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Venosa, nasce l’Associazione “nella mia città nessuno è straniero”

6 settembre 2023 | 11:41
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Venosa, nasce l’Associazione “nella mia città nessuno è straniero”

Aperta al contributo e alla partecipazione oltre che all’adesione di tutte quelle forze che credono nel progetto di accoglienza e di integrazione dei migranti e di tutti gli ultimi e invisibili

Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata dai rappresentanti della neonata Associazione “nella mia città nessuno è straniero”

Nei giorni scorsi si è costituita anche in Basilicata l’Associazione “nella mia città nessuno è straniero”, in collaborazione con quella di Verona. L’Associazione è aperta al contributo e alla partecipazione oltre che all’adesione di tutte quelle forze che credono nel progetto di accoglienza e di integrazione dei migranti e di tutti gli ultimi e invisibili.

In Italia la questione dei migranti fa sempre più discutere. Una questione che diventa sempre più  stucchevole tante parole e pochi fatti. La questione di fondo resta sempre la stessa. E i governi che si succedono non intervengono per una degna accoglienza e per una integrazione vera fra gli uomini. Da tutte le parti si invocano i diritti, ma poi puntualmente tutte le dichiarazioni vengono stracciate. Ultimamente è intervenuto anche il Comitato per l’eliminazione razziale ONU. Il Comitato si è detto preoccupato della recente legislazione, in particolare dalla Legge sull’immigrazione e sulla sicurezza del 2018e dalla Legge Cutro del 2023, “che hanno reso i migranti, i rifugiati, i richiedenti asilo più vulnerabili alle violazioni dei diritti umani, in particolare alle violazioni dei loro diritti alla vita e sicurezza”.

In Basilicata, che non fa eccezione,  da sempre  il termine accoglienza non è declinato, ma si conoscono molto bene ben altri  termini quali emergenza e sgomberi. Mai come nella nostra Regione il Gattopardismo trova applicazione: ogni anno si vuole cambiare tutto per non cambiare nulla. Ed ogni anno grandi propositi e iniziative vengono discussi ai tavoli istituzionali, senza mai arrivare al dunque. L’accoglienza deve avere come obiettivo l’integrazione. E i lavoratori immigrati non possono stare lontani dai paesi e dalla comunità isolati e come invisibili. Ormai gli “scarti” umani vengono trattati come merce di scambio buona solo per lavorare e produrre, ma per il resto questi uomini e donne posso vivere in qualunque condizione. Quest’anno con toni trionfalistici si è osannato il fatto che alcuni Centri di Accoglienza si sarebbero aperti già a giugno. E invece siamo a settembre e il centro si è aperto solo nella serata del 4 c.m. Come sempre grande approssimazione, il Centro ha attualmente pochi servizi igienici, 48 fornelli per la preparazione dei pasti ed è al completo con 220 lavoratori già presenti. Nella giornata odierna come sempre nel passato l’ex tabacchificio diventerà una tendopoli per accogliere tutti gli altri lavoratori che stanno arrivando.

I braccianti reclamano coperte viste le temperature notturne. Scarso personale soprattutto per le pulizie. La Regione è sempre impreparata nonostante i ritardi con cui apre. E poi rimane sempre l’annoso problema che nei Centri di dis(accoglienza) sono previsti sempre numeri molto molto inferiori rispetto agli arrivi. Infatti sono previsti 250 posti mentre durante la campagna del pomodoro ne arrivano circa 800. Se da un lato si dice che quest’anno la raccolta è in ritardo dall’altro non si tiene presente che i lavoratori sono già arrivati e come sempre invadono i casolari esistenti nell’area tra Venosa, Montemilone e Palazzo San Gervasio. Tutti sanno ma nessuno vede nulla. Ma quello che risulta strano è che nessuno interviene sulla questione accoglienza e per dare soluzione a questo problema. Eppure esiste una Legge Regionale della Basilicata, la n.13 del luglio 2016, che non è mai stata finanziata, neppure da chi la ha approvata. Le Istituzioni purtroppo non esistono e tutti tacciono. Forse è un problema di conflitto di interessi?

Certo che dal punto di vista del businnes è più conveniente spendere soldi per mettere su Centri di dis(accoglienza) per alcuni periodi all’anno, invece di affrontare il problema in termini di stabilità e di dare risposte concrete. Forse la Regione Basilicata perderà fondi per 4,2 milioni di euro per non aver ancora messa la prima pietra per i Centri  di Boreano a Venosa e a Lavello. E che dire che con tutte le risorse spese per in Centro di Palazzo San Gervasio si poteva dare una risposta seppure parziale all’accoglienza dei numerosi stanziali che pure risiedono nel nostro territorio e che se non fosse per alcune Organizzazioni risiederebbero tutti in alloggi di fortuna.

Per non parlare poi dei passi all’indietro fatti con la contrattazione Provinciale riferita agli operai agricoli e florovivaisti, in particolare i migranti. Negli ultimi 15 anni si sono perse molte voci che vedevano impegnate le Associazioni datoriali riferite all’accoglienza e al trattamento di questi lavoratori che ci consentono di mettere sulla nostra tavola molti prodotti dell’agricoltura. Una buona immigrazione, quella che produce effetti benefici sul piano del lavoro, della produzione, della sostenibilità del sistema previdenziale, ha bisogno di integrazione.   Francesco Castelgrande e  Pino Passarelli