Le ‘fiabe’ della Rai e la Basilicata sfruttata e contenta

26 settembre 2023 | 09:37
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Le ‘fiabe’ della Rai e la Basilicata sfruttata e contenta

Molti si sono commossi nel vedere la puntata del ‘Provinciale’, in onda domenica, in prima serata, su Rai 3. Oltre a maciare, monacielli e storie fantastiche, non si sente più quell’odore di petrolio, sfruttamento e ricatto che tiene schiavi i pochi lucani non ancora emigrati?

Guardando la puntata del Provinciale, su Rai 3, domenica scorsa, molti lucani, specie quelli emigrati, ma non solo loro, si sono commossi. A parte la mirabile ricostruzione di Federico Quaranta, si vedeva Colobraro, nella puntata, e poi ancora Barile e il vino, immancabile. Ma soprattutto i ‘calanchi’ come colonna sonora. Monacielli, maciare e dolomiti bellissime sullo sfondo di Castelmezzano. Sempre presenti i narratori ‘autoctoni’ di successo e poi antichi retaggi antropologici che passano per Acerenza e Rapone, fiaba per eccellenza.

Ma poi anche tanti altri bei romanzi, sempre conditi di vino, delle nostre sagre e saghe paesane. Storie che stanno trovando il favore del pubblico nazionale, sempre più assiduo visitatore, specie dopo il ‘riscatto’ di Matera 2019. A riflettori accesi, e a sagre in corso, tutto pare bello. Ma perché il rumore di fondo pare sempre lo stesso? Le feste di paese sono quasi sempre sponsorizzate dal signorotto del luogo, quando non dalle potenti multinazionali del petrolio o dai nuovi eroi del vento, che hanno indossato i panni dei filantropi, dimentichi del passato non proprio onorevole.

Finita la festa, però, resta la Basilicata di chi la vive e tenta di raccontarla. Spogliata di tutte le energie giovani fuggite con un bel vaffa e senza guardarsi indietro. Ma poi paiono tutti più o meno commossi nel vedere il ‘riscatto’ turistico della Lucania, grazie alle sue favole. E’ tutta una facciata. Quando cala il sipario, i lupi restano al loro posto. E continuano a sfruttare senza ritegno i poco più di 500mila abitanti rimasti sul territorio.

La settimana ricomincia e riparte la schiavitù. In fabbrica alla Stellantis (Melfi), ai pozzi petroliferi di Viggiano (feudo Eni), tra i monti di Tempa Rossa (proprietà Total) e negli indotti, il piede del padrone continua a premere sul collo dell’operaio. Lo scempio ambientale prosegue e probabilmente sarà amplificato dal Pnrr, con nuovi pozzi ritenuti necessari. Nuovi e vecchi padroni tengono tutti uniti. Sotto lo schiaffo della festa. Finché soffia il vento anche i nuovi sfruttatori dell’eolico avranno fortuna. La speranza è che gli occhi di chi vive la Lucania siano aperti non solo al dì di festa, col petto e il crine in fuori, ma anche (e soprattutto) il giorno dopo. Quando si spengono le luci e la realtà vissuta si prende la scena. Passano i secoli e più che una favola, pare tutto molto più simile ad un incubo riuscito. Nonostante gli applausi, lo share, e le ‘fiabe’ della Rai!