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Stellantis: “Invalido, infartuato e mi mandano a Pomigliano”

7 agosto 2023 | 17:08
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Stellantis: “Invalido, infartuato e mi mandano a Pomigliano”

La storia di un lavoratore di Melfi a ridotte capacità lavorative. “In trasferta ci devi andare anche tu”, gli ha detto il Caporeparto

L’assurda storia di un lavoratore di Melfi a ridotte capacità lavorative. “In trasferta ci devi andare anche tu”, gli ha detto il Caporeparto. “Dov’è finita la dignità – replica l’operaio – nessun rispetto neanche per chi ha un’invalidità del 75% e che quattro anni fa ha rischiato di morire, causa infarto”.

Per comodità e per non esporlo ulteriormente lo chiameremo Gianni. Un’ora di dialogo con lui lascia il segno. Perché parla dritto al cuore. E apre un varco persino nell’indifferenza di una multinazionale. “Da bambino ho perso l’udito ad un orecchio – inizia a raccontare Gianni – ma sono comunque 30 anni che opero all’Unità Plastica. Ho sempre lavorato, anche a velocità che non vi racconto”. Poi quattro anni fa accade qualcosa che gli cambia drasticamente la vita, un infarto. “Ho avuto il tempo e la fortuna di capire che avevo un infarto e sono corso all’ospedale a Melfi – rivela – ho combattuto 10 giorni in terapia intensiva e mi sono state praticate 3 angioplastiche”. Dopo quella terribile esperienza lui è cambiato in fretta. “Ho smesso di fumare, o la sigaretta o la vita – sorride mentre lo racconta – Mi è stata riconosciuta dall’Inps il 75% di invalidità”. Da ciò discende anche una piccola pensione civile, che percepisce. “Ho continuato a lavorare alla Stellantis di Melfi, sempre all’Unità Plastica, ma non alla linea continua. Un lavoro sopportabile”, confessa.

LA CHIAMATA INATTESA Tutto è cambiato di nuovo lo scorso 24 luglio. Un piccolo terremoto interiore e un sistema di certezze sfumate in pochi istanti. “Mi arriva la famosa letterina con l’annuncio della partenza, direzione Pomigliano, per il prossimo 21 agosto – rivela, attonito – a quel punto ho mandato anch’io una letterina alla direzione, specificando quali fossero le mie problematiche, la mia invalidità e i problemi al cuore, comprese le 8 pillole al giorno che sono costretto a prendere, mio malgrado”. Gli è stato risposto, dal Capo del Personale, che “la sua trasferta si svolgerà nell’Unità plastica di Pomigliano e le postazioni che saranno assegnate saranno compatibili con le sue limitazioni”. Tutto qui, un semplice e laconico messaggio che passa sopra, come una ruspa, ad un essere umano che ha già le sue conclamate problematiche da curare. “Non lo so – prosegue sconcertato – ho provato una brutta sensazione, come se ci fosse un cinismo, un’indifferenza, nei miei confronti, come se avessi scelto io di avere un infarto che per poco non mi costava la vita. Come se volessero farmi pagare qualcosa. Mi auguro non dipenda dal fatto che sono iscritto alla Fiom”. Difficile replicare, non resta che ascoltare, in religioso silenzio, il resto della storia.

“DOV’E’ FINITA LA DIGNITÀ? E I DIRITTI?” Ormai Gianni si è aperto e non si può che condividere e ascoltare le sue parole. “Sapevamo che con Stellantis tutto era cambiato, che non potevamo più protestare, sappiamo pure che il mondo operaio ha paura di trovarsi senza lavoro, che c’è un continuo e persistente ricatto, ma a tutto c’è un limite”. Il limite, varcato, è chiedere a chi è invalido e infartuato, di lasciare la sua terra, le poche certezze che ha, e imbarcarsi su una navetta in direzione Pomigliano. “Sono due settimane che non penso ad altro, ho un’ansia che pure mia moglie e i miei figli se ne sono accorti. Ho paura, ma perché me l’hanno imposto senza neanche ascoltare le mie richieste, senza accertarsi delle mie condizioni di salute, ma vi sembra ragionevole tutto ciò?”

“A POMIGLIANO ANCHE UN COLLEGA CON SERI PROBLEMI ALLA PROSTATA” Gianni il prossimo 21 agosto, obtorto collo, prenderà la navetta da San Nicola di Melfi verso Pomigliano. Nessuno si è passato una mano sulla coscienza e il suo 75% di invalidità non ha fermato la mano di Stellantis che tutto decide. “Non esistiamo come persone, loro decidono anche sulla nostra malattia e sulla nostra salute. Pensate che un mio collega con seri problemi alla prostata verrà anche lui a Pomigliano, con la navetta, sopportando tante ore di viaggio. A voi sembra un Paese civile quello in cui accadono queste cose e né politica né sindacati riescono intercedere per riportare il rispetto dei sacrosanti diritti di persone malate?”. Ogni ulteriore commento appare superfluo. Ciascuno, per quel che gli compete, si passi pure una mano sulla coscienza.