Scomparsa di Napolitano: quando muore un capo di Stato la riflessione sul suo operato è doverosa

23 settembre 2023 | 12:03
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Scomparsa di Napolitano: quando muore un capo di Stato la riflessione sul suo operato è doverosa

Il punto cruciale del suo mandato è stato l’incarico a Monti di formare un governo a seguito delle dimissioni di Berlusconi. Ma quale era il quadro in cui questo incarico maturò?

Parce sepulto, e questo non è il momento dei giudizi sull’uomo Giorgio Napolitano perché non c’è la sufficiente distanza storica. Ma quando muore un capo di Stato la riflessione sul suo operato è doverosa per le implicazioni che ha portato alla vita politica, economica e sociale del Paese che ha guidato.

Il punto cruciale del suo mandato è stato l’incarico a Monti di formare un governo a seguito delle dimissioni di Berlusconi. Ma quale era il quadro in cui questo incarico maturò?

“Vista la gravità dell’attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.” scrivevano Draghi – Trichet al Governo Berlusconi il 5 agosto 2011.

A questa lettera Napolitano diede seguito incaricando Monti il 13 novembre 2011 dicendo: “L’urgenza di quelle scelte – a partire dalla concretizzazione delle misure già concordate in Europa – deriva dalla gravità della crisi finanziaria e dei pericoli di regressione economica dinanzi cui si trovano l’Italia e l’Europa”.

Ma quali erano gli indicatori del disastro? A fine 2010 il rapporto Debito / PIL era a 119,2; prima del Covid 19 era nel 2019 a 134,1 e nel 2022 a 144. Ma se eravamo al collasso al 119 di rapporto Debito / PIL ora altro che crisi dovrebbe esserci!

Riguardo allo spread a luglio 2011 era stabilmente intorno a 200. Il 5 agosto con la lettera di Draghi – Trichet, che drammatizzò la crisi dei debiti sovrani provocata dalla Lehman Brothers e dai sub-prime, lo spread schizzò a 400 punti, che diventarono 575 il 9 novembre, e che scese a 530 punti dopo l’incarico a Mario Monti che si applicò ad attuare le direttive della lettera di Draghi. Però proprio i mercati non lo premiarono perché l’agenzia Moody’s, di fronte a cotanto ingegno, tagliò il rating italiano.

Secondo molti questo quadro giustificò l’operato di Napolitano ma non ricordo che c’erano i cosacchi a piazza Duomo o le panzer division al Colosseo. E quindi era sufficiente il quadro economico e finanziario oltre che la reattività dei governi europei di Francia e Germania per giustificare la sospensione della democrazia in Italia? Questa è la vera questione che si ripropose con forza con il governo Draghi che non nacque in una situazione di crisi come quella di Monti e quindi pare ancora meno giustificabile.

Così c’è da chiedersi dove è la logica di tanti giornalisti, come Mieli, Gruber e altri come visto nella trasmissione Otto e mezza di ieri 22 settembre 2023, che si sono sperticati in lodi e argomentazioni per giustificare la nascita del governo Renzi- Letta- Mattarella- Draghi, e che oggi contestano le scelte del 2011 di Napolitano. Mah!

Il frutto di quelle scelte era, allora con Monti più tardi con Draghi, quindi dovuto a un solo mantra: le crisi economiche e finanziarie giustificano la sospensione della democrazia e la finanza detta ai governi le scelte in materia economica e di distribuzione della ricchezza, ambito dove dovrebbe esercitarsi la supremazia della Politica.

Altro che magistrati, accusati di complotti e di far cadere governi! Una schiera di supponenti burocrati di area liberista al grido ‘Lo chiede l’Europa’ detta l’agenda a un Paese, che per quanto scassato sia è sempre una delle principali democrazie occidentali e lo fa con una lettera dai toni ultimativi e burocratici, scritta anche (diciamolo!) con incerto lessico.

Draghi e Trichet lo fanno con il supporto di Sarkozy e Merkel che affermano così il ruolo di potenze dominanti di Francia e Germania costruendo una Europa con diritti di cittadinanza differenziata e dove francesi e tedeschi contano più di italiani e greci. Come nella fattoria degli animali di orwelliana memoria dove alcuni animali, i maiali, sono più uguali degli altri. Qualche anno dopo alla Grecia andò peggio.

Non fate i furbi con me dicendo che senza il governo Monti staremmo ancora peggio! Perché Padoan, ministro del Tesoro del Governo Gentiloni, scrisse nel DEF 2017 (al box del Cap II) che quelle misure ci costarono 300 miliardi di PIL tra il 2012 e il 2015.  Insomma proprio a causa del governo Monti siamo messi peggio.

Torniamo ancora allo spread. Il Conte I lo prese il 1° giugno 2018 a 228,6 e lo lasciò con il Conte II il 26 gennaio 2021 a 114,1. Draghi lo prese il 12 febbraio 2021 a 89,8 e lo lasciò il 22 ottobre 2022 a 232,7. Per inciso, Conte regnante, il 2019 è stato dal 2007 quello con il miglior rapporto deficit / PIL.

Ora io sono solo un povero ingegnere abituato a stabilire in modo certo i rapporti causa effetto. Per esempio un ponte regge alle usure del tempo se si fa manutenzione, se no cade.  I liberisti pare abbiano altre priorità: abbattimento dello Stato e del suo ruolo e concentrazione della ricchezza in mano di pochi. Però se devo rinunciare alla democrazia per Monti poi non devo essere declassato da Moody’s. Se rinuncio a votare per avere Draghi al governo chiamato a miracol mostrare poi questi miracoli ci devono essere.

La morte di Napolitano dovrebbe stimolare una riflessione sui tempi e sulle prospettive della democrazia in Italia e in Europa più che sull’operato dell’uomo

Il liberismo ha fallito in Italia e in Europa non solo in termini di risultati economici ma anche per le macerie che si lascia dietro sul senso stesso di democrazia e sulla uguaglianza dei cittadini all’interno della Comunità Europea a prescindere dalla loro nazionalità.

In ogni caso, sentendo le critiche a Napolitano da parte degli stessi giornalisti che esaltarono Draghi e il suo governo, fossi Mattarella mi preoccuperei dei giudizi postumi che gli riserverà la stessa stampa che lo ha sempre osannato.