Lo Stato c’è, ma il giorno dopo
Il cinismo della politica palliativa: meglio curare i sintomi che la malattia
“È in corso, dall’alba di stamane, 5 settembre, una vasta operazione della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza nel quartiere Parco Verde di Caivano e nelle località limitrofe. Si tratta di un controllo straordinario ad alto impatto che, per la prima volta, viene svolto in contemporanea da oltre 400 operatori delle diverse forze dell’ordine”. E’ la notizia che battono le agenzie oggi. “Lo Stato lavora per riportare la sicurezza in ogni periferia del paese”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.
Va bene, ci sta. Dopo l’orrore dei giorni scorsi che ha scosso l’opinione pubblica e che ha riportato il tema del degrado delle periferie alla ribalta della cronaca e del dibattito politico, ci sta: lo Stato fa bene a marcare la presenza in quei territori. Voglio ricordare che l’orrore c’è stato anche a Palermo, non in periferia, qualche giorno prima quando un branco di assatanati ha brutalmente violentato una giovane donna. E poi a Napoli, dove un bravo ragazzo è stato ucciso da un bambino armato e già reclutato nel vortice della cultura criminale. E’ inutile aggiungere gli altri episodi di violenza, che ormai episodici non sono, di cui la stampa ci informa quotidianamente.
Che si fa? Si ricorre alla politica palliativa: polizia e carabinieri, finanzieri e militari vanno in scena per dimostrare che lo Stato c’è. Il giorno dopo, naturalmente. Qualche retata, sequestri, denunce, arresti e poi si vede. Il palliativo è la tattica che i governi e le istituzioni adottano per contrastare questi ed altri fenomeni. Il principio è sempre lo stesso. Strada dissetata e pericolosa? Un divieto di transito risolve il problema e libera da ogni responsabilità. Poi si vede. Alcolismo tra i ragazzi? Un bel divieto di vendere alcolici ai minorenni e la coscienza delle istituzioni è salva. Poi si vede. Tutti palliativi, compresa la famosa lotta alla droga, utili per dare una sistemata alle coscienze e per evitare grattacapi giudiziari. Operaio morto sul lavoro? Ci sono le norme di sicurezza e se qualcuno non le rispetta si assume la responsabilità: la politica, i sacerdoti del profitto, gli sfruttatori di uomini sono salvi. Violentano una donna, uccidono una donna? Non doveva bere, non doveva tradire, non doveva vestire in quel modo, non doveva lasciarlo: ecco individuato il problema. La Soluzione? Non bere, non tradire, non vestire in quel modo, non lasciarlo.
Facciamola breve. Questi ed altri fenomeni richiedono un costante intervento alla radice, un lavoro lungo di decenni: educazione, cultura, istruzione, diritti, lavoro, cultura della frugalità, giustizia sociale, nuova antropologia della vita, liberazione dalla dittatura neoliberista. Potere e violenza, rincorsa al denaro e alla ricchezza si stanno trasformando in un codice etico dell’agire sociale, un codice del male da molti ormai confuso con il bene. E’ inutile continuare a dipingere la facciata del palazzo, per salvare le apparenze, quando le fondamenta sono malate. Intanto, la città brucia.