Stellantis Melfi: lo sciopero “tardivo” dei sindacati firmatari
Dopo lo sciopero di lunedì scorso, davanti ai cancelli di San Nicola di Melfi, non sono giunte risposte ‘concrete’ da parte della multinazionale. Il presidente Bardi, nel frattempo, ha convocato i sindacati, che attendono a loro volta news sul futuro. Ma perché le sigle a luglio hanno firmato gli accordi, senza garanzie?
“Non vedo l’ora di andare lì domani per fare sciopero”, confessava un lavoratore alla vigilia della mobilitazione di 8 ore per ogni turno indetta dai sindacati di categoria, davanti al cancello B di San Nicola di Melfi, lunedì scorso. “Sono più di 15 anni che non scioperiamo più – aggiungeva – e poi negli ultimi anni è diventata un’ansia quotidiana andare al lavoro: per paura delle trasferte, per questo tirare a campare senza alcuna garanzia sul futuro”. Paure, quelle dell’operaio, del tutto condivisibili. E infatti, appena è giunta la chiamata ‘unitaria’ allo sciopero da parte delle sigle, più del 90% dei lavoratori hanno risposto convinti. Il punto non sono però solo gli operai. Il punto sta anche nella visione dei sindacati che avrebbero dovuto muovere i tesserati già molto tempo prima. E invece, se si analizzano gli ultimi 3 anni, si nota un totale appiattimento dei ‘rappresentanti’ delle maestranze al volere della multinazionale a trazione francese.
Mentre i lavoratori sottovoce si lamentavano per le peggiorate condizioni di lavoro, i sindacati hanno firmato accordi. Come nel giugno del 2021. E’ da quell’accordo (presente anche Fiom) che sono state gettate le basi dei licenziamenti con incentivo e delle trasferte. A quell’accordo ne sono seguiti altri, l’ultimo dei quali nel luglio scorso. La politica dello smembramento di San Nicola di Melfi è andata avanti un pezzetto alla volta. Ed è stata firmata sistematicamente dalle sigle (esclusa Fiom, per completezza, almeno da fine 2021 ad oggi).
Rispetto all’accordo di luglio 2023, che prevedeva 5 modelli elettrici a partire dal 2024, altre trasferte (anche con navetta) e altri licenziamenti, cos’è cambiato nelle ultime settimane? Solo il fatto che Stellantis non ha voluto fornire ulteriori dettagli sulle vetture del futuro e ha chiesto di non interferire troppo nei piani aziendali. L’arma vera, quindi, visto l’andazzo che era già evidente da tempo, doveva essere utilizzata nel momento della ‘firma’ al nuovo accordo, due mesi fa. Cosa hanno fatto, ancora una volta, e anche in quel caso, i sindacati? Hanno firmato, sottoscritto. In quel momento non c’erano operai che tenevano, bisognava firmare. Quindi, in questi strani giorni che hanno seguito lo sciopero di lunedì, prendono piede diversi interrogativi.
Tutti aspettano la chiamata del ministro Urso, tutti aspettano notizie dall’azienda, che ha già scaricato le colpe parlando di “piano italiano non adeguato sull’elettrico”. Anche il presidente della Regione (Bardi) ha convocato a sua volta i sindacati, mercoledì 27, per sapere da loro ciò che questi ultimi a loro volta attendono di sapere. Titoli di giornale e chiamate (metaforiche) alle armi condite da immancabili pianti del cigno. Nessuno, però, che abbia il coraggio di chiederlo senza sconti agli attori sindacali: ma perché avete firmato cosi’, su due piedi, anche a luglio? Non era forse quello il momento della chiamata alla mobilitazione per trattare condizioni più vantaggiose? Il dibattito è aperto.