Don Lorenzo Milani, “il prete, l’educatore, il rivoluzionario obbediente”
Il 14 ottobre a Moliterno un convegno per i cento anni del sacerdote di Barbiana
La testimonianza di Don Lorenzo Milani ci viene consegnata perché continui a vivere tra noi. Grave sarebbe confinare la sua esperienza nell’archivio dei ricordi e pensare che essa non debba avere un domani. Sono le parole pronunciate lo scorso maggio dal cardinale di Firenze Giuseppe Betori in occasione dell’inaugurazione del centenario della nascita del Priore di Barbiana (Firenze 1923- Firenze 1967).
Nelle iniziative promosse in Italia per questa celebrazione si sta, innanzitutto, cercando di evidenziare, come per diverse generazioni Don Milani sia stato un colpo al cuore sul piano ecclesiale e civile, un maestro, un educatore qualificante per la formazione e per le importanti scelte di vita. Rileggere oggi Don Milani ( “Esperienze Pastorali”, “Lettera a una professoressa”, “L’obbedienza non è più una virtù”) significa rendere il suo radicale messaggio ancora più attuale, attraente e profetico.
Tra le iniziative promosse in Basilicata per il centenario della nascita del sacerdote toscano quella che si terrà al “Circolo Culturale Unione” il 14 ottobre ( alle ore 17.00). “Don Lorenzo Milani 1923-1967: il prete, l’educatore, il rivoluzionario obbediente” questo il titolo dell’incontro a cui parteciperanno il professore Biagio Limongi, Carmelina Rocco, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo “G. Racioppi” di Moliterno, il parroco del centro valligiano don Enio De Mare, il cronista Mimmo Mastrangelo. Modera Mimmo Latorraca, presidente del “Circolo Culturale Unione
Don Milani ha saputo coniugare l’obbedienza alla Chiesa, (dimostrata accettando pure qualche dolorosa ferita) con l’idea che la Chiesa stessa, per essere credibile, non può rinunciate a mantenersi rigorosamente fedele al Vangelo. Don Lorenzo Milani è stato un sacerdote obbedientissimo e pure scomodissimo, ha voluto portare in cattedra gli ultimi e il suo grido di “folle di Dio” è stato un netto no alla sfruttamento dei poveri e alle ingiustizie sociali. Bisogna, inoltre, riconoscere che senza il dono di una vivace intelligenza e un espanso sapere la sua esperienza di educatore e prete non sarebbe stata così importante per i ragazzi della scuola di Barbiana. (nota a cura di Mimmo Mastrangelo)