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‘Ricatto’ Stellantis agli operai: “O la mensa o il pullmino”

6 settembre 2023 | 17:17
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‘Ricatto’ Stellantis agli operai: “O la mensa o il pullmino”

L’ultima puntata della saga Pomigliano è andata in scena oggi. “Noi trasfertisti di Melfi se vogliamo mangiare a mensa dobbiamo scendere col nostro mezzo. Il pulmino non ci aspetta. Ma che patti sono questi”

Stava scoppiando un parapiglia oggi pomeriggio in uno dei pulmini che accompagnano i trasfertisti di Melfi che operano a Pomigliano, dallo stabilimento agli alberghi dove risiedono. Un lavoratore dopo 8 ore di lavoro, (mezz’ora in più rispetto a quanto concordato in precedenza) ha osato andare alla mensa prima di rientrare, con i colleghi, in albergo. “Il pulmino non aspetta, stava ripartendo – riferisce un suo collega – solo il nostro intervento ha fatto in modo che l’autista aspettasse che l’operaio salisse a bordo”.

Problemi di orario, ordini aziendali, ma soprattutto scarsa organizzazione e cattiva informazione. “I patti erano altri – chiarisce la nostra fonte operaia – l’azienda ci aveva assicurato in trasferta un pasto al giorno dentro la fabbrica”. Ma poi la decisione di allungare di mezz’ora il turno per i lavoratori di Lastratura, Verniciatura e Plastica, senza mensa. Intervento delle sigle sindacali e mensa riammessa. Solo in parte. Salvo accorgersi, infatti, proprio stamattina, che il lavoratore deve scegliere. Se resta a mensa, deve scendere in fabbrica col mezzo proprio, perché il pulmino non aspetta. Alle 14:10 parte. Chi c’è c’è.

“E’ assurdo, quello che è un nostro diritto, il pasto dentro l’azienda dopo 8 ore di lavoro è sottoposto a ricatto. Per mangiare devo scendere con la mia macchina, ma che regola è, chi l’ha deciso?”. Pare che i referenti dei lavoratori per ora abbiano avuto queste indicazioni e non abbiano battuto ciglio. “E’ sì, un nostro diritto diventa un favore da mendicare”. Già, un compromesso al ribasso, che sacrifica diritti. Sempre a scapito dei lavoratori, soldati semplici, oggi in trasferta. Mezz’ora di lavoro in più, mensa ‘a ricatto’ e soprattutto 20 turni. Ecco cosa si sono ritrovati sul piatto centinaia di operai partiti da Melfi a Pomigliano per una trasferta imposta dai vertici. “La verità è che ci hanno mandato qui allo sbaraglio, nessuna certezza, tutto cambia da una settimana all’altra, senza il nostro consenso, siamo solo spettatori passivi di diktat decisi altrove”. C’è un po’ di nervosismo a fine turno. Aleggia l’incertezza. Ci si sente presi in giro. “Per ora il pranzo ce lo paghiamo a nostre spese, visto che il pulmino non aspetta, dopo si vedrà se e cosa ci verrà rimborsato”. “Alla buona di Dio”, conclude il lavoratore, reduce dal turno di mattina. “Ora scusami – si congeda – ma devo mangiare e poi vado subito a riposare perché ho bisogno di recuperare le forze”.