Tartarughe marine, nidi in Basilicata: il 2023 è l’anno dei record in Italia

29 settembre 2023 | 10:25
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Tartarughe marine, nidi in Basilicata: il 2023 è l’anno dei record in Italia

Sono 444 i nidi registrati a chiusura della stagione

Il 2023 si conferma l’anno record delle nidificazioni di Caretta caretta nel Mediterraneo Occidentale. Sono 444 i nidi di tartaruga marina registrati in Italia a chiusura della stagione: è il dato più alto di sempre. Un risultato accompagnato dal lavoro di monitoraggio e messa in sicurezza dei siti di ovodeposizione svolto dalle centinaia di volontari delle associazioni partner del progetto europeo Life Turtlenest, nato per creare una rete internazionale destinata alla tutela dei nidi di Caretta caretta sulle coste mediterranee di Italia, Spagna e Francia. L’elaborazione di Legambiente sui dati di Tartapedia.it, che accoglie le segnalazioni di associazioni e istituti di ricerca, fa emergere subito che in Italia il numero delle ovodeposizioni rispetto alla stagione 2022 è triplicato: l’anno scorso il conteggio di fine stagione si era fermato “soltanto” a 129.

In Basilicata sono stati trovati ben 3 nidi, 2 a Maratea e 1 a Cala Jannita, sempre Maratea. Un grande risultato ottenuto grazie all’impegno delle diverse associazioni presenti sul territorio e alla sinergia tra Legambiente e il WWF Basilicata.

In testa alla classifica del boom italiano c’è la Sicilia (156 nidi). Seguono la Calabria (125 nidi), la Campania (54), Puglia (45), la Toscana (23), la Sardegna (18), il Lazio (18), la Basilicata (3), l’Abruzzo (1) e l’Emilia-Romagna (1). Anche se i numeri esatti si avranno a fine stagione, si stima che i nuovi nati saranno circa 150.

Un vero e proprio record che ha coinvolto anche le coste di Spagna e Francia, rispettivamente con 27 e 12 nidi. Dunque, complessivamente sulle coste del Mediterraneo Occidentale sono stati identificati 483 nidi.

Il surriscaldamento delle acque, legato ai cambiamenti climatici, sta spostando sempre di più l’areale delle tartarughe marine verso il Mediterraneo Occidentale. Tuttavia, le aree di nidificazione spesso coincidono con zone di turismo balneare che, se non opportunatamente gestito, rischia di compromettere la schiusa delle uova. Spagna, Francia e Italia sono, infatti, tra i primi sette Paesi mediterranei con la più alta pressione turistica. Risulta quindi necessario trovare un compromesso tra attività economiche e salvaguardia della specie, creando un’alleanza tra i diversi stakeholders: operatori del turismo, amministrazioni locali, associazioni per la salvaguardia ambientale, cittadini e comunità scientifica.

È proprio questa la sfida del progetto europeo Life Turtlenest, che mira a mitigare questi effetti attraverso l’implementazione delle attività di monitoraggio, la messa in sicurezza dei nidi, attività di ricerca scientifica e di informazione rivolte alla popolazione.

“Alla luce di questi numeri, questa porzione del Mediterraneo si conferma un’importante nursery, assumendo quindi un ruolo significativo per la conservazione della Caretta caretta – dichiara Stefano Di Marco, coordinatore dell’Ufficio progetti di Legambiente e Project Manager di Life Turtlenest – Per questo diventa impellente garantire adeguate misure di conservazione attraverso la collaborazione con le amministrazioni locali e dare una maggiore spinta alle attività di sensibilizzazione rivolte ai cittadini. Inoltre, risulta necessario implementare i processi di inserimento della Caretta caretta nei siti Natura 2000 dove la specie non è ancora presente e istituirne di nuovi laddove necessari, mediante la creazione di un’ampia rete di collaborazione”.

“Il risultato di quest’anno con il record di nidi censiti del Mediterraneo Occidentale assume particolare rilievo, perché certifica il trend positivo dell’ultimo decennio e l’effettiva espansione dell’areale di nidificazione di Caretta caretta in questo bacino – commenta Sandra Hochscheid, ricercatrice della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli e responsabile scientifico del Progetto – Con Life TURTLENEST andremo a individuare le aree di sviluppo giovanile, gli ambienti di alimentazione degli adulti e i corridoi migratori che li connettono. L’obiettivo finale è sviluppare una strategia integrata di conservazione che consenta di individuare le aree a maggiore idoneità e applicare le migliori pratiche di tutela per garantirne la resilienza nel contesto del cambiamento climatico”.

Dai nidi deposti ci si attende la nascita circa 20mila baby-tartarughe, che, una volta in mare, dovranno fronteggiare una serie di pericoli e insidie. Infatti, si stima che soltanto 1 esemplare su 1000 arrivi all’età riproduttiva (20-25 anni).