L’atto eroico del ministro Calderoli

29 agosto 2023 | 13:48
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L’atto eroico del ministro Calderoli
Roberto Calderoli

Perché mai la mafia dovrebbe avere a cuore le sorti di questo Paese, visto che sull’operato destabilizzante del DDL Spaccaitalia se ne catafottono sia al Colle sia ‘Los Patriotas’ di ‘Io sono Giorgia’?

Un atto eroico, di questo ha bisogno il Paese! E a colmare la vistosa lacuna ci ha pensato il ministro Calderoli,  destinatario di un pizzino intimidatorio che dice: “Roberto Calderoli, se non la smetti di attuare la politica di genocidio nei confronti del Sud Italia, con la nostra potenza di fuoco noi vi uccideremo. Siamo la Mafia non ci costa niente uccidervi”. Ma, come disse Totò in ‘Guardie e Ladri’, l’eroico ministro non si ‘intimida’ e va avanti fino a quando non avrà “realizzato l’autonomia regionale”.

Ovviamente le forze politiche di tutto l’arco parlamentare hanno espresso la loro solidarietà e ‘Io sono Giorgia’ ha condannato il gesto “ignobile”. E poi articoli e articoletti con titoloni tipo quello de Il Giornale ‘Calderoli, la mafia e il malaffare’, con un articolato che spiega un luogo comune dopo l’altro i motivi per cui la mafia sarebbe contraria al ‘mirabile’ progetto di Calderoli.

Detto ciò, pur essendo contrario allo ‘spaccaitalia’ di Calderoli, mi assocerei anche io, nel mio piccolo, al coretto della solidarietà ma prima vorrei avere un piccolo bollo tondo, o quadrato o rettangolare che sia, di uno dei tanti enti che si occupano di mafia, per esempio la DIA, che certifichi che si tratti proprio di un pizzino mafioso perché se così è la solidarietà non basta ma occorre scendere in piazza e difendere la libertà di azione di un ministro,  oltre al corredo di commissioni parlamentari di inchiesta e messa cantando.

Ma, permettetemi, è vero che non ci sono più le mezze stagioni e che anche la mafia non è più quella di una volta ma quel ‘siamo la Mafia’ mi suona un poco come ‘I fratelli Capone, che siamo noi’, sempre per ricordare il mitico Totò. E poi, che diamine! neanche una testa di cavallo mozza, giusto per sottolineare la serietà dell’offerta? Anche perché la mafia per sottolineare ‘la potenza di fuoco’ fino a qualche anno fa, (1993 ricordate?) piazzava autobombe sotto le chiese. Solo che il messaggio era più criptico sia sui destinatari sia sulle intenzioni di quello inviato a Calderoli, tanto chi doveva capire capiva.

E poi perché mai, a parte le sottili argomentazioni di Carlo Lottieri sul Giornale, la mafia dovrebbe avere a cuore le sorti di questo Paese, visto che sull’operato destabilizzante del DDL Calderoli, altrimenti detto Spaccaitalia, se ne catafottono sia al Colle sia ‘Los Patriotas’ di ‘Io sono Giorgia’?

A me pare che questo Paese, sempre disunito ma mai serio, stia toccando il fondo, anzi l’abisso visto che non teme più neanche il ridicolo. Ridicolo di cui il redivivo interprete Calderoli dello Zanni, maschera popolare bergamasca antesignana di Brighella e Arlecchino, è maestro. Dal suo matrimonio con rito celtico, al rito dell’ampolla celebrato con Bossi che teneva in braccio ‘il Trota’, fino all’allegra brigata che sul pratone di Pontida si cimentava nelle Olimpiadi Padane a suon di cazzotti in faccia ritmati da ‘Ammazza un terrone risparmia un milione’ o ‘Forza Etna’. Per non parlare di goliardate come l’assalto con il Tank a San Marco e il canale d’Africa disegnato tra Roma e Firenze dove i coccodrilli mangiavano i terroni.

Per gli afflitti da memoria corta ricordo che il Trota era il figlio del fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, che venne eletto al Consiglio Regionale lombardo per poi dimettersi, coinvolto nello scandalo per appropriazione indebita di fondi provenienti dal finanziamento pubblico ai partiti. Il nomignolo gli fu affibbiato dal padre rispondendo a chi gli chiedeva chi fosse il suo delfino.

Insomma questo è il brodo di coltura in cui nasce l’Autonomia Differenziata, e Calderoli è sempre lo stesso. Quello che disse che la sua legge elettorale era una porcata, da cui il nome Porcellum, e che bruciò in piazza montagne di carte che rappresentavano le leggi da lui cancellate e che nessuno saprà mai quali furono. D’altronde all’epoca la Lega Nord era usa a fare barbecue pubblici in cui invece delle salamelle si bruciava il tricolore.

Eppure c’è questa notizia, rimbalzata su tutti i media, di un pizzino mandato dalla mafia a un ministro della Repubblica. Io, da semplice cittadino, pretendo che lo Stato eserciti i suoi poteri di indagine e che si faccia luce sugli autori di questo pizzino.

Non dovrebbe essere difficile, visto che nel corso dell’ultimo anno molto probabilmente in Italia è stato venduto un solo francobollo, e almeno dovrebbe essere individuata la provenienza della lettera denunciata da Calderoli.

Se la mafia minaccia un ministro deve essere accertato, come deve essere accertato se invece il pizzino proviene da qualche mentecatto in vena di burle perché noi, popolo bue, dobbiamo sapere se si tratta di mafia o propaganda e abuso della credulità popolare.

In ogni caso questo è il Paese. Non chiediamoci poi perché siamo in queste condizioni e perché i giovani di talento da tempo hanno deciso di emigrare verso altri lidi.