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“Disastro” sanità lucana, parla un medico del San Carlo: “Noi operatori siamo vittime e non carnefici”

12 settembre 2023 | 15:23
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“Disastro” sanità lucana, parla un medico del San Carlo: “Noi operatori siamo vittime e non carnefici”
Angelo Raffaele Sigillito, medico dell'ospedale San Carlo di Potenza

“Il nosocomio potentino negli ultimi tempi viene visto per lo più come il bancomat della sanità regionale”

Riceviamo e pubblichiamo la lettere del dottor Angelo Raffaele Sigillito, medico dell’ospedale San Carlo di Potenza, sulle criticità della sanità lucana e il ruolo degli operatori sanitari.

Egregio Direttore,
le scrivo questa nota, con preghiera di pubblicazione, perché solitamente nel dibattito sulla sanità in Basilicata viene trascurato un aspetto che ha non poca rilevanza. Sono un medico dell’ospedale San Carlo di Potenza e soffro nel registrare che a fronte dei tanti meriti che esso ha, per lo più ne vengono evidenziati solo difetti e carenze. E ciò avviene, quasi sempre, in modo generico ed indifferenziato per cui medici ed infermieri si trovano accomunati in giudizi negativi senza averne alcuna colpa. Sentire parlare in modo non proprio lusinghiero del posto in cui lavoro (vale, in generale, per gli operatori di tutte le strutture sanitarie pubbliche) non è piacevole, non incoraggia, non è nobile. Non è, soprattutto, giusto in presenza di limiti e carenze pure esistenti, che venga fatto lo scaricabarile nei confronti dell’ultimo anello della catena.

Nel San Carlo, come in tutti gli ospedali lucani, ci sono professionisti di qualità che ogni giorno affrontano problematiche complesse e molto impegnative. La vulgata che vuole l’emigrazione sanitaria effetto di incapacità dei medici locali è una offesa insopportabile, prima ancora che una falsa notizia. Come è una “bufala” che le liste di attesa siano volute dai medici, da alcuni di essi, per poter lucrare nel lavoro privato. Al San Carlo c’è la consapevolezza del valore aggiunto della nostra vera ed indiscussa missione che da sempre ci connota come riferimento regionale per la gestione dell’emergenza urgenza e della complessità in generale. Ci sono operatori che fanno il proprio dovere e, spesso, anche di più per assicurare ai pazienti il servizio migliore possibile.

Io credo, allora, molto sommessamente, che vada fatta chiarezza. Bisogna distinguere tra piano tecnico, scientifico ed operativo e piano programmatico ed organizzativo. Ciò sia per tutelare la credibilità del San Carlo (che è un bene per tutti), sia per inquadrare correttamente i problemi in modo che le soluzioni siano conseguenti e corrispondenti ai mali. Cosa c’entrano, infatti, gli operatori sanitari ( eroi durante il Covid e non considerati adesso) con il disastro di cui si parla nel dibattito sulla sanità regionale? Nulla! E’ da anni che si declama la necessità del riordino della rete ospedaliera. E’ da anni che si ritiene necessario favorire la specializzazione di alcune strutture. E’ da anni che sono stati messi in capo all’ospedale San Carlo di Potenza, come al Madonna delle Grazie di Matera ed all’oncologico di Rionero ben determinati ruoli. Ma nulla è stato fatto perché potessero svolgerli. Tutt’altro.

Il nosocomio potentino negli ultimi tempi viene visto per lo più come il Bancomat della Sanità regionale. Lo si priva di professionalità (vedi anestesisti e altri) per sopperire a carenze strutturali di altri nosocomi. Più in generale non gli si attribuiscono i necessari finanziamenti. Ma anche l’ospedale di Matera ha carenze di organico primarie che non vengono colmate. Per non parlare dei vuoti esistenti a Rionero. Si fanno salti mortali per assicurare i servizi e lo si deve al sacrificio degli operatori se ancora sono di grande qualità! Insomma quello che manca è la visione, la programmazione, l’organizzazione. Gli operatori sono vittime e non carnefici di quanto sta accadendo.

E ancora: perché per sostenere le eccellenze del San Carlo non sono state messe in campo le risorse finanziarie rivenienti dalle royalties del petrolio? E soprattutto, cosa si sta facendo dopo l’istituzione della Facoltà di medicina nella nostra Università per preparare il Dea di secondo livello alla necessaria cooperazione?

Se si fosse posta la stessa attenzione alla tutela del maggiore ospedale regionale che è stata posta per realizzare gli approcci di “colonizzazione” della sanità lucana probabilmente non avrei potuto fare queste domande! La ringrazio per l’attenzione e per l’eventuale opportunità di accennare pubblicamente a qualche elemento di chiarezza sul fatto che gli operatori sanitari del San Carlo (come gli operatori di tutti gli ospedali) sono vittime di quanto sta accadendo nella sanità regionale. Angelo Raffaele Sigillito