“La poesia serve a disordinare gli ordini, serve al canto dell’infinito presente”

15 settembre 2023 | 17:16
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“La poesia serve a disordinare gli ordini, serve al canto dell’infinito presente”
Giuseppe Semeraro (Foto di Francesca Randazzo)

Giuseppe Semeraro, attore e poeta, racconta come è nata la sua Apocalisse apocrifa

Giuseppe Semeraro è un poeta attore e regista in ambito teatrale da più di vent’anni. Ha lavorato come attore al teatro della Valdoca, in diversi spettacoli diretti da Danio Manfredini. E’ tra i fondatori della compagnia Principio Attivo Teatro, che ha conseguito diversi premi. Al 2015 risale il suo spettacolo Digiunando davanti al mare, per il quale si è ispirato alla figura di Danilo Dolci, che ha molto influenzato la formazione della sua sensibilità artistica. Ha pubblicato diversi libri di poesie tra cui Cantica del Lupo, Due parole in croce, A cosa serve la poesia, da qui a una stella. Per la collana Icone di Les Flaneurs, ha recentemente pubblicato un testo molto sui generis, del quale ci parla in questa breve intervista.

Come nasce la tua Apocalisse apocrifa?

La mia Apocalisse Apocrifa nasce da una scommessa e dal caso. Ero stato invitato dagli organizzatori della Stagione Concertistica di Galatina a leggere L’ Apocalisse di San Giovanni con le musiche di Giuseppe Gigante eseguite dai musicisti del Conservatorio di Lecce. Durante quel primo incontro, in cui non sapevo nulla di quello che mi sarebbe stato proposto, ho avuto una specie di lampo di coscienza e quasi d’impulso ho detto: “La scrivo io un’Apocalisse”. Gli organizzatori non sapevano neanche che io fossi un poeta perché mi conoscevano come attore. Dopo qualche momento di silenzio, mi hanno detto: va bene. Lì sono cominciati i miei problemi perché avevo davanti a me una montagna. Non sapevo che ne avrei in seguito tratto un libro perché ho lavorato seguendo esclusivamente l’idea di scrivere un testo per una voce recitante per musica. Devo dire che l’intesa con il compositore Giuseppe Gigante è stata molto di aiuto a tutto e non finirò mai di ringraziarlo per la sua umanità. Così è nata questa follia, per una scommessa.

 Rivelaci, se vuoi, qualcosa sugli altri testi presenti nel libro.

Gli altri testi sono nati precedentemente ai testi dell’Apocalisse e sono comunque legati a due aspetti più intimi, dell’Apocalisse stessa. Il primo è dedicato a mia madre ma apre a un materno più universale, nel tentativo di restituirgli un senso profondamente sacro. Il secondo testo è nato da un gioco molto serio, che è quello di riscrivere un testo. So che è una cosa che si fa più in teatro ma io ci ho provato con la poesia e con Leopardi; in particolare, con il Canto Notturno di un pastore errante dell’Asia, facendo diventare quel pastore un migrante. Due tematiche per me vicine all’Apocalisse se consideriamo appunto l’Apocalisse non un testo della fine, bensì di un nuovo inizio.

A cosa serve la poesia? (domanda provocatoria)

La poesia serve a disordinare gli ordini, serve al canto dell’infinito presente.

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