insieme un Paese libero dalla violenza e da tutte le discriminazioni di genere.

Locandina facciamo rumore