Elisa Claps: trent’anni fa la scomparsa e la morte

12 settembre 2023 | 08:02
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Elisa Claps: trent’anni fa la scomparsa e la morte

Il 12 settembre 1993 la 16enne potentina scomparve nel nulla. In realtà non era mai uscita da quella chiesa dove incontrò il suo assassino

Trent’anni fa, in una domenica di settembre, Elisa Claps scompare a Potenza. La ragazza ha 16 anni, verrà uccisa quello stesso giorno e il suo corpo rimarrà nascosto per 17 anni nel sottotetto della Santissima Trinità di Potenza, la chiesa di Via Pretoria, dove aveva incontrato il suo assassino, Danilo Restivo. Da quel 12 settembre del 1993 la famiglia di Elisa, la madre Filomena e i fratelli Gildo e Luciano, non hanno smesso un solo giorno di chiedere verità e giustizia. Anche dopo la condanna all’ergastolo di Danilo Restivo, non tutta la verità è stata svelata e soprattutto sono ancora tante le domande senza risposta e i dubbi.

Il sospettato numero uno è sempre stato lui, Danilo Restivo all’epoca dei fatti ventunenne. Ma l’incriminazione arriverà solamente dopo la scoperta del cadavere della 16enne potentina, il 17 marzo 2010, proprio nel sottotetto della chiesa dove Elisa era stata vista per l’ultima volta e dove aveva incontrato Restivo.

L’autore dell’omicidio di Elisa Claps è stato condannato in via definitiva nel 2014 e attualmente si trova in carcere in Inghilterra dove sta scontando la pena dell’ergastolo per un altro brutale omicidio: quello della 48enne Hether Barnett avvenuto il 12 novembre 2002 a Bournemouth, nel Dorset.

Restivo, fu l’ultimo a vedere Elisa quel 12 settembre del 1993. Disse di averla vista uscire dalla chiesa della Trinità dove i due giovani si erano incontrati. Danilo, nel mentre la famiglia Claps cercava in lungo e in largo la giovane Elisa, tornò a casa con gli abiti macchiati di sangue. In seguito dirà agli inquirenti d’essersi ferito cadendo in un cantiere delle scale mobili allora in costruzione. I suoi abiti non furono mai sequestrati. Nessuno cercò Elisa laddove era stata vista per l’ultima volta, nonostante le insistenze della famiglia. Restivo fu indagato e condannato per falsa testimonianza. Con la scomparsa di Elisa gli inquirenti decisero che non c’entrava nulla. Il perché di queste “anomalie” nelle indagini la famiglia Claps ha continuato a chiederselo per trent’anni. Qualcuno coprì Restivo? Ne è convinta la famiglia di Elisa Claps. E anche noi. Ma chi poteva avere interesse a coprire un presunto (all’epoca) criminale feticista? In molti a Potenza sapevano di quel “vizio”: Danilo era solito tagliare ciocche di capelli alle ragazze. Ci sono poi almeno altri due episodi inquietanti che lo coinvolgono. Il coltello puntato alla gola di un ragazzino e lo stalking telefonico ad alcune studentesse.

Eppure per il magistrato che indagò sulla scomparsa di Elisa, quello che poi risulterà essere il suo assassino, era solo “un fessachiotto”.

Danilo è il figlio di Maurizio Restivo, siciliano d’origine, trasferito a Potenza, nei primi anni Ottanta, dove è stato direttore della Biblioteca nazionale. E’ un ragazzo particolare Danilo; la sua famiglia lo protegge dalla sua stessa fragilità. Il ragazzo è ben visto anche dal sacerdote della parrocchia della Santissima Trinità. Don Mimì Sabia si fida di lui al punto di dargli le chiavi della chiesa. Di certo don Mimì lo conosce bene anche se in seguito, dinanzi a un giudice, affermerà il contrario. In una foto scattata nell’aprile del 1990, il sacerdote e Danilo posano affettuosamente in occasione del 18esimo compleanno del giovane. Dalla foto viene fuori un atteggiamento molto confidenziale tra i due. Il prete nel primo pomeriggio del 12 settembre 1993 chiude la chiesa della Trinità e va per una settimana a Fiuggi, alle terme.

Più volte la famiglia di Elisa, in particolar modo la madre e il fratello Gildo hanno parlato di coperture eccellenti. Di potenti coinvolti nella vicenda. Sono numerose le voci che si rincorrono su un presunto comitato che avrebbe fatto squadra per proteggere Restivo, o forse, qualcuno più in alto.

Ma perchè don Mimì avrebbe dovuto coprire Restivo? Ammettiamo che don Mimì sapesse della tragica fine di Elisa. Che interesse avrebbe avuto a coprire un simile orrore? Semplice misericordia verso un ragazzo di 21 anni che ha ucciso in un impeto di follia o paura di essere coinvolti in prima persona? Certo risulta difficile pensare che don Mimì per quindici anni non si sia accorto di quel cadavere sulla sua testa. Così come sembra singolare che due anni dopo la sua morte e qualche mese dopo la morte di un altro sacerdote potentino, all’improvviso si sia svelato il mistero della scomparsa di Elisa con il ritrovamento del corpo.

L’omicida di Elisa Claps va in Inghilterra nel 2002. Il 12 novembre dello stesso anno, viene trovata morta la sua vicina di casa, Heather Barnett. Orribilmente mutilata. Ha i seni staccati e una ciocca di capelli, stretta fra le mani. I sospetti, dal primo momento, cadono su Restivo, il quale nega ogni addebito. Per otto anni la polizia inglese rimane sospesa tra i sospetti che il potentino possa essere l’autore del delitto Barnett e la ricerca di prove che lo incastrino. Ci sono quelle scarpe da tennis lavate con la candeggina. Scarpe le cui impronte vengono rilevate in casa Barnett. C’è quel cambio d’abiti in un parco di Bournemouth, ripreso dagli investigatori. C’è quel registro manomesso alla Nacro, l’istituto di formazione frequentato da Restivo. Elementi che a quanto pare non bastano per incastrarlo. Fino a quando non viene ritrovato il cadavere di Elisa. Da quel marzo 2010 anche le indagini inglesi sulla morte della sarta, subiscono un’accelerazione. L’arresto di Danilo in Inghilterra arriva a maggio 2010. Il processo per l’omicidio della sua vicina di casa e a meno di un anno la condanna all’ergastolo.

L’assassino di Elisa ed Heather è stato assicurato alla giustizia ma la “vera verità” che mamma Filomena chiede da trent’anni è ancora lontana. Le circostanze del ritrovamento del corpo di Elisa restano avvolte da “anomalie” e dubbi. E oggi che la chiesa in cui Elisa è stata sepolta per 17 anni è stata riconsegnata al culto resta una ferita profonda che, probabilmente, non si rimarginerà mai.