Stellantis Melfi, scrive la moglie di un operaio: “vi dico io come stanno le cose”

10 settembre 2023 | 18:52
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Stellantis Melfi, scrive la moglie di un operaio: “vi dico io come stanno le cose”

“Vi scrivo per dar voce a tanti lavoratori che non hanno il coraggio di parlare. Io sono la moglie di uno di questi”

Buongiorno Basilicata24,
scrivo per dar voce a tanti lavoratori che non hanno il coraggio di parlare. Io sono la moglie di uno di questi. Scrivo per la “mattanza” che sta avvenendo in Stellantis. Più volte e per svariati motivi avete messo in luce questa azienda.
Azienda che almeno per quanto riguarda l’Italia ed in modo particolare la sede di San Nicola di Melfi ha iniziato la sua eclissi lenta, nascosta ai più ed inesorabile.
A San Nicola di Melfi, negli anni ’90, nasce lo stabilimento, il complesso industriale che divenne la speranza, il riscatto, il pane di molti, moltissimi lucani, pugliesi, campani e di tanti giovani provenienti dalle regioni limitrofe e non. L’orgoglio italiano, ormai perso, è andato in mano ai francesi con Stellantis.
Da qualche anno, circa 10, le condizioni lavorative sono peggiorate, ridotte al minimo della tolleranza umana.
Fermi produttivi comunicati qualche ora prima dall’inizio del turno lavorativo, condizioni igieniche nei bagni assenti, velocità lavorativa esasperante e l’elenco potrebbe essere ancora molto lungo. Ma, come se tutto questo non bastasse, arrivano la cassa integrazione straordinaria prima e le trasferte (da San Nicola di Melfi a Pomigliano d’Arco, Termoli etc. per 3 mesi) obbligate oggi.

Ebbene sì, se nel pensiero comune la trasferta è volontaria, ben retribuita, organizzata etc., nel pensiero di Stellantis è obbligata, mal pagata e organizzativamente disastrosa. Le 3 opzioni di scelta verso la “deportazione” forzata a Pomigliano d’Arco sono davvero allettanti:
-Trattamento piè di lista: albergo selezionato dall’azienda con incluso pernottamento, rimborso spese documentato (max 49€ giornalieri), 15,49€ lordi giornalieri, un pasto in azienda dopo il turno di lavoro;
– Trattamento forfettario: Navetta aziendale, 46,48 € giornalieri esentasse;
– Trattamento forfettario pieno: “Ti do i soldi e te la vedi tu”, 98,10€ lordi giornalieri e qualche euro in più per i festivi.

Tutto questo senza specificare che alcuni degli alberghi selezionati sono fatiscenti, che la durata del viaggio in navetta è di circa 2 ore e che gli affitti sono alla stelle. Ah, c’è anche un’altra scelta!
Quando vieni convocato per la comunicazione della trasferta (mezz’ora prima della fine del turno di lavoro o solo qualche giorno prima della partenza) hai 2 opzioni: Firmi per la trasferta o per le dimissioni?!
Ora vi illustro una giornata tipo del trasfertista. Vi descrivo la situazione che mi riguarda da vicino ma, le testimonianze di lavoratori, sia viaggiatori, sia in regime forfettario pieno sia piè di lista sono numerose ed altrettanto scandalose (persone che dopo il turno di lavoro, per rientrare in albergo, considerata la poca capienza delle navette, percorrono quel tratto come sardine o che rientrano a digiuno per non aver avuto il tempo di consumare i pasti…).
Turno di mattina.
La navetta parte da più luoghi: Melfi, San Nicola di Melfi, Foggia e Potenza. Nel caso specifico, da San Nicola di Melfi la partenza è alle 3.45, ovviamente bisogna giungere alle varie fermate e consideriamo almeno 20 minuti di viaggio in auto.
Arrivi a Pomigliano d’Arco alle 5.30, inizio turno alle 6.00, fine turno alle 13.30 ed inizia la corsa a timbrare e alla mensa. Mensa pensata per un numero inferiore di dipendenti e che oggi ha un surplus di circa 1200 unità.
La navetta riparte alle 14.00
Hai mezz’ora di tempo per: timbrare, recarti alla mensa (non proprio vicino alle varie postazioni), fare la fila per il pranzo, consumare il pranzo e recarti alla fermata dove un altro fantastico viaggio di 2 ore ti aspetta per tornare a casa…forse! 2 ore che possono diventare 4 se incontri un incidente per strada e vieni bloccato (È realmente accaduto!).
Per il turno di pomeriggio medesima cosa. Partenza alle 11.45, rientro alle 24.00.
Per alcuni reparti c’è anche il turno di notte, mezz’ora in più di lavoro e di conseguenza niente mensa se vuoi prendere la navetta.
Penso che tutto questo sia più che sufficiente per indignarsi. Lavoratori ricattati per tenersi un posto di lavoro in zone dove quest’ultimo è diventato una rarità. Non hanno avuto scrupoli nel mandare in trasferta genitori, ultra cinquantenni lavoratori con limitazioni o malattie. I sindacati sono complici di questa situazione. Lo stato è assente. I lavoratori hanno paura perché il futuro non dà speranza.
Spero che vorrete approfondire e mettere in risalto questa situazione. Ormai è una delle tante aziende in Italia in declino, ormai l’Italia è in declino. Lettera firmata