Basilicata. Le manovre sottobanco in vista delle elezioni

10 settembre 2023 | 14:00
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Basilicata. Le manovre sottobanco in vista delle elezioni
Angelo Chiorazzo

I lucani per bene costretti a scegliere tra la brace e la padella. Angelo Chiorazzo, Vito Bardi e tutti gli altri

Che la lotta politica per la conquista della Regione non sia altro che scontro tra poteri e interessi lo abbiamo scritto in tutte le salse. Che Angelo Chiorazzo, e i gruppi di interesse che rappresenta, abbiano organizzato l’assalto alle istituzioni regionali con una strategia che parte da lontano, lo abbiamo scritto con grande anticipo. Oggi possiamo scrivere che probabilmente avevamo ragione. Il cosiddetto centro sinistra starebbe virando sulla candidatura dell’uomo calato all’improvviso nel rilancio del Potenza Calcio. Una passione tanto fulminante quanto enigmatica. Un abbraccio con Donato Macchia che, nelle ultime settimane nonostante sia stato ed è funzionale ai disegni, si è tatticamente allentato.

Ha ben altro da fare e a cui pensare l’uomo del clero, degli “oboli” alla Chiesa e degli interessi nella sanità. Incontrare persone, gruppi, tanto a destra quanto a sinistra e nelle cosiddette aree moderate e riformiste, per convincerli della bontà di una sua candidatura alla presidenza della Basilicata. A quanto pare, grazie anche al lavoro di sponda di “guerriglieri” addestrati all’uso delle tecniche di persuasione morale e materiale, ci sta riuscendo. Esagitate le trattative nelle segrete stanze: voti per me all’europee, come pare pretenda Marcello Pittella, e voti in Basilicata a Angelo Chiorazzo. Il Pd, quel che ne resta, nonostante qualche mal di pancia sta per cedere. Il M5S dopo qualche moina di facciata farà lo stesso? Pezzi della cosiddetta destra si accomoderebbero al tavolo delle spartizioni. Confindustria non mette veti. Il cosiddetto sindacato di sinistra sta a guardare, almeno in apparenza. Nella maggioranza che attualmente governa questa povera regione è in atto un gioco delle parti – litigioso -incomprensibile al cittadino normale, ma molto chiaro a chi conosce linguaggi e tattiche della politica di basso rango.

In questo quadro c’è da aspettarsi il peggio. Noi naturalmente ci auguriamo di sbagliarci. Perché se un cosiddetto centro sinistra del campo largo nelle attuali condizioni dovesse vincere le elezioni, a perdere sarà nuovamente la Basilicata. Un minestrone di retorica riformista e clericale sta per essere servito ai lucani, ma la pentola è quella degli interessi, ossia dei soldi, del potere, dell’arricchimento dei vecchi e nuovi “signorotti”. La faranno passare come un’inedita e storica alleanza tra le forze sociali, politiche, cattoliche, moderate, di sinistra e riformiste che finalmente decidono insieme di liberare la Basilicata dal fallimento della destra. Fandonie. Certo, non è da escludere che la virata su Chiorazzo abbia a che fare con la convinzione di alcuni che a perdere le elezioni sarà proprio il centro sinistra. Ma l’uomo del clero e degli interessi imprenditoriali nella sanità è scaltro, pragmatico, perciò punterà a vincere.

Decenni di governo regionale e di politica dei partiti zombizzati ci consegnano oggi uno scenario drammatico, un film già visto: i lucani per bene costretti a scegliere tra la brace e la padella. I lucani servitori, scudieri, giullari del potere, loro si schiereranno da una parte o dall’altra in base alle proprie “convenienze di famiglia”. Per loro padella o brace fa lo stesso purché ci sia di che mangiare. Gli ignavi finiranno nel calderone dell’astensionismo, contribuendo così alla vittoria o della padella o della brace. Comunque vada, Chiorazzo o non Chiorazzo, Bardi o altri, la Basilicata ha già perso. Le minoranze vitali della società civile pare abbiano preso il sonnifero, i sindacati continuano a fare politica (male), anziché sindacato (bene), senza ricavare ragni dal buco. Il fronte dell’astensionismo sembra destinato a crescere.

Che fare? Svegliarsi dal sonno. Provare a disturbare i disegni di potere sia della padella sia della brace, creare le condizioni per introdurre nella politica e nelle istituzioni forti spinte di risanamento politico, costruire un’alternativa ai gruppi di interesse in campo, con una proposta politica credibile, pulita, giovane. Spetta all’associazionismo civile, alle minoranze vitali, il coraggio di farlo in autonomia, in una chiara prospettiva di indipendenza dai poteri in lotta. Senza velleità o l’illusione di vincere le elezioni, ma con la determinazione di portare nelle istituzioni almeno qualcuna o qualcuno – giovane, non solo anagraficamente –  che sappia tenere testa ai signorotti di qualunque potere e che sappia ridare speranza a questa martoriata terra.