Scompare il bosco di via Maratea a Potenza
La Comunità Laudato Sì: “Ci chiediamo sbigottiti come sia ancora possibile realizzare un edificio residenziale al posto di un biotopo di pregio, in un’area già satura di cemento e a forte rischio idrogeologico”
Di seguito la nota della Comunità Laudato Sì di Potenza sul bosco di Via Maratea.
“È negli anfratti abbandonati del quartiere Verderuolo (Potenza), in quello spazio che l’agronomo e paesaggista francese, Gilles Clemènt chiama Terzo paesaggio, che si colloca il bosco di Via Maratea. I colossali Pioppi neri, che svettano su un groviglio di Aceri ed altre specie vegetali, rivelano la sua origine. È un lembo residuo di un più vasto bosco umido, rimasto intrappolato nell’edificato. Uno spazio libero, un territorio selvaggio, dove la natura ha lavorato con tutta la sua creatività arricchendolo di specie. Un autentico giardino in movimento che costituisce oggi uno scrigno prezioso di biodiversità e di servizi ecosistemici, determinanti per contrastare il cambiamento climatico (surriscaldamento dell’aria, inondazioni, assorbimento gas serra…) e salvaguardare la nostra salute fisica e mentale.
Non va dimenticato il suo apporto alla vivibilità urbana, che non può più identificarsi con un modello di città cementificata e con una cultura della strada aggressiva e incivile, come pure la sua capacità di soddisfare il bisogno primario di natura, emerso con tutta la sua evidenza clinica durante l’isolamento pandemico. Con il termine Nature deficit disorder viene intesa tutta una serie di disturbi psichici e psicosomatici, come ansia, paure, depressione, attenuazione dei sensi, connessi al distacco dalla natura. La ricerca scientifica offre sempre più informazioni sul ruolo della natura sulla vita dell’uomo. La ragione scientifica, tuttavia, non basterà a farci uscire dallo stato di irresponsabilità e indifferenza in cui ci siamo rifugiati. Né tantomeno basteranno i messaggi e le lezioni di una natura che si ribella all’oppressione dell’uomo, reagendo con una violenza inaudita. Le nostre identità personali e comunitarie sono ormai radicate profondamente in uno“stile di vita” consumista e predatorio, che sfrutta spudoratamente la natura e crea impoverimento umano e sociale. È necessario ritrovare una ragione sensibile. Il male non si è sviluppato solo a livello del fare, ma soprattutto dell’essere, e orienta il nostro sentire. Lo sguardo che si è posato sul prezioso biotopo tra via Maratea e via Roma, è lo stesso che alimenta la guerra in Ucraina, nonché l’immenso immondezzaio in cui sono gettati, insieme a gran parte dell’umanità, quei valori umani, civili e spirituali, indispensabili per trovare occhi capaci di futuro.
La Comunità “Laudato sì” nasce a Potenza ed è estesa su tutto il territorio della provincia per promuovere la cura della casa comune, attraverso una idea di ecologia che abbraccia ogni ambito esistenziale. È l’ecologia integrale di papa Francesco. I suoi membri esprimono, oggi, il proprio senso di disagio e una profonda sofferenza per quella che considerano una vera e propria violenza sulla natura e una ingiustizia sociale. Ci chiediamo sbigottiti come sia ancora possibile realizzare un edificio residenziale al posto di un biotopo di pregio, in un’area già satura di cemento e a forte rischio idrogeologico. Tanto in un momento storico, che con la promulgazione, in sede Europea, della legge sul ripristino della natura per combattere il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità e per ridurre i rischi per la sicurezza alimentare, vede nascere un intenso dibattito sull’utilizzo ottimale di questa tipologia di habitat cittadini. Vengono calpestati, tra l’altro, i bisogni degli abitanti che si vedono privati dell’uso di uno spazio, che da più di mezzo secolo è motivo di amorosa cura e attenzione, per renderlo idoneo all’incontro, al tempo libero e al gioco e alla produzione di ossigeno appena sufficiente per sopravvivere all’attacco di anidride solforosa e carbonio che assediano le nostre case e minacciano i polmoni e la nostra stessa vita.
La risposta alle nostre domande diventa scontata se si guarda al modo in cui la città gestisce il verde urbano. Il massacro delle alberature e delle scarpate, l’incuria delle aree verdi, lo scempio della fascia ripariale cittadina del Basento, sono sotto gli occhi di tutti. Nello spirito che ci anima, ci rivolgiamo direttamente a quanti ricoprono incarichi politici e istituzionali, perché abbandonino una logica miope e distorta nei confronti dell’ambiente urbano e dei suoi abitanti. Possono, in questo particolare momento, lasciare una testimonianza di generosa responsabilità, per non essere ricordati per l’incapacità di intervenire quando era urgente e necessario farlo. Siamo tuttavia coscienti che l’azione politica richiede anche la partecipazione di tutti per superare gli ostacoli, che vanno dalla negazione del problema, all’indifferenza, a una rassegnazione comoda. Articolare una vera cittadinanza ecologica è indispensabile per esercitare una sana pressione su quanti detengono il potere politico, economico e sociale, attraverso un dialogo sincero ed onesto, senza preclusioni e ripercussioni. A tal fine, se vogliamo uscire dalla spirale di distruzione in cui stiamo precipitando, vanno rivendicati strumenti di governance, da sempre ignorati, come il bilancio arboreo, gli eco-bilanci, i bilanci sociali, e quelli partecipativi. Molto più chiari rispetto al tradizionale bilancio contabile, rendono maggiormente efficace la comunicazione e più trasparenti le decisioni, evitando quelle aree oscure in cui si annida la corruzione e il clientelismo. Il cambiamento richiede spazi sociali, come i forum partecipativi di “Agenda 21” locale, scaturiti dal Summit della Terra, tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992; strumenti partecipativi capaci di costruire inclusione, accoglienza e dialogo. Fattori, questi, indispensabili per un umanesimo contributivo. Semi di speranza per dare avvio a un’era collaborativa, distribuita e aperta, in grado di operare una radicale riorganizzazione delle relazioni umane e farci prendere coscienza di essere parte di una famiglia più grande, che abbraccia l’intera biosfera.
È difficile? Certamente, se si considera l’attuale contesto culturale, ma ci confortano le parole di Oscar Wilde: …il porto dell’utopia è l’unico dove l’umanità sempre attracca, partendo in seguito per una terra ancora migliore…Il progresso è la realizzazione dell’utopia. Albano Garramone, referente della Comunità Laudato Sì Potenza