Basilicata, miliardi di euro spesi per peggiorare le condizioni dei lucani
Si costruisce sulla sabbia, si fa il vino dal fiasco e si ricava l’acqua dal ghiaccio: siamo incapaci o furbi?
“Non ci credeva nessuno. Lo abbiamo fatto. Con il bonus gas, ribattezzato dai media “gas gratis a tutti i lucani”, abbiamo fatto quello che i lucani attendevano da 20 anni: dare le risorse della Basilicata ai residenti in Basilicata, ai lucani che qui vivono e lavorano. Lo abbiamo fatto con il gas, lo faremo con l’acqua. Da gennaio i lucani avranno un bonus nella bolletta dell’acqua. Grazie all’opera di risanamento finanziario di Acquedotto lucano e a una riduzione strutturale dei costi energetici che faremo entro fine anno, i lucani potranno avere un beneficio tangibile anche nella bolletta dell’acqua. E poi una notizia che se confermata sarebbe una vera rivoluzione per il Sud: il governo Meloni starebbe pensando di riconoscere le compensazioni ambientali alle regioni anche sugli impianti di energia rinnovabile: se approveranno questa norma – richiesta quasi un anno fa dalla nostra giunta – nei prossimi anni potremmo dare ai lucani in bolletta della luce quello che abbiamo già fatto con il gas. Infine il caro carburante: a sinistra cancellarono la card carburante che oggi avrebbe fatto comodo ai lucani, noi stiamo studiando su come intervenire sul prezzo di diesel e benzina. Come sapete, non possiamo intervenire su accise e tasse, che valgono il 60% del costo, ma stiamo immaginando un sostegno ulteriore, accanto al bonus già deciso dal Governo Meloni per le famiglie meno abbienti.” Fin qui Vito Bardi in un comunicato stampa di questa mattina, 27 settembre 2023.
Ieri ne aveva inviato un altro dai toni trionfalistici circa l’approvazione delle linee guida e dei criteri di ripartizione della montagna di soldi di provenienza europea e nazionale (FSE, FESR, FEARS, Aree interne…) E lancia le cosiddette strategie territoriali per coinvolgere i Comuni nella programmazione e nell’utilizzo di quelle risorse. “Con il provvedimento sulle strategie territoriali intendiamo rafforzare le nostre comunità rilanciando politiche di sviluppo a misura dei bisogni dei diversi territori. La proposta politico programmatica appena varata prevede il pieno coinvolgimento di voi sindaci. È con voi che vogliamo pianificare ingenti risorse pubbliche derivanti dai finanziamenti comunitari e nazionali, per concordare quanto va realizzato a vantaggio delle nostre comunità…Già a partire dalla prossima settimana organizzeremo incontri mirati per dare attuazione a questo lavoro congiunto per assicurare un futuro alle nostre comunità. Questa iniziativa riguarda tutti e 131 i Comuni aggregati su criteri di omogeneità di interessi territoriali, integrando e superando le logiche delle vecchie aree interne”. Per chi voglia approfondire e ha tempo a disposizione qui i documenti approvati in Giunta: 1, 2, 3.
La ripresa della vitalità politica di Bardi è da collegare alle imminenti elezioni regionali. Ci sta. Così come il risveglio di alcuni personaggi del Pd e di altri gruppi politici o pseudo culturali non è altro che l’effetto della causa elettorale. Ci sta. Insomma, è evidente che la lotta per il governo della Regione (ovvero per la gestione delle risorse) è bella e iniziata. Su queste dinamiche non ci attardiamo oggi, anche perché le abbiamo descritte di recente oltre che in passato.
Oggi, rispetto agli annunci di Bardi, ci auguriamo di avere torto anche se in passato, purtroppo, abbiamo avuto ragione sia riguardo all’amministrazione De Filippo sia riguardo alla gestione Pittella. Ci riferiamo alle politiche di sviluppo (parola grossa) descritte nei loro programmi elettorali che si sono rivelate fallimentari e causa di peggioramento nelle condizioni economiche, demografiche, sociali e culturali della regione. Non a caso, questi ed altri politici della stessa consociazione, sono ancora in pista. In Basilicata è così che funziona.
La confusione tra bisogni del territorio e interessi dei gruppi di manovra
Le strategie territoriali di Bardi che “mirerebbero ad un utilizzo saggio e lungimirante delle risorse europee e statali” faranno la stessa fine. Chi conosce la Basilicata e i suoi sistemi territoriali politici ed economici, non fa fatica ad immaginare questo nuovo fallimento. Incontri, tavoli, progetti, faranno parte di una scenografia già scritta, con qualche variante nella tipologia degli attori. Il problema principale risiede nella atavica confusione tra bisogni-potenzialità dei territori e interessi dei gruppi di manovra che in quei territori agiscono sia nell’ombra sia alla luce del sole. E’ andata così, quasi sempre. In apparenza si tratta di investimenti, nei fatti si tratta di spesa. In apparenza si tratta di agire per l’interesse generale, per l’occupazione, per contrastare lo spopolamento eccetera, in realtà si tratta di agire per l’interesse elettorale di questo o quel gruppo e per l’interesse economico di questa o quella cordata di imprese, di società di consulenza e così via.
Cinque miliardi di euro spesi per peggiorare le condizioni della Basilicata
Esiste un altro problema, tipico in Basilicata: “costruire senza le fondamenta” o, come abbiamo scritto altre volte, “fare il vino dal fiasco”. Probabilmente questo problema, che ci accingiamo a spiegare in sintesi, fa il gioco dell’altro appena descritto della confusione, creata ad arte, tra bisogni-potenzialità dei territori e altri interessi.
Una programmazione seria dello sviluppo che abbracci tutti i settori strategici della società, dell’economia e della cultura, richiede condizioni capaci di ospitare, incorporare, assorbire le azioni progettuali e gli investimenti. Ancora una volta ci troviamo in una situazione in cui mancano le basi affinché ci sia questa capacità: la pubblica amministrazione e le sue articolazioni periferiche presentano gravi carenze organizzative, di funzionamento e di competenza; la viabilità cosiddetta minore, ossia le strade di collegamento e le ferrovie interne che dovrebbero connettere i paesi gli uni agli altri, sono un disastro (senza parlare del grave ritardo infrastrutturale sugli altri versanti); le energie vitali giovanili scarseggiano sempre di più e molti settori strategici della pubblica amministrazione e dei sistemi produttivi pagano il prezzo dell’invecchiamento del personale; le politiche sociali e sanitarie sono allo sbando completo; la metà della popolazione è analfabeta funzionale; i sistemi culturali sono diventati strumento di marketingturistico; la povertà e le nuove povertà crescono; gli asset più originali del territorio (acqua, risorse naturalistiche, eccetera) sono state svendute e ridotte al lumicino; la corruzione è troppo diffusa. E ci sarebbe altro, per esempio l’Unibas che arranca. Tuttavia, basta questo per dare l’idea delle basi su cui poggerebbero le azioni e gli eventuali investimenti per i “progetti di sviluppo”. E’ come voler costruire un edificio sulla sabbia. E’ come voler fare l’acqua dal ghiaccio, è come voler fare il vino dal fiasco.
Eppure, con tutte le risorse arrivate in Basilicata bisognava agire soprattutto nella creazione delle condizioni di base appena descritte: ci sarebbero voluti circa tre decenni. Tre decenni sono trascorsi e circa 7 miliardi di euro di risorse statali ed europee, a parte le royalties petrolifere, spesi in tutto quel tempo sono serviti a peggiorare le condizioni di quelle basi e a migliorare le condizioni di gruppi ristretti di potere e dei loro eredi. E’ sufficiente dare un’occhiata ai Gal (Gruppi di azione locale). Magari dare un’occhiata a quello che succede in alcuni territori.
Ci auguriamo che questa volta, ossia nei prossimi dieci anni almeno, chiunque vada a governare la Basilicata agisca in direzione ostinata e contraria alla strada della spesa senza resa pubblica e con molto rendimento privato. Ci auguriamo che sappia riconoscere l’importanza delle condizioni di base su cui poggiare le azioni di sviluppo e che abbia soprattutto a cuore l’interesse generale.