Aldo Cazzullo e la narrazione sui neoborbonici
La polemica serve a coprire le verità sulle condizioni storiche e attuali Mezzogiorno
A quanto pare la rivalutazione dei Borbone, secondo Aldo Cazzullo, spopola in rete senza contrasto. E questa rivalutazione, sempre per Cazzullo, è così disdicevole da paragonarla a quella del fascismo e del dittatore filippino Marcos. Ma, mentre queste ultime trovano contrasto “Discutere con i neoborbonici non è difficile; è inutile”.
Questo, più o meno il cazzullopensiero, rispondendo a un lettore , ma non solo. Espande il discorso fino a trovare in questa rivalutazione un alibi per i guai del Sud e con mirabile tratto di penna distrugge in una botta sola i Borbone, i nei borbonici e tutti i meridionali che “Ma certo attribuire i propri guai a Garibaldi, a Cavour, a Vittorio Emanuele II, ai bersaglieri, è una bella consolazione”. Come dire che la causa dei guai del Sud, oltre ai neoborbonici e all’eredità Borbone, sono proprio i meridionali. Il non detto, a volte, pesa più del detto.
Ma Cazzullo, come tanti altri abili a rotolarsi nel politically correct della cronaca e della storia, si diverte a maramaldeggiare su questo povero Sud e la sua storia, che non inizia né finisce con i Borbone, che, ci dice, erano una dinastia straniera ‘ramo spagnolo di una famiglia di origini francesi’. Però parlavano napoletano e gli atti del Regno delle Due Sicilie erano redatti in italiano. Vittorio Emanuele II, come Cavour, si esprimeva in francese e i primi resoconti della VIII legislatura del Regno Di Sardegna, o prima del Regno d’Italia, spesso erano redatti in francese. Come quasi tutta la corrispondenza tra i padri della patria savoiardi. Ci fu un invaso e un invasore. Ma la logica invaso buono invasore cattivo per Cazzullo vale solo in Ucraina. Con questa risposta Cazzullo si mostra ancora una volta cronista e presunto storico iscritto a una fazione, e quindi poco credibile.
Forse per questo, e per rafforzare il pubblico ludibrio sui neoborbonici, Cazzullo cita er meglio più degli storici: Alessandro Barbero e il suo libro su Fenestrelle, dove ha menato di brutto sulle esagerazione neoborboniche. Ma se la propaganda dei neoborbonici esagera sulla conta dei morti a Fenestrelle, Barbero non è da meno in quanto a contropropaganda.
In sintesi, Fenestrelle “… costruita a 1200 metri sul livello del mare”, in realtà si tratta di un complesso di fortificazioni che parte dai 1.200 metri e si sviluppa fino 1.800 di altitudine: seicento metri di quota a quelle latitudini e d’inverno fanno la differenza tre sopravvivenza e congelamento. Poi ci racconta che i prigionieri il 9 novembre 1860 “in lacere uniformi turchine”, ossia divise estive, si dirigevano a piedi in colonna verso il forte dove “Erano arrivati in cattive condizioni” e tanto malconci da far arrabbiare il direttore del carcere. Non solo ma, una volta arrivati, Barbero riesce a documentare solo la distribuzione di 100 camicie e scarpe e “la cifra è sospettosamente tonda, e lascia temere che non tutti quelli che ne avevano bisogno abbiano ricevuto qualcosa”. Quindi con le lacere divise turchine erano arrivati e così li avevano lasciati. E riguardo al vitto? Sempre Barbero, ci dice: “Nessuno può affermare con certezza che malversazioni e imbrogli non riducessero la razione”.
Quindi, non per i neo borbonici ma per Barbero, i prigionieri napoletani arrivarono vestiti di pochi panni estivi, in uno dei posti più gelidi della Alpi, in inverno e malnutriti ma secondo Cazzullo di tutti i prigionieri arrivati quasi nessuno ci aveva lasciato la pelle (‘quattro cadaveri’). O Cazzullo non ha letto il libro di Barbero o i soldati napoletani erano dei Superman e a Fenestrelle avevano finito le scorte di kriptonite verde.
I neoborbonici sbagliano a esagerare. Bastano le ammissioni di Barbero a documentare le atrocità di quella storia dei prigionieri di Fenestrelle. Sempre Barbero ci ricorda il giudizio di Minghetti “I soldati che vennero prigionieri a Genova ci offrono un triste spettacolo: immondi del corpo quanto corrotti nell’animo.” Se fossero corrotti nell’animo Dio solo lo sa, non certo Minghetti o Barbero o Cazzullo. Quello che è certo è che se erano immondi del corpo la causa non può che essere stata dei piemontesi che in quelle condizioni li misero con viaggi, stenti e tappe forzate.
Io però credo che queste polemiche sui Borbone siano inessenziali e riproposte ad arte in chiave antimeridionale e che forse sia sfuggita a tutti, in specie a Cazzullo, la notizia che dal 6 settembre 1860 i Borbone in Italia e al Sud non hanno più alcuna responsabilità. Quello che è avvenuto dopo è invece intera responsabilità delle classi dirigenti unitarie del Nord e del Sud.
Immagino che Cazzullo non consideri Emanuele Felice, ex responsabile economico del PD, un neoborbonico o l’Università di Siena un covo di sanfedisti. A pagina 40 del numero 662 del 2012 dei quaderni del Dipartimento di Economia e Statistica c’è una tabella che, fatto 100 il PIL medio per abitante italiano, mostra gli andamenti regionali del PIL dal 1871 al 2009. In questo periodo la Campania passa da 107 a 65; il N.O. da 111 a 119; il NE e Centro da 103 a 115. Il Sud e Isole, compresa la Sardegna, da 90 a 69. In sintesi il divario Nord Sud è peggiorato di 30 punti dall’ Unità d’Italia ad oggi.
Se la logica ha un senso anche per Cazzullo chi è venuto dopo i Borbone, per il Sud, ha fatto solo peggio. Polemizzare sui Borbone serve solo a nascondere questa verità.
Forse ad aumentare questo divario ha contribuito il fatto che la distribuzione delle terre cosiddette usurpate e promesse da Garibaldi fu fatta 90 anni dopo l’unità d’Italia e quando il Paese si stava ormai lasciando dietro il suo passato contadino? Oppure che la ferrovia Salerno – Reggio occupò 35 anni di discussione nel parlamento unitario per definirne il tracciato nel mentre le ferrovie al Nord galoppavano? Forse perché ancora oggi mancano le infrastrutture di prossimità tra le città del Sud? Forse perché l’industrializzazione è iniziata e continuata al Nord e quando si decise di industrializzare il Sud iniziava l’era dei servizi e della globalizzazione? O forse perché per entrare in Europa furono cancellate infrastrutture al Sud come quella essenziale per la Basilicata come la Lauria – Candela?
Ma su una cosa ha ragione Cazzullo e tutti gli antimeridionalisti come lui: la responsabilità di tutto questo è della classe politica e dirigente del Sud che, al contrario di quella del Nord, si è sempre vergognata di difendere gli interessi del territorio che rappresenta. Ancora oggi i governatori meridionali sulla autonomia differenziata privilegiano gli interessi di partito e del Nord rispetto a quelli delle regioni che governano. Da sempre invece i politici del Nord condizionano le politiche dei propri partiti a favore di quelle del proprio territorio.
Mentre Calderoli produce il progetto della autonomia differenziata, ancora una volta a scapito del Sud, la dirigenza, politica e no, meridionale invece di insorgere bela e raglia o forse, visto che una parte dei lucani e il suo presidente di regione crede a Calderoli, meritiamo tutto ciò.
Non so spiegarmi quello che l’immenso Carlo Levi chiamava ‘il complesso di inferiorità’ dei meridionali ma forse questo complesso deriva proprio da 162 anni di pubblicistica antimeridionale che ancora domina i media e di cui Cazzullo è maestro.